26 giu 2017 – Quella celeste è dell’Astana, la maglia ufficiale, ma una anche molto speciale. Quella maglia che indossava Fabio Aru alla partenza del Campionato Italiano, era un dono di Michele Scarponi.
Il sardo l’ha indossata al via per portare ancora più con sé l’amico scomparso che tutti i corridori sentono ancora in gruppo. Quella maglia Aru l’ha portata sul podio dopo essersi cambiato, ma era tutta per Michele. L’ha tirata su, un attimo prima della premiazione e l’urlo del pubblico si è strozzato in gola.
La maglia col colore della bandiera, tricolore bianco, rosso e verde Fabio Aru la indossa con soddisfazione. Il corridore sardo ha battuto tutti. Erano 117 al via grazie all’appello di Davide Cassani: niente maglia azzurra se non si disputa il campionato italiano. Roba da muovere anche i più pigri che alla maglia azzurra non sperano nemmeno. Ma è giusto così, perché è il ciclismo italiano che dà un segnale, alla faccia dei pochi italiani partenti – record negativo – al Giro d’Italia e dello sparuto gruppetto che si appresta al via del Tour de France.
Ha vinto bene Aru, anzi benissimo. È scattato non alla fine, ma all’inizio della salita. Non siamo quasi più abituati a vedere attacchi così spavaldi in questo ciclismo fatto di calcoli e di attacchi nel punto migliore. Quello non era il punto migliore, ma Aru era così forte da potersi permettere di esagerare un po‘: quello che i tifosi di ciclismo vogliono.
Ora c’è una maglia tricolore da onorare al Tour de France. Fabio Aru lo farà, ha carattere e forza per questo. Speriamo che sia dello stesso avviso anche la sua squadra, l’Astana, e che non voglia sminuirla come fece con quella maglia tricolore di Vincenzo Nibali, quando costrinse il campione d’Italia siciliano a correre con un tricolore striminzito sul petto. Come se una maglia di campione nazionale sminuisse un qualsivoglia sponsor.
Avranno imparato la lezione?
GR