Il ciclismo, spesso, è vittima delle mode. Esce un campione che utilizza un certo componente in una data misura e si va appresso all’idea che quella sia la cosa migliore senza porsi criticamente dinanzi al problema. È un po’ quel che è successo con le gomme specialmente in Italia.
>>> Diametro di gomme e cerchi
Fino a qualche anno fa, infatti, i corridori (i professionisti in testa e i cicloamatori subito a ruota – è il caso di dirlo) andavano alla ricerca della gomma più sottile convinti com’erano della migliore scorrevolezza di un tale modello. Lentamente però ci si è resi conto che la differenza di superficie di appoggio non dava un’influenza significativa sulla prestazione, anzi, questo valore poteva variare anche da un battistrada all’altro a seconda della forma ma pure della cedevolezza e della elasticità della copertura.
>>> Studio: le gomme più larghe scorrono di più
Una gomma da 19 (o da 20 per i copertoncini) ha dalla sua la leggerezza (è minore il materiale impiegato per la sua realizzazione) ma tende a forarsi più facilmente proprio perché si può pizzicare. Inoltre, proprio per evitare questo inconveniente deve essere gonfiata a pressioni maggiori e richiede quindi una struttura più elaborata per garantire la stessa resa meccanica.
Molto più pratiche risultano invece le gomme di maggiore sezione. Lo standard degli ultimi anni, la misura da 23 millimetri, ora è sempre più spesso soppiantato dalle gomme da 25 o addirittura da 28.
Gomme di questo tipo sono in grado di assorbire meglio le vibrazioni e non necessitano di pressioni di gonfiaggio al limite della tenuta.
La scorrevolezza, poi, non dipende dalla dimensione della gomma ma dall’impronta che questa lascia a terra. Conta di più quindi la forma della gomma e la mescola utilizzata. Nei modelli più pregiati vengono anche utilizzate mescole differenziate tra la parte centrale e le zone laterali per avere scorrevolezza ma anche tenuta in curva.