di Guido P. Rubino
30 mag 2021 – Se si fosse fatta una votazione, per scegliere un vincitore meritevole di tappa, probabilmente avrebbero votato tutti quanti per Damiano Caruso, compresi i ciclisti avversari, compresi i tifosi di altri corridori, i direttori sportivi.
Damiano Caruso è una storia che si riassume tutta nel suo “dopo traguardo”. Un po’ incredulo quasi smarrito, mica abituato a dominare una tappa di salita come la penultima del Giro d’italia, da secondo in Classifica Generale, non certo per libertà di giornata per lontananza dai primi.
Roba da campioni, insomma, quelli che Caruso è sempre stato abituato ad aiutare, da gregario, aiutandoli in salita, spingendoli, tirandoli, lasciandogli il suo tempo, oppure tutta la bicicletta, una ruota…
Ecco, si è chiuso un cerchio. In una corsa che applaude in campioni, Damiano Caruso ha fatto una rivoluzione totale. Sembrava finito lì quasi per caso, in alta classifica, sembrava dovesse sparire da un momento all’altro e invece ha tenuto ed è cresciuto, diremmo di testa, ma quella la aveva già. Caruso ha sempre saputo come correre da campione per intelligenza ed esperienza dei corridori cui è stato vicino.
Alla fine di maggio molti ragazzi di scuola si preparano agli esami. Damiano Caruso si presenta già laureato.