21 ott 2020 – In questa settimana arrivano al pettine i nodi del Giro d’Italia corso a ottobre. Le paure dette da mesi e ripetute, come una litania, in queste settimane, si risolvono qui: farà freddo? E la neve?
Tante incognite che possono fare la differenza, ma sopratutto situazioni che possono cambiare profondamente il volto della corsa a tappe. Per quanto riguarda la neve, purtroppo, non si può fare troppo se non sperare che se dovesse venire giù, non sarà troppa. Da giorni, ormai, squadre di spazzaneve e uomini della Protezione Civile sono pronti a fare un miracolo per lasciare la strada praticabile ai corridori. Ma gli elementi della natura sono incontrollabili.
Il freddo invece può, e deve, essere combattuto. La tecnologia ciclistica ci ha dato, sempre di più, soluzioni per pedalare nell’inverno più rigido. In questi giorni, tra i fantasmi rievocati, c’è stata anche quella tappa del Gavia del Giro d’Italia 1988, quando i corridori arrivarono al traguardo intirizziti, con principio di congelamento. Quella tappa fu drammatica per molti atleti, chi partecipò a quel Giro non la dimenticherà più e le difficoltà erano di ogni tipo, anche a stare in equilibrio (cadevano pure le moto per la strada innevata).
Però, proprio in quella tappa, furono – paradossalmente – propri i velocisti ad avere la meglio. Non interessandosi della classifica e tanto meno della vittoria di tappa, il gruppo dei velocisti se la presa con più tranquillità e, una volta, arrivati in cima al Gavia, si fermarono a cambiarsi con indumenti pesanti, invernali. Sì, perché le difficoltà di quella frazione, si esplicarono soprattutto in discesa, dove divvennero drammatiche. In salita i corridori, seppure al freddo, erano comunque scaldati dallo sforzo fisico. In discesa velocità e temperature rigide crearono un grave problema.
E ancora: ricordate il Giro d’Italia vinto da Vincenzo Nibali dopo aver scalzato Steven Kruijswijk dopo quella caduta in discesa addosso a un costone di neve? L’Italiano aveva indossato la mantellina prima della discesa, mentre Kruijswijk era rimasto a maniche corte e il freddo, ben presto, gli rese impossibile guidare adeguatamente la bicicletta portandolo a compiere una grave errore. Per chi volesse rivedere quell’episodio, lo raccontammo qui.
Ecco: le discese saranno le difficoltà maggiori di questi giorni. L’inversione termica, poi, potrebbe accentuare il problema quando, in cima alle salite, la temperatura potrebbe essere più elevate che nelle valli già in ombra. Capita in autunno e i corridori potrebbero trovarsi una trappola che rischia di stravolgerne le prestazioni.
La discesa dello Stelvio, ad esempio, parte da 2.758 metri di altitudine e ci vorrà mezz’ora, circa, prima di terminare.
Però se le cose furono affrontate, in qualche modo riuscendo a difendersi, dai velocisti di quel 1988, tanto più si potrà fare oggi a trentadue anni di distanza con la tecnologia che intanto si è continuata a evolvere.
Oggi, tanto per fare un esempio, ai ciclisti non è più richiesto di indossare tanti indumenti per proteggersi dal freddo: bastano quelli giusti senza “gonfiarsi” di strati che rendono anche poco agevoli i movimenti.
Soluzioni di emergenza ci sono anche per evitare il congelamento delle estremità. Certo, la prima è mantenere caldo il busto, ma sappiamo bene come spesso, quando freddo e vento superano un certo livello, questo diventi difficile se non impossibile.
I corridori conoscono bene le soluzioni e spesso utilizzano abbigliamento senza marchi se un prodotto è al di fuori della fornitura ufficiale del team. È stato così, ad esempio, per la maglia Gabba di Castelli che molte volte abbiamo visto indossare, in perfetto nero senza marchi, per proteggersi dal freddo (maglia che avevamo raccontato in questo articolo)
I corridori potrebbero allora utilizzare anche prodotti riscaldanti. Ci sono gel chimici da spalmare sui guanti che, a contatto con l’aria, generano calore. O addirittura guanti dotati di sistema di riscaldamento a batteria.
Certamente sin dalla partenza le squadre si saranno attrezzate in questo modo grazie ai loro fornitori tecnici. Per ammiraglie, masasggiatori e personale dei team ci sarà moltissimo da fare. Di certo assisteremo a momenti spettacolari.
Anche le mani al caldo in inverno. Ecco i guanti riscaldati a batteria
Redazione Cyclinside