27 set 2019 – La Francescana ha dimostrato di essere un meccanismo perfetto anche a dispetto del diluvio che ha accolto i ciclisti la domenica mattina. Un dispetto meteo che, a ben guardare, si è trasformato in un complimento agli organizzatori che hanno dimostrato la maturità di una manifestazione che, alla quinta edizione, mostra i numeri di un’esperienza anche maggiore.
La Francescana è una ciclostorica che diventa molto di più. È un evento che coinvolge tutta Foligno e poi i paesi dei dintorni. A spasso per l’Umbria più bella non ci sono solo i ciclisti, c’è un evento che coinvolge tutti in quel sabato del villaggio nel centro di Foligno.
Ecco, la fortuna della Francescana potrebbe cominciare da qui. Oppure dagli organizzatori, ormai esperti nel preparare eventi e percorsi da dare sicurezza anche in caso di pioggia.
E pensare che qualcuno aveva dubitato pure sull’opportunità di farla, la domenica mattina, con la sveglia sul diluvio. Peccato per chi ha deciso di non partire ascoltando qualche Cassandra di troppo.
Invece gli organizzatori, con i dovuti scongiuri, avevano già previsto le difficoltà. Le strade erano praticabili (c’è chi è addetto proprio a questo), i ristori, dove possibile, sono stati messi al coperto per dare conforto a chi arrivava infreddolito. E invece ci si è messa pure la fortuna che a un certo punto ha aperto l’ombrello in una giornata su cui ormai non si scommetteva più.
In bici
Non solo domenica
La Francescana è iniziata di sabato, anzi di venerdì.
È cominciata quando le bancarelle del mercatino eroico hanno popolato Piazza della Repubblica, nel centro di Foligno, è proseguita con la cittadina in festa il sabato mattina ed è esplosa nel pomeriggio di vigilia, quando sul palco sono saliti i Triplettes e Marco Pastonesi a raccontare e dare il ritmo a racconti di ciclismo, musica e biciclette. Alla fine era coinvolto anche chi si trovava a passare per caso. Chi si fermava un attimo lì davanti iniziava a battere il tempo col piede.
Era un contagio.
Non è una sorpresa. Alla quinta edizione l’evento umbro è giunto a una maturità completa. Se volete sapere il senso delle ciclostoriche dovete passare di qui prima o poi (oltre che all’Eroica, ovviamente). Quel che superficialmente può apparire una “mascherata” o, al più, una cosa per nostalgici, qui diventa racconto e passione di tornare a pedalare sulla bicicletta dei capelli ancora scuri, o su quella del nonno (e della nonna). Pagine di storia da sfogliare nelle parole dei libri di cui si è parlato oppure nelle fotografie dell’esposizione promossa da Campagnolo e che unisce la Francescana all’Eroica in un racconto storico fatto di immagini e componenti pregiati di un’evoluzione favolosa. Non a caso Campagnolo è diventata sponsor di questa manifestazione dopo essere entrato nel settore supportando l’Eroica.
I Ristori
La domenica
Sono partiti, alla spicciolata o tutti insieme. I “francescani” non avevano il saio ma mantelline e “impermeabilini” più o meno moderni. Contro la pioggia vale tutto per resistere, almeno un po’, all’umidità.
Qualcuno è partito con l’ombrello e non solo per fare scena. Lo abbiamo visto, ancora così, sul percorso, un po’ una mano e un po’ l’altra ad alternare il sostegno al parapioggia.
Altri si sono messi a testa bassa e pedalare, così ci si scalda per bene, e si medita sul ciclismo che fu, quando alla pioggia si dovere rispondere giocandosi corse e fatica.
I ristori, per i ciclisti, sono diventati anche l’occasione per un atto d’amore verso la loro bicicletta. A sentirli passare così, con il rumore del fango incastrato sul telaio a strusciare sulla gomma veniva quasi male. Le vecchie signore anni ’50 o primo Novecento sono pure fatte per le strade sterrate. Paradossalmente erano le giovani ragazze, le biciclette degli anni ’70 a soffrire la massa di fango che in qualche tratto di sterrato rimaneva attaccata più che mai.
Bici in spalla, c’è chi è andato a piedi in perfetto stile da ciclocross nei tratti più difficili.
Pois
Gonne larghe e tanti pallini. Pare ci sia stato un tam tam nei giorni precedenti a La Francescana. Ragazze e signore a servire i ciclisti erano tutte in stile perfetto. Colori, sorrisi e prosperità tra una cucchiaiata di legumi e un panino con la porchetta. E poi formaggio, olio, crostate, brioche (per il ristoro più mattutino). Anche pane e Nutella per combattere freddo e salite. E poi vino per chi voleva. Ma senza esagerare, altrimenti si rischiava di vedere a pois anche il resto del mondo.
I volti
La differenza
Cosa fa della Francescana un evento così speciale?
La partecipazione del territorio. Un risultato perfetto, il senso del ciclismo antico e di quello moderno (tutte le gare ciclistiche, in fondo, hanno anche questo fine).
Quando un evento di questo tipo riesce a coinvolgere le aziende del territorio, i comuni e la passione di chi si vede arrivare i ciclisti in paese, si può dire che abbia fatto centro. Un lavoro tanto difficile da organizzare quanto semplice appare all’esterno, per chi partecipa. Dove si vede scorrere tutto con naturalezza e incastro predefinito, come un fiume con il letto già tracciato.
Gli eventi
Nel susseguirsi di momenti diversi si è passati dalla cultura, alle immagini, fino alle biciclette dell’esposizione Bianchi e poi alla cena dei partecipanti che diventa sempre più grande ed è un altro momento per assaggiare specialità locali.
Eventi principali e di contorno in un contesto culturale già importante. La Francescana arriva nella settimana che segue la Quintana, in un crescendo di spettacoli e con già idee nuove per le prossime edizioni.
Che numeri!
Dei settecento iscritti, gli organizzatori avevano dichiarato partiti poco più della metà. Alla fine, a conti fatti, a infilare i piedi nelle gabbiette dei pedali d’epoca sono stati più di 400. Forse è la prima volta che un organizzatore dichiara meno del reale. Gliene diamo merito, ma vale la pena cogliere anche un obiettivo differente rispetto ad altre manifestazioni: non i numeri, ma la qualità.
I numeri, poi, tendono costantemente a crescere. Chi viene qui vuole tornarci a tutti i costi e sparge la voce. L’incremento di quest’anno è dovuto soprattutto a questo che non a far parte di circuiti che a volte appaiono troppo improvvisati e raffazzonati.
D’altronde, quando si punta sulla qualità e si riesce a far funzionare tutto nel modo migliore, i numeri sono conseguenza logica. Il riconoscimento dei partecipanti, come di chi supporta economicamente l’evento, sono la dimostrazione migliore.
Quand’è la prossima?
Guido P. Rubino