27 set 2017 – Si può puntare il dito a caso, in Italia, e scovare un’eccellenza del territorio e in Umbria c’è di che esaltarsi. Tanto più se si fa nascere un evento pregiato come La Francescana, una ciclostorica alla corte di Frate Francesco, ripercorrendone i passi.
La formula è quella giusta: strade bianche, territorio, sapori e gusto della riscoperta di un pedalare lento al ritmo della propria fatica. C’è chi lo interpreta come sfida a se stesso, chi come passeggiata, chi si ferma a chiacchierare appena può, magari con la scusa di rubare l’uva da un filare, chi ha il carrellino con la figlia dietro che si diverte e si appassiona.
Foligno al centro di due giorni con tantissima gente, partenza e arrivo in piazza della Repubblica in una cittadina incuriosita già dal giorno prima con tanti eventi a fare da contesto al “sabato del villaggio” di signorine eleganti e vecchie dame d’acciaio ammirate ancora di più nella sfilata dedicata alle Bianchi della storia del ciclismo.
Eccellenze italiane e racconti, come il libro di Giacomo Pellizzari sulla geografia del Giro d’Italia spiegato dall’autore al sabato prima di tornare in piazza a sfamarsi di crescia e birra. Il barbiere fa il suo lavoro e il mercatino vintage attira ciclisti e signore dabbene. Un mondo da scoprire in una folla eterogenea e incuriosita. Respira profondo, chiudi gli occhi e il tempo si ferma un po’ e si riavvolge.
Alla domenica, non troppo presto, i ciclisti sciamano via sui due percorsi di 35 e 75 chilometri di salite dolci senza cattiverie. Aria frizzante da pedalare un po’ più forte del previsto per scaldarsi prima di arrivare al primo ristoro a Trevi, nella splendida Villa Fabri accolti dal sindaco e dai costumi del luogo
Tanti i ristori e tutti ben organizzati, ma non sono troppi? «No, anzi – ci risponde Giada Bollati, tra gli organizzatori dell’evento – il senso di una ciclostorica è proprio questo e noi facciamo assaggiare a tutti i sapori del luogo». I banchetti sono pieni di prelibatezze, passando per la cantina Arnaldo Caprai fino al Carapace di Arnaldo Pomodoro nella tenuta di Castelbuono nella cantina Lunelli e poi nella bella piazza di Spello, altra perla di un’Umbria meno conosciuta.
Un successo annunciato merito di una bella organizzazione dove ognuno ha il suo compito. Chi si occupa del percorso, chi dei ristori e così via. Cicli Clementi che dà il supporto tecnico (qualcuno anche in mtb, attrezzato per riparare le bici). Federazione Ciclistica Italiana (che vuole pure il responsabile per l’antidoping, forse nel dubbio che qualcuno esageri col rosso ai ristori) e Giro d’Italia d’Epoca a dar benedizione.
Biciclette sparse su un prato mentre c’è un vino di cantina da degustare con calma. Una risata e una battuta con baffi e pizzetto prima di riprendere la via silenziosa, Assisi sullo sfondo.
Ancora sulle strade di Francesco, un attimo in silenzio dove predicò agli uccelli, pare di coglierne le parole affianco a quell’albero che ricorda quello ripreso da Giotto. C’è strada da fare e le bici d’epoca ripercorrono il tempo tornando al primo Novecento e quasi ai giorni nostri. Purché sia acciaio quello dei telai.
Quest’anno sono stati 350 i ciclisti in maglia di lana e pizzichi che hanno fatto tintinnare la catena sugli sterrati silenziosi, erano 300 l’anno scorso, alla seconda edizione. Segnale di un lavoro fatto bene e meticoloso, attento nei dettagli con lo sguardo già all’anno prossimo. C’è chi manda un bacio e chi regala un fiore. Qualcuno già si prenota per due ore e più (di bici). Qui la bellezza non è un bene effimero e le parole d’autore si confondono mentre il treno porta via a riguardare luoghi da un finestrino da cui appaiono già diversi.
Chi l’ha detto che le ciclostoriche nascano tutte figlie dell’Eroica? Alcune rilanciano e ci sanno fare, passione e professionalità. Un applauso e un inchino. Un sospiro lungo che c’è da fare un viaggio. Quello della Francescana è appena iniziato e guarda lontano.
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Guido P. Rubino