di Guido P. Rubino
Rumore e silenzio come salite e discese. L’Eroica è contrasto di nuvole e sole, gruppi e solitudini lungo una via che diluisce le preoccupazioni di chi temeva ammassamenti inopportuni. E pensare che per far tornare tutti insieme si è pure deciso di dividerla in due. Buio e luce che si alternano sulla strada del vociare in salita che diminuisce in discesa, rilassamento e concentrazione su percorsi resi aspri dalla pioggia che non c’è e non c’è stata per troppo tempo.
I primi alle 4.30 del sabato, con le bici di inizio ventesimo secolo, poi gli altri, rotta verso Montalcino o almeno Buonconvento (percorsi da 209 o 135 chilometri) ad aprire due giorni di tempo perfetto, un po’ caldo e molto secco, da far bruciare la gola, i ristori a soddisfarla, con acqua o direttamente col Chianti.
All’Eroica della ripartenza erano in tantissimi ma il percorso, poi, fa selezione naturale, gioie e improvvise tristezze. Forature, qualche caduta e poi le facce di chi, un po’ superficialmente, si è presentato al via con la bicicletta non regolare. Comandamenti semplici e facce di chi andava via come un bambino cui avevano tolto il regalo dall’albero di Natale. Si poteva comunque fare il percorso, andare ai ristori, ma senza foglio di viaggio e certificazione di fatica fatta.
Nella pasqua della resurrezione eroica i numeri sono stati importanti: più di settemila in totale a masticare quella polvere che distrugge catene e ingranaggi, graffia i cerchi delle ruote e a volte la pelle quando scivola, traditrice, sotto i tubolari.
A Gaiole, più che in tutte le altre “eroiche” ci sono piccole imprese come quella di Alberto che, proprio qui, ha concluso il suo “viaggio” verso Haiti, ottomila e passa chilometri, per dare l’esempio e portare un messaggio di solidarietà. Un percorso non sempre facile, concluso con una bici rotta e rimpiazzata il giorno prima proprio per gli ultimi chilometri. Solidarietà eroiche, estemporanee, di radici profonde.
L’Eroica 2021 è stata anche quella del primo passaggio a Siena, direttamente in piazza del Campo e senza dare disturbo ma con i senesi che accorrevano incuriositi in un passaparola veloce: “c’è l’Eroica qui? Andiamo a vederli, guarda che bici!”
La doppia Eroica ha recuperato quella che non c’è stata nel 2020 rimandando di un anno il venticinquesimo anniversario.
Ma questa edizione è piaciuta un sacco e si è presentata coi numeri giusti. Cinque percorsi, da 46 a 209 chilometri per un totale di quasi 350 chilometri di percorsi complessivi, tutti segnalati alla “impossibile sbagliare” che significano spesso due cartelli con freccia a ogni svolta. È stato calcolato che, a L’Eroica, c’è una media di un cartello ogni 250 metri, in totale fanno 1.400 da posizionare e poi togliere (restano quelli del percorso permanente), poi ci sarebbero da contare le tabelle informative, gli striscioni.
Chi riavvolge il nastro del tempo non si sente mai abbandonato nel pedalare solitario sparso su un percorso che a volte ha richiesto molta concentrazione per via di strade rovinate dal secco di settimane e strappate tra polvere e sassi insidiosi. Polvere sottile come zucchero a velo che addolcisce i ricordi del popolo che si ritrova, si riconosce anche se non si è mai incontrato, cresce e porta le nuove leve a pedalare direttamente o ad assaggiare l’Eroica da un carrellino, non d’epoca ma glielo concediamo, tirato da un papà più eroico che mai.
Eroica che si insegue, come onde profonde, il sabato e la domenica in successione perfetta e un fiume infinito di ciclisti, senza partenze ufficiali per non stare troppo vicini. Idea, quella dei due giorni, piaciuta molto a tutti e già qualcuno si chiede perché non perpetuarla. Ormai s’è visto: si può fare, un festival che si prolunga e si gode e si rispetta senza troppi intoppi. Se si deve stare di più a Gaiole nessuno si lamenta.
Sorride Giancarlo Brocci, il lampo che ha acceso questa miccia è partito nella sua testa. Per festeggiare è andato contro corrente, pedalando il sabato e la domenica e concedendosi di moltiplicare invece che dividere.
Si portano via gli ultimi sbuffi di polvere sulle biciclette e sulle automobili a inorgoglire il già ricordo. Ci sarà da ritornare ancora una volta, l’ultimo sguardo è sempre lì, all’ingresso di Gaiole in Chianti, Paese de L’Eroica.
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5 ott 2021 – Riproduzione riservata – Cyclinside