25 apr 2021 – Pogacar in volata su Alaphilippe quando ormai eravamo già pronti a scrivere dell’iridato. Lo ha passato proprio negli ultimi metri, dopo che Valverde – sempre lui – aveva lanciato la volata dei cinque che si sono presentati sul traguardo. E chi è che non faceva il tifo per Valverde?
Però applaudiamo Pogacar, che vince il Tour e pure la Liegi e non si sa che limiti abbia ancora. Volata vinta di fino, di forza, di tattica, di furbizia, di mezza ruota.
I corridori considerano la Liegi Bastogne Liegi come una delle corse più belle tra le Classiche del Nord, anche perché la considerano, senza farne segreto, come una delle più dure.
E allora non ci si stupisce se i corridori sono molto prudenti nella prima parte. Tante salite che a considerarle singolarmente non fanno neanche male, ma tutte insieme sono micidiali e pronte a presentare un conto salato in zona traguardo.
Si può pedalarla per tanti chilometri pensando di vincerla, per poi trovarsi all’improvviso senza gambe: c’è chi la descrive così, per cui guai a esagerare. I vecchi lo sanno già, i giovani ascoltano e cercano di fare tesoro.
Quindi tutti fermi a cercare di accarezzare la strada senza farsela andare di traverso, almeno fino a una sessantina di chilometri dall’arrivo. Più o meno quel che è successo oggi.
«Una volta pensavo di vincerla – raccontò Davide Cassani – ma proprio nel finale mi sono accorto di aver bucato, non ci voleva proprio. Solo che quando guardai la gomma mi accorsi che no, non avevo mica bucato: erano le mie gambe finite a restituirmi quella strana sensazione. È così, quando corri sempre a 160 battiti, al limite».
Eccoli lì, allora, col ritmo che sale sempre di più ma lentamente, a spese della fuga della sicurezza che diventa la misura di quanto stiano andando forte dietro. Per le sparate vere, quelle che fanno la selezione definitiva, bisogna aspettare una quarantina di chilometri al traguardo. Tardi? Forse sì per chi vuole lo spettacolo a tutti i costi, ma tutti quei chilometri prima sono serviti a preparare lo spettacolo finale con la Ineos che mette subito le carte in tavola prima con Geoeghegan Hart e poi con Carapaz. Che va fino a un non basta che dissolve il lavoro della Ineos che, alla fine, paga la colpevolezza di aver acceso la miccia.
La selezione finale è su La Rouche Aux Foucon, l’ultima salita. A pescare il biglietto vincente sono Pogacar, Woods, Gaudu, Alaphilippe e Valverde a 12 chilometri dal traguardo. E non lo pescano certo per fortuna. Pensate a Valverde, 41 anni nel giorno della corsa, vinta già 4 volte (la prima nel 2006), poi il Campione del Mondo, il vincitore di un Tour de France: roba da campioni. E Alaphilippe era quasi convinto di vendicare la beffa dell’anno scorso. Oggi, almeno, senza troppi rimpianti.
Redazione Cyclinside
Non capisco perché dovevo rifare Valverde, il Valentino Rossi del ciclismo. Si esce quando si vince non quando si cerca di vincere e andarci vicino non basta. Il mio tifo era per i giovani Pogacar e Gaudu, e sono contento della vittoria dello sloveno