24 ago 2018 – Correreste con un sasso tagliente appoggiato sulla schiena? E con un coltello affilato nella stessa posizione?
Ecco, si potrebbe riassumere così la situazione sollevata dal medico Besnati e dal tecnico Martinelli. Spunto ripreso e sottolineato da Gianni Bugno, presidente dell’Assiciazione Corridori Ciclisti Professionisti e anche da Maurizio Fondriest. Ex corridori con un’esperienza da spendere.
La questione parte dalle radioline utilizzate dai corridori professionisti nella maggior parte delle gare del calendario internazionale. Sono le famose (e a volte famigerate, a detta di qualcuno) radioline che permetto ai corridori di essere in contatto in tempo reale con l’ammiraglia o con gli altri compagni di squadra. I corridori le fissano direttamente sulla schiena, alle bretelle dei pantaloncini e quindi sotto la maglia. Da qui esce il cavo con microfono e auricolare che permettono la comunicazione senza che il corridore debba fare movimenti scomodi in bicicletta.
La questione sollevata riguarda proprio la posizione di quello strumento. Sistemazione considerata pericolosa in caso di incidente che, sappiamo, in bicicletta ne capitano spesso. Fondriest, tramite le pagine della Gazzetta dello Sport, racconta la sua esperienza e di come un suo compagno di squadra, nei primi anni Novanta, ebbe un nervo lesionato a causa di una chiave che teneva in tasca in un allenamento in cui ebbe un incidente altrimenti quasi banale.
Insomma, bisogna pensarci. Anche a quel che si mette in tasca quando si esce in bicicletta ovviamente. E la questione radio verrà probabilmente rivista. D’altra parte la tecnologia attuale permetterà sicuramente di trovare una situazione meno ingombrante e più sicura. Giuseppe Martinelli suggerisce il posizionamento della radio direttamente sulla bicicletta. È la soluzione che appare più logica in effetti e forse si potrebbe pensare a un microfono/auricolare wireless. Sarà sufficiente?
In questo modo le radioline torneranno a fare quello per cui sono state pensate: la sicurezza dei ciclisti prima di tutto e senza dubbi.
E il casco?
Che c’entra il casco adesso? A dire il vero quando si è parlato della questione radioline ci è venuto in mente un punto che avevamo già trattato sulle pagine di Cyclinside (guardate il link che riportiamo a fine articolo). Aggiungere qualcosa al ciclista è pericoloso, ma lo è pure aggiungere qualcosa di non previsto sul casco. Pensiamo in particolare a chi fissa sul casco la telecamera riprese estemporanee. In questo senso è significativo (e preoccupante) il rimbalzo di responsabilità che fanno (in maniera perfettamente giustificata, sia chiaro) i produttori dei diversi oggetti.
Chi fa caschi solitamente dice (e lo specifica nelle istruzioni che si tendono a leggere sempre troppo poco) che non vi si deve fissare nulla su. Addirittura spesso si sconsiglia anche l’applicazione di semplici adesivi che potrebbero modificare chimicamente il materiale della calotta esterna e indebolire la protezione. Figuriamoci l’applicazione di una struttura esterna che, in caso di impatto, diventerebbe un pericolo in più.
I produttori di mini telecamere e altri accessori del genere forniscono il supporto casco ma poi lasciano, giustamente, al produttore del casco dire se si possa montare o meno qualcosa sulla calotta.
Ci sono caschi che prevedono uno spazio per fissare la mini telecamera, ma abbiamo registrato, a volte, risposte piuttosto evasive quando abbiamo provato a chiedere se, al di là del supporto fisico per la telecamera ci fosse anche un irrobustimento adeguato. D’altra parte come si fa a prevedere cosa si va a montare su?
Quello del casco non è un problema per i corridori professionisti, ma per chi utilizza la bicicletta normalemnte sì (e, a dire il vero, lo sarebbe anche per i motociclisti e gli sciatori – in passato si parlò di qualche incidente famoso al riguardo).
Sicurezza in bici e casco. Togliamo tutti i dubbi: sentite Rudy Project
Redazione Cyclinside