di Guido P. Rubino
25 gen 2021 – Cosa ci fa un libro di storiografia nella nostra biblioteca ciclistica? La domanda sarebbe rimasta senza risposta se il volume, scritto dal prof. Stefano Pivato assieme al figlio Marco, non trattasse di un argomento “ciclistico”. Anzi, di storia del ciclismo.
“L’ossessione della memoria” è un libro che parla di come sia cambiato il modo di trattare la storia nel corso dell’ultimo secolo. Punta, in particolare, sul ventunesimo secolo, ma sottolinea come proprio nel ventesimo secolo sia avvenuto lo scollamento tra storia e memoria, dove quest’ultima diventa protagonista a dispetto della prima, più rigorosa. Parla dell’approccio diverso verso una narrazione che diventa notizia immediata e tende pericolosamente a trascurare le basi di una ricerca con impostazione scientifica che nella storia non dovrebbe mai mancare.
Storia inventata?
Il sottotitolo chiama direttamente in causa il ciclismo, giacché recita: “Bartali e il salvataggio degli Ebrei: una storia inventata” e suona come una frustata sulla memoria del personaggio assurto a eroe – al di là delle sue imprese sportive – dopo la sua morte. Non fosse per l’importanza del personaggio tirato in ballo e per le ripercussioni di quel che viene messo in discussione, potremmo tranquillamente dire che questo sia “solo” un libro di storiografia, destinato all’uso accademico o di qualche appassionato della materia. È ben scritto (Pivato ha un’ottima capacità divulgativa, e questo già eleva il volume al di sopra di tanti altri libri accademici) e di Bartali se ne parla come un esempio di travisamento storico, seppure in buona fede (lo stesso Pivato ammette il suo errore dopo aver firmato, appena due anni fa un libro dedicato espressamente a Bartali: “Sia lodato Bartali. Il mito di un eroe del Novecento”,sempre dello stesso editore: Castelvecchio) e dovuto alla “verosimiglianza” che ha portato molti nell’errore giudicato in maggior parte in buona fede.
Storiografia
Il libro fa un’analisi storica e scientifica dell’approccio storiografico fagocitato troppo spesso anche dalla politica, così come tratta anche i meccanismi che portano alla fallacia dei ricordi, dal punto di vista fisiologico, che portano a costruire “false memorie”. Arriva a parlare anche dei meccanismi social che inducono un pubblico con poca malizia, spesso, nel riconoscersi in notizie non corrette fino a essere anche completamente false. Identifica, anzi, l’esaltazione di Bartali, eroe dalla Shoah, proprio in questo tam tam social autocompiacente al quale contrappone la presunta mancanza di testimoni diretti delle vicende che hanno portato a dichiarare il grande campione di ciclismo “Giusto tra le nazioni”. L’esaltazione di Bartali – nota Pivato – è iniziata proprio con l’esplosione dei social.
Nel libro, Pivato lo dice chiaramente: considera molto probabile che Bartali abbia fatto quello per cui è stato esaltato dopo la sua morte, ma la storiografia è altro e deve attenersi a regole precise e a prove che nella sua ricerca non ha trovato e che comunque i numeri sono molto probabilmente da ridimensionare un po’.
L’autore è critico anche sui riconoscimenti conferiti a Bartali e sottolinea come lo Yad Vashem (l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah) non abbia voluto mostrare agli studiosi il fascicolo relativo a Bartali, insinuando un dubbio in più.
Da leggere? Per gli appassionati di storia e storiografia sì, senza dubbio. Per gli appassionati di Bartali forse non è indispensabile. La cautela, nella raccolta delle informazioni, deve essere sempre una bandiera, ma l’autore, in qualche passaggio, si è probabilmente fatto prendere la mano dallo spirito critico trascurando qualche testimonianza che non è solo un sentito dire o un riportato in doppia o terza battuta.
Scheda del libro
- Editore: Castelvecchi
- Collana: Storie
- Data di Pubblicazione: gennaio 2021
- EAN: 9788832902617
- ISBN: 8832902613
- Pagine: 104
- Formato: brossura
- Prezzo di copertina: 13,50 euro (9,90 euro formato digitale)