È vero: le tappe dedicate ai velocisti in genere sono piuttosto noiose, un lungo trasferimento e poi l’adrenalina degli ultimi metri. Se, però, si conosce un po’ come funziona la tattica, magari si riescono a capire meglio anche quei momenti all’apparenza noiosi dove, comunque, qualcosa accade. Per questo Tour de France, c’è da dire, questo discorso vale un po’ meno visto che anche nelle tappe all’apparenza tranquille finisce per succedere qualcosa che anima la corsa anche prima degli ultimi chilometri. Ma sapere come funziona la volata può aiutare a capire tante cose e a vedere i movimenti delle squadra anche in momenti all’apparenza tranquilli.
Nelle tappe che finiscono in volata il gruppo, in genere, lascia andare una fuga, tenendola sotto controllo e lasciando un margine che possa essere recuperato senza troppo sforzo negli ultimi dieci chilometri. A quel punto si mettono in moto i “treni” dei velocisti: i compagni di squadra di chi avrà la responsabilità della volata per tenere gli sprinter al coperto e portarli in posizione favorevole in volata. È un lavoro di tattica e colpo d’occhio. Se si rimane al vento troppo presto la volata è persa, così come se si esce troppo tardi dalla ruota degli avversari.
Negli ultimi anni, c’è da dire, le tattiche sono cambiate perché anche le squadre sono diverse. Una volta c’era una squadra, due al massimo, in grado di fare un treno degno di questo nome, lasciando tutti gli altri dietro e con l’impossibilità di affiancarsi. Oggi capita (è successo a questo Tour) di vedere anche 4-5 squadre a fare il treno. La sede stradale tutta presa e nessuno in grado di prevalere nettamente sugli altri. I velocisti allora devono essere ancora più scaltri. Sfruttare il lavoro dei propri compagni ma, all’occorrenza, riuscire ad infilarsi in quello degli altri.
E allora, per capirci meglio, cogliamo l’occasione di un video davvero ben fatto da Eurosport, che spiega perfettamente come funziona la tattica all’ultimo chilometro dei velocisti. Quello preso ad esempio è uno degli sprint vincenti di Kittel al Giro d’Italia.
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