Abbiamo parlato tanto di freni a disco su Cyclinside e chi ci legge abitualmente sa quanto abbiamo messo in risalto i vantaggi della nuova tecnologia (che no, non è solo marketing anche se sì: ovviamente farà vendere tanto).
Detto questo, il dubbio è tornato prepotente dopo l’incidente di Francisco Ventoso alla Parigi-Roubaix 2016. Il corridore spagnolo ha pubblicato sul suo profilo Facebook le immagini della ferita (non le riprendiamo perché sono piuttosto impressionanti, chi se la sente può cliccare qui, ma attenzione!) e ha chiesto che vengano subito banditi dalle corse per la loro pericolosità.
Secondo quanto riporta Cycling News pare che, dopo aver interpellato il responsabile del settore tecnico, Harald Tiedemann Hansen, l’UCI si sarebbe pronunciata a favore di uno stop dei freni a disco.
Al momento in cui pubblichiamo questo articolo, però, non c’è ancora una comunicazione ufficiale (appena dovesse arrivare, ovviamente, provvederemo ad aggiornare l’articolo).
La decisione sarebbe perfettamente legittima ed in linea con il programma dell’organismo internazionale che, dopo i primi limitati test del 2015, aveva lasciato campo libero alle squadre per le sperimentazioni in attesa di una liberalizzazione completa prevista per il 2017.
Quanto successo al corridore della Movistar, a questo punto, rimette tutto in discussione.
Che accadrà adesso?
Se l’UCI andrà davvero verso la sospensione dei sistemi attuali, le aziende dovranno proporre soluzioni per mettere in sicurezza l’impianto frenante. Tempo fa si era parlato, ad esempio, di smussare gli angoli dei dischi che sono taglienti anche al tatto. A questo punto è facile immaginare che questa soluzione possa non bastare più e si dovrà trovare qualcosa di più sicuro. Si andranno a coprire i dischi con dei carter?
Staremo a vedere.
In questo senso, purtroppo, non ci sono esperienze pregresse cui fare riferimento. È vero che i freni a disco sono usati regolarmente e da anni ormai, nella mountain bike e nel ciclocross, ma in queste discipline i corridori non procedono praticamente mai in gruppo e, per essere ancora più chiari, è decisamente raro che un corridore cada sulla bici di un altro, tanto meno alle velocità che normalmente si raggiungono nelle gare su strada.
NB: quanto detto, in ogni caso, riguarda solo l’impiego nell’ambito delle gare sotto l’egida dell’UCI.
GR, 14 apr 2016