4 ott 2016 – Quel silenzio di notte era ancora più forte al via dell’Eroica 2016. La ventesima edizione è stata accolta dalla nebbia che ingoiava i ciclisti e li sputava altrove, fuori del loro tempo e direttamente nella storia del ciclismo che continuava a sfogliare le pagine avanti e indietro col ritmo disordinato delle pedalate in salita.
È sempre un silenzio speciale, fitto come il buio, quello dell’Eroica, interrotto solo dall’acciaio delle biciclette e da qualche chiacchiera di chi cerca di scrollarsi di dosso l’umido della mattina che accompagna le lucciole.
Le lucciole dell’Eroica sono un fiume zitto che scivola via da piazza Ricasoli verso la provinciale, quella che poi giri a sinistra e inizi a salire, prima su asfalto, poi nell’incanto delle fiammelle che portano al Castello di Brolio. La prima salita vale per tutti e si tuffa verso la notte del bosco di nebbia umida che allenta i timori di pioggia ma nasconde folletti dispettosi.
Più di settemila iscritti per i percorsi che, per l’occasione, sono diventati cinque, vista l’aggiunta del percorso “Chianti Classico” a celebrare i 300 anni di un territorio speciale.
Nebbia e silenzio mentre intorno aumentavano la luce e le voci. I primi del buio erano già verso Buonconvento mentre gli ultimi dei percorsi corti mangiavano l’ultimo dolcetto allo Sfizio di’ Bianchi, in piazza, prima del via.
Andare all’Eroica è sempre un tornare, anche se ci si arriva per la prima volta. Ci si riconosce subito. C’è un filo sottile che lega tutti e diventa già ricordo e non importa che sia della corsa vista in tv da ragazzino o l’odore della vernice del primo telaio da corridore. Quel filo arriva anche a chi lo spirito eroico l’ha scoperto di recente, forse incuriosito dalla moda ma ci si è riconosciuto subito perché è impossibile non farsi coinvolgere qui.
Giancarlo Brocci sorride e guarda la sua creatura diventata adulta. Ascolta i consigli e li rilancia. Non si arrabbia nemmeno quando qualcuno prova a spiegargli come si fa l’Eroica. Sa essere buon capitano di una squadra che non vuole e non deve lasciare nessuno indietro. Non è diventata per caso quel che è oggi l’Eroica senza tutti quelli che hanno dato il loro contributo. Compresi quei nuovi proprietari che erano visti con timore: ecco, vengono a far soldi e chissà. Ma chi fa impresa, all’Eroica, ha capito subito che il modo migliore è mantenerla esattamente com’è e magari far salire il livello dello stile. Guai a far pagliacciate, non è questa l’evocazione storica. È interpretazione e riscoperta, invece, magari studio. Quello che a molti ha fatto (ri)scoprire il gusto della ricerca attorno a un telaio da rivestire di componenti, pure con la maglia giusta da indossare. L’Eroica che diventa un Ciclo Club e attira sponsor è sì, business, ma è anche voglia di dare spazio a sempre più appassionati e non solo accalcandosi a Gaiole nel primo fine settimana di ottobre.
L’Eroica, quella con l’apostrofo, rimane nella sua unicità «Anche chi ha visto altre edizioni in giro per il mondo – ci raccontava il sindaco di Gaiole in Chianti, Michele Pescini – mi ha detto che si riconosce in tutte che l’origine è qui, a Gaiole. E certamente questa diventa la Mecca dei ciclisti d’epoca che prima o poi una visita la fanno».
E vengono qui, parcheggiando la macchina negli spazi dedicati che aumentano sempre più e si mettono in fila per partire e poi torneranno in fila anche all’arrivo, ché il timbro e la medaglia sono un piccolo rito. Per i più bravi, quelli dei 209 chilometri, il percorso ufficiale dell’Eroica, ci sono anche la pedana e l’applauso, per tutti, fino alle nove di sera quando arrivano gli ultimi che non sono certo stremati, anzi. Sono quelli che se la sono goduta di più fermandosi e gustando appieno ogni chilometro e ogni ristoro. Perché qui come fai a dire di no alla ribollita e a un bicchiere di vino?
Nelle chiacchiere che siamo andati a curiosare, dopo le 20.30 (roba da 15 ore in sella e più) c’era uno che diceva all’altro “però così no eh, abbiamo mangiato troppo”. Anche i ristori sono un orologio da sincronizzare all’Eroica. “La Rita e la Monica” sanno come distribuirne le prelibatezze spostandole, quando serve, sui percorsi più battuti dagli eroici. Una macchina organizzativa silenziosa.
Volti sconosciuti e altri nascosti hanno attraversato l’Eroica 2016. Alessandra Cappellotto e Mara Mosole sono state adottate da qualche anno ormai e chi arriva a Gaiole già chiede di loro per una stretta di mano e una battuta. Poi Edita Pučinskaitė e, quest’anno, Fabiana Luperini. Anche Erik Zabel è ormai un abbonato eroico così come gli attori Massimo Poggio che se l’è pedalata con la sua bella Caterina e Gualtiero Burzi scapigliato e simpatico più che mai al via (chissà quante volte avrà tolto e indossato il suo giacchetto antivento rigorosamente anni Ottanta) e, stavolta, finalmente medagliato all’arrivo (ma non chiedetegli il percorso fatto, tanto non vi potreste fidare della risposta).
Poi c’era quel biondino lì, maglia azzurra “Italia” bucata dalle tarme e occhietti brillanti a godersi questa cosa mai vista prima. Pedalava tranquillo, beato lui, e non conosceva pendenze impossibili. Gambe tirate ma passo da cicloturista per Enrico Gasparotto, uno che ad aprile ha vinto l’Amstel Gold Race tra i professionisti. Tra i pro’ vestiti di lana c’erano anche Daniele Bennati e l’ex Andrea Chiurato. Poi il commissario tecnico della nazionale di mountain bike ed ex biker a sua volta, Hubert Pallhuber.
In maglia Raleigh rossa e gialla Klaus Peter Thaler, uno che nel ciclocross ha vinto praticamente tutto e anche più volte. Poi Marco Serpellini e chissà quanti che ci sono sfuggiti perché arrivati senza alcun clamore e iscritti come gli altri.
Eroici a piedi e in tandem, tanti quest’anno e mille donne – una più una meno – a segnare un record assoluto così come gli stranieri che ormai arrivano da ogni parte del mondo (400 solo dalla Germania).
Facce felici e pochi borbottii. I più sono stati spesi sulle rampe infinite del percorso da 115 chilometri, fin troppo eroico per pendenze e lunghezza delle salite (forse da diluire un po’) ma strabiliante per i paesaggi che facevano digerire meglio i molti tratti percorsi a piedi. Poi giù a tutta, da Volpaia e ancora da Brolio, dove quest’anno si è estesa la festa con un bar eroico e l’esposizione di biciclette d’epoca in un week end lungo che dovrebbe durare di più e invece s’accorcia perché molti rinunciano a pernottare anche il venerdì visto che c’è chi esagera con i prezzi delle camere (e anche il campeggio pare sia lievitato un po’ troppo).
Tanta carne al fuoco per l’edizione 2017 che è già nel mirino e nell’agenda delle cose da fare.
Se n’è parlato anche al pranzo del lunedì, quello dove gli organizzatori e i partecipanti storici del mercatino si salutano e si confrontano e mettono già nel piatto le idee, affianco alla ribollita e agli affettati che sembrano non finire mai (e sì, vi confermiamo che la ribollita dei ristori, il giorno dopo, è ancora più buona).
L’Eroica numero 20 è già storia ed è diventata anch’essa parte di quel filo resistente dove ognuno mette le sue perline. Alcune colorate, altre sporche di fango o impolverate da sembrare grigie come i tubolari di certe bici che di strada ne hanno fatta fin troppa. Altri ricordi da lasciare e da ritrovare lì all’Eroica di Gaiole nelle sue strade da Castelnuovo Berardenga a Montalcino e fino a Siena, con una sosta sul Sante Marie per un saluto e una foto. Il piccolo paesino è tornato alla sua vita e al suo angolo nei ricordi che lasciano il sapore di un sogno da voler fare ancora. Magari chiudendo gli occhi per un attimo prima di mettere in moto e andar via da queste stradine intrecciate di terra e asfalto. Il filo si tende ma non si spezza e riporterà sempre da queste parti. È un ricordo e un sorriso che non saprà mai di addio.
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fantastica la 209 mia prima esperienza,non ce nè di meglio,ci rivedremo quest’anno