D’ora in poi, nel vocabolario del ciclismo, al termine gergale “legnata” si potrà associare, a buon motivo, lo scatto di Remco Evenepoel ne La Redoute della Liegi Bastogne Liegi 2022. Uno scatto così forte da far derapare la bicicletta per la forza che il giovanissimo belga le ha imposto.
Un guadagnare inesorabile di secondi per il corridore che si è trovato capitano a pieno titolo della Quick Step dopo il ritiro, per caduta, di Alaphilippe.
Dietro si guardano, scattano, sopravvive Vlasov a contrastare Evenepoel ma quel che guadagna poi paga e riprende il distacco.
Evenepoel davanti inizia a festeggiare, guarda la telecamera a due chilometri dal traguardo e indica la testa: oggi non ci ha messo solo le gambe, ma ci ha ragionato bene. E ha vinto.
E alla fine si è sciolto pure in un pianto liberatorio, tra le braccia della ragazza, tra quelle della mamma.
A una settimana da una delle Parigi Roubaix più combattute e prese a schiaffi da lontano che si possano ricordare, il ritorno alla realtà della Liegi Bastogne Liegi (per non dire della Freccia Vallone di qualche giorno fa) ci riporta a un ciclismo più classico, quello dei corridori che misurano le forze, misuratore di potenza o no, le gambe consigliano prudenza al posto di attacchi clamorosi.
Ma anche noi che vogliamo pretendere? Noi che, fino a qualche anno fa, neanche ci speravamo più nel ciclismo da lontano, nelle tattiche dell’ammiraglia e dei corridore che sentivano il cuore prima della radiolina. Sì, ci possiamo pure accontentare, ma non dopo aver reso omaggio ai fuggitivi di giornata, 11 coraggiosi che la Liegi se la sono bevuta a grandi sorsi mentre dietro si misurano le forze per non disperderle. Davanti nomi che ricordano la storia, come Delgado e Planckaert, ma i campioni oggi ne hanno altri, e aspettano dietro.
E mentre aspettano si parla, poi si aumenta il ritmo, si inizia ad andare a tutta che davanti quelli vanno recuperati. E si inizia a limare, che è quel modo di dire che indica quando i corridori iniziano a sfiorarsi le gomme per stare più al riparo, per infilarsi, portare davanti un capitano. E si cade pure. Perché si sfiora uno spartitraffico e vola una bicicletta ma anche perché ci si aggancia alla ruota di quello davanti. Dolori forti se accade in discesa e ci si cappotta malamente.
Destino che tocca a due forti, come Bardet e Alaphilippe che abdica dai favoriti mentre si tocca la spalla. Anche le cadute fanno parte della storia di una corsa, la cronaca è asciutta e ruvida, come l’asfalto, dura, dura come l’albero che frena all’improvviso e spacca la fibra di carbonio e forse le ossa. I corridori che si rialzano hanno gli occhi sbarrati, pure in buone condizioni hanno guardato in faccia lo spavento. Certe cadute rimangono dentro per un bel po’ e questa sembra essere una di quelle. Nel finale le notizie su Alaphilippe sono più rassicuranti delle immagini che si erano viste sui monitor.
A una quarantina di chilometri dal traguardo la Bahrain rompe gli indugi con Landa che dà una scossa al gruppo innescando una serie di scatti e controscatti che sanciscono l’inizio agonistico della gara.
Si aspetta La Redoute, iniziata forte e regolare e nel finale della salita simbolo della Liegi è Remco Evenepoel che mette punti esclamativi ai tanti interrogativi di questi giorni. Uno scatto secco, cattivo, prolungato e fortissimo, da fare il vuoto piano piano e con inesorabilità.
Solo il Team Bahrain a provare a organizzare un inseguimento degno di questo nome. Evenepoel davanti, in pochi chilometri, riprende tutti i fuggitivi restanti e rimane da solo. Bella risposta a chi lo criticava andando anche a stuzzicare Lefevere. Ma cosa volete: ho appena 22 anni. Datemi tempo, che me lo prendo tutto.
24 apr 2022 – Riproduzione riservata – Redazione Cyclinside