Sono quelle che più attirano l’occhio durante gare particolari e, in alcuni casi, anche in competizioni di gruppo. Sono quelle ruote che si discostano dal concetto classico che siamo soliti a vedere. Anche se l’arrivo di cerchi ad altissimo profilo ha rimescolato un po’ le carte. Ma si tratta certamente di modelli affascinanti da vedere, hanno anche un rumore tutto loro e, a volte, sono un po’ di difficili da guidare.
Ruote lenticolari e a disco
Sono chiamate così perché al posto dei raggi vi è una struttura piena composta da due parti solitamente in fibra di carbonio o in resina (per i modelli più economici) con un profilo che richiama quello di una lente. Questa tipologia di ruote è ideale per le gare a cronometro grazie alla maggiore resa aerodinamica dovuta all’assenza di vortici creati dai raggi. Oggi il profilo lenticolare dei primi modelli sta tornando a soppiantare le forme a disco perché si è rivelato comunque molto efficace nel funzionamento aerodinamico.
«Quando avevo pensato a questa tipologia di ruote – spiega il prof. Dal Monte, ideatore delle prime ruote utilizzate da Francesco Moser in occasione del suo Record dell’Ora nel 1984 – mi ero ispirato ai radar degli aerei Awacs che avevano proprio questa forma. E se l’hanno adottata su quegli aerei difficilmente mi sarei sbagliato, come infatti abbiamo potuto dimostrare anche con i record».
Il peso di queste ruote è inevitabilmente maggiore rispetto a modelli tradizionali di pari livello. La quantità di materiale impiegato per la realizzazione è superiore ma l’aggravio di peso è accettato per i notevoli vantaggi aerodinamici che si ottengono con le ruote lenticolari.
«Inoltre – è ancora Dal Monte che spiega – in una prova in pianura, una volta vinta la resistenza inerziale, l’energia in più spesa per il mantenimento della velocità è trascurabile rispetto al vantaggio che se ne ottiene».
>>> I vantaggi delle ruote ad alto profilo
Cosa dice la legge
Il regolamento dell’Uci specifica chiaramento che le biciclette utilizzate nelle competizioni non possono avere carenature. Nel caso delle ruote lenticolari la problematica è stata aggirata affermando che la struttura della ruota è tutta portante, come se fosse un raggio unico. Si tratta di una evidente forzatura del regolamento (le ruote lenticolari di fatto non vengono montate per la portanza della loro struttura ma proprio per il vantaggio aerodinamico) ma, di fatto, inconfutabile. Ruote di questo tipo sono ammesse nelle gare a cronometro e nelle prove di triathlon anche se, a partire dal gennaio 2000, non è più possibile avere ruote di diametro differente sulla stessa bicicletta. In passato sono state tentate anche altre strade (ruote anteriori con profilo molto bombato per aprire l’aria al ciclista, dimensioni maggiorate ecc.) ma l’Uci è intervenuta cercando di contenere le “stranezze” a favore di biciclette il più possibile simili che mettessero in evidenza le differenze tra gli atleti più che tra i diversi mezzi meccanici.
Guidare con le lenticolari
Una ruota fatta con struttura unica non permette il passaggio dell’aria al suo interno e, inoltre, non subisce quelle piccole ma importanti deformazioni che permettono al ciclista una guida agevole della bicicletta (si veda il dettaglio in questa pagina).
Utilizzando ruote lenticolari (specialmente nel caso si abbia anche la ruota anteriore di questa tipologia) si sentirà la bicicletta molto più dura nell’affrontare le curve e nell’assorbire le sollecitazioni della strada. Ci vuole qualche chilometro per abituarsi poiché la prima sensazione sarà di sentire la bici che “non vuole curvare”.
Un altro problema può essere il vento laterale che può influire parecchio sulla guidabilità della bici. Folate improvvise possono causare sbandamenti pericolosi specialmente se è di tipologia lenticolare anche la ruota anteriore del mezzo.
Un po’ di storia
Il primo ad utilizzarle fu Francesco Moser quando stabilì per ben due volte il Record dell’Ora nel gennaio del 1984. Quello stesso anno il campione trentino vinse il suo primo e unico Giro d’Italia battendo di pochi secondi il francese Fignon proprio grazie ai vantaggi della nuova bici dotata anche di posizione più aerodinamica grazie alla ruota anteriore più piccola (da 26″). Ma in quegli anni furono diversi ad iniziare ad impiegare le ruote lenticolari sulle biciclette. I concetti aerodinamici basati sugli studi del professor Antonio Dal Monte, dalla metà degli anni ottanta, avrebbero cambiato per sempre la concezione dell’aerodinamica della bicicletta. Anche a dispetto dei revolamenti restrittivi che sarebbero stati adottati a partire dal 2000 con l’intento di riportare la sfida nell’ambito delle differenze atletiche più che dei materiali.
Ruote a razze
Sono la diretta conseguenza delle ruote lenticolari. Una volta appurate le difficoltà, specialmente in giornate ventose, del loro utilizzo si è cominciato a praticare dei buchi sulle ruote lenticolari fino ad arrivare a questa nuova tipologia.
Queste presentano al posto dei raggi da tre a cinque razze di diametro molto maggiore rispetto ad un raggio tradizionale. Aerodinamicamente sono meno performanti rispetto alle lenticolari ma in caso di vento laterale permettono una guida agevole della bici. Dal punto di vista della guidabilità sono assimilabili alle lenticolari poiché la rigidità è molto elevata.
Ho ideato la bici di Moser,a 13 anni,cerco uno sponsor per ideare una nuova bici,non tanto per record ma da citta,ad esempio Genova.
Affermazione impegnativa: mandaci qualcosa che, se ne vale la pena, ne parliamo!