5 giu 2020 – L’Europa non può tornare alla “vecchia normalità”. Adesso è il momento di agire. Questo è il mantra condiviso dai decisori nel dibattito online organizzato dalla ECF (Federazione Europea dei Ciclisti) in occasione della Giornata Mondiale della bicicletta dichiarata dalle Nazioni Unite, che si celebra il 3 giugno di ogni anno da tre anni a questa parte.
In un comunicato odierno la parola a diversi protagonisti del settore. Karima Delli, presidente della Commissione per i Trasporti e il Turismo del Parlamento europeo: «Abbiamo bisogno di un cambio di paradigma. L’UE deve finanziare la mobilità quotidiana dei cittadini europei attraverso un fondo dedicato per le biciclette».
Le fa eco Matthew Baldwin, vicedirettore generale della DG MOVE (il Direttorato Generale della Mobilità e dei Trasporti presso la Commissione Europea), che ha incoraggiato tutti i decisori a cogliere questo momento eccezionale e promuovere il ciclismo: «Spingi per le bike lane temporanee, metti la vernice sulle strade e nella tua prossima frase spiega come renderle permanenti. Credo che ci saranno più soldi in arrivo per l’UE per il ciclismo, ma non aspettare il permesso. Agisci ora».
Un fatto peraltro confermato dall’associazione degli industriali sempre lo stesso giorno.
Molte città stanno ora dimostrando una forte leadership nella riallocazione dello spazio pubblico alla mobilità attiva e i governi di tutta Europa stanno offrendo incentivi finanziari per incoraggiare gli spostamenti sistematici in bicicletta. Ma se vogliamo che questi cambiamenti diventino parte permanente dell’Europa post-COVID saranno necessarie collaborazione, forte volontà politica e azioni concrete.
All’inizio di maggio, la Federazione europea dei ciclisti (ECF) ha pubblicato una serie di raccomandazioni per consentire gli ampi benefici della mobilità ciclabile. Jill Warren e Morten Kabell, co-CEO di ECF, hanno presentato queste raccomandazioni che richiedevno coraggiosamente un totale di 13 miliardi di euro per realizzare il cambiamento di cui abbiamo così disperatamente bisogno. Si trattava di linee guida generali riprese in molti casi da tantissimi membri nazionali: dai temporary cycle infrastructure network dove fanno a gara ormai dappertutto, con Milano, Berlino, Parigi e Londra al centro delle cronache europee, ai free services come il bike sharing a condizioni agevolate soprattutto per gli “essential workers”, fino alla cycle logistics, in questo caso non del tutto capìta in Italia, in quanto il trasporto di piccole merci in bicicletta in Italia è prevalentemente appannaggio di corriere o di piattaforma di distribuzione di cibo a domicilio.
Nell’ambito del dibattito online, tutti i membri del panel hanno sostenuto questa visione, rendendo ancora più visibile il legame tra priorità e investimenti. Miguel Gaspar, vice sindaco di Lisbona per la mobilità e la sicurezza, ha sottolineato che «investire sulla bicicletta è molto più economico che investire in qualsiasi altra modalità di trasporto». E ha stupito la platea virtuale spiegando che la capitale portoghese sta introducendo un sussidio per sostenere l’acquisto di 18.000 biciclette: «Il costo di questo progetto è inferiore al prezzo di un posto auto!»
Christophe Najdovski, vicesindaco di Parigi per i trasporti e lo spazio pubblico e presidente dell’ECF, ha inviato un chiaro messaggio dalla capitale della Francia, dove sono stati installati 60 km di nuove piste ciclabili con un aumento del 40% nell’uso della bicicletta. E sebbene Parigi stia sostenendo con forza un cambio di paradigma, Najdovski ha chiesto un maggiore sostegno da parte della Commissione: «Ci sono sovvenzioni e aiuti 100 volte superiori per l’industria automobilistica che per il settore ciclistico nell’UE. Dobbiamo convincere la Commissione europea che un grande investimento nella mobilità ciclistica equivale a un enorme investimento nel nostro futuro comune».
Alex D’Agosta