22 nov 2020 – Giacobazzi aveva messo il suo nome non solo nel ciclismo, ma quando arrivò Marco Pantani le cose cambiarono, c’era un campione vero che poteva vincere di tutto. Ecco com’è andata.
Giacobazzi, una storia
È una storia di persone vere, sanguigne, innamorate della loro terra e dello sport, in cui hanno sempre creduto. È nata così, la Giacobazzi, fondata nel 1958 a Nonantola (Modena). Ha sempre collaborato e sponsorizzato varie discipline nel mondo sportivo, rimane famosa la telefonata ricevuta alla fine del 77 da Enzo Ferrari al sig. Antonio Giacobazzi nella quale si chiedeva di sponsorizzare uno sconosciuto pilota canadese, si chiamava Gilles Villeneuve.
Tra la famiglia Villeneuve e Giacobazzi nacque una sincera amicizia. Ma non fu l’unica collaborazione altro fiore all’occhiello sono la medaglia d’oro olimpica di Claudio Vandelli del 1984.
Nel motociclismo, Walter Villa portò il nome Giacobazzi in giro per i circuiti mondiali vincendo quattro volte il campionato del mondo tra il 1974 ed il 1976.
Nella pallavolo in accoppiata al marchio storico della Panini, ed infine del calcio, con partecipazioni nel Modena F.C e Dante Canè nel pugilato. Nel ciclismo la figura di Marco Pantani è quella che resta come un fiore all’occhiello nella storia sportiva aziendale.
L’arrivo di Pantani
Da allievo il Direttore Sportivo di Marco Pantani era stato Savini ma da dilettante fu seguito Giuseppe Roncucci detto Pino che sarà per Marco il personaggio più importante della sua vita a livello ciclistico. Il ciclismo diventò un lavoro per Marco, iniziò ad allenarsi d’inverno. Cambiarono gli avversari e i percorsi ma non cambiarono le sue sensazioni in salita. Ogni volta che cambiava squadra cercava sempre il team migliore, il G.S. Lambrusco Giacobazzi in quegli anni era una squadra fortissima e vinceva in tutta Italia.
Quando Pino andò a parlare a Cesenatico con il giovane junior gli chiese perché volesse venire alla Giacobazzi e la risposta fu perentoria: «Voglio venire perché la squadra è forte e io voglio vincere il Giro d’Italia».
«Ma come? – disse Pino – Vuoi vincere il Giro d’ Italia appena passato nei dilettanti?»
«Io voglio vincere il giro» ribadì quel coridore poco più che ragazzino.
Per Marco Pantani non esistevano mezze misure e mantenne le sue promesse. Corse con la maglia del G.S. Giacobazzi dal 1990 al 1992, raccogliendo in tre anni, ed in bella successione un terzo, un secondo ed un primo posto al Giro d’Italia per dilettanti e diventando professionista a stagione non ancora terminata.
Nella stagione 1990 il terzo posto arrivò dopo una buona dose di sfortuna, ci si sarebbe dovuto abituare. Il podio era un ottimo risultato ma non rispecchiava le ambizioni del giovane campione. Allora chiese a Pino di poter disporre per la stagione 1991 di una squadra dedicata a lui. Ma in quegli anni il Giro d’Italia dilettanti era composto da una selezione regionale e non dalla squadra di appartenenza. Il selezionatore era Orlando Maini che cercò di metterlo nelle giuste condizioni per fare il massimo, ma nella tappa di Senigallia, tutta in pianura, la squadra si fece sorprendere accumulando un ritardo di quattro minuti, addio vittoria finale.
La stagione 1991 fu importantissima in quanto elevò Marco al rango di corridore di assoluto valore. Arrivò secondo assoluto al Giro D’Italia alle spalle di Francesco Casagrande. Quel piazzamento gli valse anche la prima maglia azzurra. E si tolse, anche lì, più di una soddisfazione.
Nella cronoscalata della Futa finì secondo assoluto facendo tremare Gianni Bugno iridato tra i professionisti.
Boifava e la Carrera
Singolare fu l’incontro tra il giovanissimo Pantani e Davide Boifava, Direttore Sportivo della Carrera-Tassoni a fine 1991. La Carrera era la squadra più forte del mondo in quel momento, con Chiappucci e non solo vincevano tutto quello che poteva vincere. Fece un contratto anche discreto, quando gli chiesero se fosse soddisfatto del contratto rispose: «Del contratto sono soddisfatto, ma non ci sono i premi se vinco il Giro d’italia, il Tour, la tappa?» Lo guardarono allibiti, poi Boifava mandò la segretaria a prendere un foglio bianco e butto giù una serie di premi se avesse vinto il Tour, la tappa, il Giro.
Alla fine quando si salutarono gli dissero: Marco hai fatto un affare e lui rispose: “L’affare l’ha fatto lei perchè io vengo per vincere”.
Era così Marco Pantani, carattere e caparbietà e stava investendo la sua vita nella bicicletta.
Parlando con Giuseppe Ronducci ci si rende conto dell’amore immenso che nutre per il Pirata, quasi come fosse un secondo padre. La stanza nella quale ci ha accolti è ricca di ricordi e lui ha una memoria di ferro: ricorda tutto ogni minimo particolare. Negli scaffali sono raccolte per annate tutte le imprese del pirata. Ha conservato i percorsi delle tappe, tantissime fotografie, cartoline del pirata, tutto sistemato con ordine.
Quella bicicletta di Marco Pantani
Parlando della bicicletta utilizzata dal Panta nella stagione 1991, Pino racconta che durante una gara molto impegnativa a Meldola (FC) verso fine agosto, nella quale era in testa al penultimo giro, si ruppe il telaio e Pino in tutta fretta recuperò la bicicletta di un altro ciclista del Team Giacobazzi che si era ritirato. Ma che era troppo piccola.
Pantani vinse, nonostante tutto, con un distacco di circa un minuto e mezzo. Questa vittoria ebbe un sapore particolare, sia perché avvenne in maniera rocambolesca sia perché dimostrò che non era forte solo nelle gare a tappe ma anche quelle di un giorno. Per riuscire in questa impresa Pino aveva mandato in ritiro tutta la squadra i primi di agosto a Pieve Pelago. Sapeva come prenderlo, senza imporgli nulla ma condividendo con lui gare e strategie e Marco puntualmente lo ripagava.
La Giacobazzi era una squadra speciale. Mentre le altre erano composte da circa 20 – 25 ciclisti la Giacobazzi ne aveva 8 – 10 e normalmente arrivavano nel team senza avere tante vittorie, ma così facendo si formava un gruppo compatto che aveva un leader: Marco Pantani.
Nel biennio ’90 e ’91 le biciclette del team Giacobazzi composto da 10 dilettanti di prima categoria erano fornite dall’azienda Cicli Dosi Walter di Imola. Walter Dosi ex ciclista, classe 1954, corridore nella categoria dilettanti fino al 1975 è stato meccanico e saldatore per diversi team. Dopo essersi messo in mostra nella prima stagione tra i dilettanti, Walter capì le potenzialità di quel giovane ciclista che lo andava a trovare settimanalmente presso la sua bottega per farsi sistemare e alleggerire la bici.
La bici rinata e ritrovata
Quella bicicletta della stagione 91 era stata realizzata su misura per Pantanii, in un unico esemplare di colore bianco perlato con particolari rosa sulla forcella anteriore e alla serie sterzo, leggerissima e innovativa per l’epoca. Quando Pantani ruppe il tubo orizzontale che era forato in due punti per consentire il passaggio cavo freno posteriore a Rocca delle Camminate venne sostituito posizionando il passaggio cavo freno all’esterno del telaio esattamente come si presenta adesso.
Riverniciarono la bici in livrea rosa come la bici cronometro Dosi fatta sempre per Marco. Nel negozio Dosi ancora oggi è presente una gigantografia di questa bicicletta. Walter sul retro della foto che lo ritrae con la bicicletta ha fatto una dedica speciale “Una bici unica realizzata del 1991 per un campione unico, Marco Pantani”. Pino ricorda Walter come una persona precisa e perfezionista e non è cambiato di una virgola.
Nel ’92 pur rimanendo alla Giacobazzi ma avendo già firmato il contratto con il nuovo team utilizzerà una bici Carrera.
Alla fine della stagione, come era consuetudine fare in quegli anni, venne ceduta e divenne di proprietà del sig. Adriano di Imola che la custodì gelosamente fino al 2020.
Dopo la vittoria del 1992 del Giro d’Italia di Marco chiuse il team, in quanto a detta del Presidente, non c’era più nulla da vincere.
Sergio Biunno
Quella bicicletta è stata ritrovata di recente dall’autore dell’articolo che ci racconta così la scoperta:
«Ne parlai con il sig. Dosi, persona splendida, che ancora oggi collabora con i team giovanili, come la ciclistica Fabbi Santerno di Imola dove tanti giovani ciclisti sognano di diventare dei Campioni che ricordava perfettamente la storia della bici e del perché fosse completamente di colore rosa. Aveva conservato gelosamente la scheda riguardante le geometrie della bici e il numero di telaio.
«Ebbi la conferma che era, senza ombra di dubbio, la bici di Marco Pantani realizzata in un unico esemplare e che consentì al giovane campione di mettersi in mostra, di avere la prima convocazione in Nazionale e di firmare il primo contratto importante della sua brillante carriera.
Note tecniche
- Telaio Dosi n° 91DW520 in acciaio Columbus EL (extra Light) detto “Leggerino” saldature con metodo tig, realizzata su specifica richiesta e su misura personalizzata a Marco Pantani. Unico esemplare esistente costruita da Walter Dosi di Imola.
- Misura orizzontale centro/centro cm 53,5; verticale centro/centro cm 52,5. Forcellini Columbus.
- Forcella parzialmente cromata con pantografie “Dosi”.
- Telaio pantografato “Dosi”.
- Cambio al telaio indicizzato a 2 x 8 rapporti.
- Gruppo Shimano Dura Ace 7400 prodotto dal 1990
- Pipa pantografata Dosi,
- Sella Flite prodotta da Selle Italia.