Il tema dei telai falsi è molto sentito dal mercato. Da una parte c’è il pubblico che è tentato dall’affare facile e magari con l’idea, pompata ad arte da chi voci maliziose, che si tratti degli stessi prodotti altrimenti molto più costosi e senza una reale giustificazione. Dall’altra i costruttori che chiariscono come stanno le cose.
Tra questi ci ha scritto Luigi Daccordi. Ecco cosa dice l’artigiano toscano sulla questione dei telai falsi. E mette in chiaro alcune cose:
Come Daccordi Cicli siamo abbastanza abituati a sentire la classica frase “tanto i telai li fanno tutti in Cina”. È il tratto caratteristico degli Italiani, quello di sputarsi addosso e sputare addosso a chi con grandi fatiche e peripezie cerca di portare avanti una produzione Italiana, con tutto quello che ne consegue: dipendenti Italiani, tasse pagate in Italia, portare avanti una bandiera di eccellenza della lavorazione fatta da mani Italiane. Che non è una forma di razzismo nei confronti degli altri, ma semplicemente un orgoglio, che purtroppo però agli Italiani stessi manca sempre di più.
Così dopo aver letto i commenti sui telai provenienti dalla Cina ci sentiamo in dovere di fare qualche precisazione, visto che la maggior parte dei commenti evidenziano una totale mancanza di conoscenza della materia, sebbene siano scritti da appassionati e da fruitori di biciclette di altissima gamma.
Pochi sanno infatti come vengono prodotti questi telai falsi. La produzione dei grandi marchi è quasi sempre basata su telai monoscocca o stampati in due parti e poi ricongiunti, quindi, a differenza dei telai stratificati a mano come costruiamo noi in Italia che necessitano di molta lavorazione, sono riproducibili essenzialmente con uno stampo o al massimo due, a seconda del progetto di costruzione. Avere quindi in mano lo stesso stampo vuol dire riprodurre lo stesso telaio, almeno esteticamente. Non si può avere la certezza assoluta, ma è opinione comune che siano le stesse aziende cinesi che lavorano per i grandi marchi a rivendere i progetti degli stampi o addirittura gli stampi stessi quando troppo usurati ad altre aziende che lavorano il carbonio.
E qui si crea già il primo distinguo: la qualità degli stampi influisce sulla qualità del telaio. Non è solo una questione di forma: uno stampo non perfettamente omogeneo influisce sulla qualità finale del carbonio. Inoltre gli stampi hanno un ciclo di vita, finito il quale vanno sostituiti. Se per esempio un costruttore utilizza uno stampo troppo vecchio, sicuramente si avranno caratteristiche di resistenza del carbonio compromesse.
Secondo distinguo: il carbonio non è assolutamente tutto uguale, anzi. Non solo ci sono fibre differenti, con caratteristiche talmente differenti da sembrare quasi non essere più lo stesso materiale, ma il carbonio essendo una fibra va intrecciato, ed esistono molteplici varianti di intreccio. A questo si aggiunge la quantità di strati di carbonio che utilizzeremo, e nel caso di telai creati con due stampi e unificati tramite stratificazione, avremo anche un processo di lavorazione piuttosto delicato, che richiede certi tipi di resine e certe temperature. In sostanza, ci sono tipi di carbonio che sono ottimi per la bicicletta, con caratteristiche di torsione e resistenza specifiche ideali. Altri tipi di carbonio sono magari più pregiati, ma troppo rigidi, e quindi soggetti a rottura da vibrazione, quasi come fossero vetro. Altri ancora talmente poco pregiati da essere considerati poco più di plastica.
La fine del ragionamento è: se acquistate Italiano, avrete le persone e l’azienda che vi garantiscono il risultato, aziende che devono superare determinati controlli, ben superiori a quelli delle aziende cinesi. Se acquistate un grande marchio con produzione asiatica, avrete il nome e l’azienda a controllare la propria produzione ed a garantirvi il proprio prodotto, perché ne vale del loro nome. Se acquistate un telaio contraffatto, non avrete la più pallida idea di come sia stato fatto quel prodotto. Potrebbe trattarsi di un ottimo falso, creato con gli stessi criteri del grande marchio, oppure di un telaio scadente, con una estrema pericolosità di rottura. Questo non vi è dato saperlo. È una sorta di roulette russa.
Una considerazione aggiuntiva: spesso per la gente la bici è sinonimo di povertà, anche quando si parla di bici di altissima gamma. Il ciclista vive con un complesso di inferiorità rispetto a moto e auto, considerate ricche e pregiate. In realtà nelle bici spesso ci troviamo a lavorare materiali qualitativamente superiori alle auto da corsa. Il motivo è semplice: un telaio da 800 grammi deve reggere un peso di un uomo adulto, con tutte le sollecitazioni date dalla strada, a velocità piuttosto alte, poggiata su copertoncini larghi poco più di 20 mm e senza alcun ausilio di sospensioni, se parliamo di bici da corsa. Bisogna raggiungere un livello di perfezione altissimo.
Non saprei dire con quale coraggio la gente salga su biciclette senza alcuna indicazione di provenienza, nessun test, nessuna certificazione, e si lanci fra le buche delle strade del giorno d’oggi in pianura o in discesa, superando spesso i 60 km/h. Una rottura ad un fodero posteriore può obbligare ad una sbandata, uno stop improvviso; ma una rottura ad un tubo sterzo, o al tubo obliquo in prossimità dello sterzo, punto debole di tanti telai spesso vuol dire trauma facciale, se non peggio.
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Luigi Daccordi
In riferimento alle dichiarazioni di Daccordi,che trovo giuste sui telai falsi,
dovrebbe essere specificato dai costruttori verso il cliente il telaio che andiamo ad acquistare che tipo di carbonio e’ stato utilizzato qunti strati sono stati fatti di tele carbonio,il tipo di resina ed altre indicazioni.
Invece quando si acquista una bici si sa che e’ fatta in carbonio e poi il marchio.
Le case costruttrici dovrebbero informare maggiormente delle differenze in questione.
L’ articolo di DACCORDI è impeccabile, ma io purtroppo devo riportare il fatto che ho subito la rottura del canotto di sterzo della forcella di una bici Specializzed acquistata da un rivenditore autorizzato e non ho avuto nessun riconoscimento della rottura…
Non avendo subito danni fisici, mi sono astenuto da intraprendere azioni legali, ma evidentemente tutti i “bei discorsi”, quando si trata di cacciar fuori dei soldi, finiscono tutti in… “chiacchiere da bar” !!!
Allora, mi chiedo se tanto devo “trascinare davanti ad un Giudice” un Fornitore, se non valga la pena spendere decisamente meno al mo.ento dell’ acquisto ?!?!
Salve Gianluca, non conoscendo il caso specifico è impossibile fare un commento, così come è impossibile valutare il comportamento della casa madre rispetto alla rottura che, evidentemente, non è stata giudicata dovuta a un difetto del prodotto.
Lavoro da 12 anni in un’azienda all’avanguardia nella lavorazione dei compositi: prfv, carbonio, ecc. Settori automotive, nautica, aerospaziale ecc. Leggo tonnellate di stupidaggini sui telai di biciclette. Adesso anche improbabili difetti sugli stampi che inficerebbero negativamente sulla resistenza meccanica del pezzo finale? Follie! Quasi tutti gli stampi in metallo usati in tutto il mondo..sono prodotti in oriente. Tali stampi non si deteriorano! Caso mai..il modello va fuori moda. Ormai tanti produttori comprano i semilavorati in carbonio dalla Cina… Verniciano con adesivi e rivendono con ricarichi da capogiro. Ho condotto personalmente prove distruttive su un telaio mtb: tutto è sconcertantemente perfetto. Noi abbiamo divesificato la produzione in quanto impossibile competere con prodotti buoni ed economici. Il male peggiore sono le case che chiudono gli stabilimenti in Europa, comprano i “semilavorati…per eludere le scarne leggi protettive” e rivendono le bici a prezzi inauditi! Rispondo all’amico che ha avuto il problema con la specialized: hai perdettamente ragione sono tutte chiacchiere da bar! Usare il carbonio per una bici che non gira esclusivamente in ovale…è follia in quanto le caratteristiche meccaniche non consentono sufficiente flessione e le buche ecc. potrebbero creare cricche e rompere il pezzo. Ma fa moda parlare di carbonio…quindi si usa anche in ambiti sbagliati. Ultima considerazione. I prezzi dei telai: assolutamente ingiustificabile. Le resine più costose da infusione (altro che stratifica a mano) ed i tessuti in carbonio (il più costoso è il twill da 200 gr/mq) costano centinaia di euro/kg. Come fa a costare un telaio 3k 4k€ in versione base? Soltanto marketing. Allora pensateci quando comprate una bici: spendere tanto non significa spendere necessariamente bene.
Commento non firmato, con alcune imprecisioni e altre sciocchezze (il carbonio non è adatto a fare bici?)
Si commenta da sé…
Caro Tuono 1000, sbagli, io lavoro con diverse ditte che producono stampi, per fonderia, per plastica, per carbonio, tutte italianissime, si chiamano modellerie/stamperie e l’italia è un eccellenza nel settore. Lavoro a Trieste ed a due passi dalla ditta dove lavoro vengono prodotti stampi per le fanalerie Audi ed in passato anche Ferrari. Conosco ditte in emilia romagna e toscana che lavorano nell’automotive e non soffrono la crisi. Il mondo (l’italia) non è solo il piccolo orticello delle ditte che conosciamo, abbiamo eccellenze che nemmeno ci sognamo.
L’unico vero modo, sicuro ed economico al contempo, per combattere la contraffazione è la serializzazione dei prodotti. Servizi come my-validactor offrono tutto ciò a prezzi vicini allo zero se non addirittura gratuitamente. Se solo lo si volesse davvero la contraffazione sarebbe facilmente contrastata con armi appropriate, disponibili, economicissime e italiane.
Purtroppo è la realtà. Difendere i produttori di bici è solo retorica. Il ricarico è sproporzionato. Sono d’accordo il carbonio per le mtb non è indicato e quando si rompe non ne risponde nussuno. Business e ricarichi di aziende che per marinare di più vanno in Cina per fabbricare un prodotto da rivendere a prezzi folli
BE QUI SI APRE UN MONDO APERTO A TUTTO E TUTTI….
SE IN UNA FIERA GLI STESSI PRODUTTORI SI SPUTTANANO TRA DI LORO DICENDO CHE I TELAI DEGLI UNI O DEGLI ALTRI SONO FATTI IN CIN A 200 EURO CADUNO….QUESTA DISCUSSIONE NON HA NESSUN SENSO…IO HO USATO DACCORDI PER ANNI..E NON HO NIENTE DA DIRE….QUALITA’ OTTIMA…
FACCIAMO CHIREZZA SU UN PUNTO:LA GIANT…COLOSSO DELLE BICI HA 10 STABILIMENTI IN CINA…E FA LA PRODUZIONE MONDIALE QUASI SUA…….,AVENDO DATO CAPACITA’ AI CINESI DI SPECIALIZZARSI PIU’ DI TANTI ALTRI EUROPEI,SI PARLA DI 6000.000 DI TELAI ANNUI…
IO HO USATI TELAI COSIDDETTI FALSI…HO AVUTO IL DISPIACERE DI TESTARLI CON INCIDENTI,ANCHE SERI,MAI CHE UN TELAIO ABBIA CEDUTO IN NESSUN PUNTO DELLO STESSO.
FORSE SE SI PUO’ DARE UN GIUDIZIO DOBBIAMO CAPIRE CHE IL MONDO DEGLI APPASSIONATI AL CICLISMO E’ PIU’ VASTO DI QUELLO CHE SI DICE….ANCHE PIU’ POVERO…VOLENDO IL MARCHIO DI GRIDO E LA BICI BELLA,MA AL TEMPO STESSO NON POTENTOSI PERMETTERE I COSTI ITALIANI ORMAI FUORI CONTROLLO…SI ADATTA AL MERCATO CINESE.
VOLEVO CHIUDERE DICENDO UN FATTO CHE TUTTI SANNO: COLNAGO HA AVUTO IL CORAGGIO DI DIRE IO FACCIO BICI ANCHE IN CINA,SOTTO MIO MARCHIO E RESPONSABILITA’E COSTANO LA META’,ALTRI FORSE FANNO TUTTI CINESE E VENDONO ITALIANO……..
Molta confusione in questo commento (e per cortesia non scrivete tutto in maiuscolo che è poco leggibile).
Ci sarabbe tanto da dire, ma abbiamo già risposto qui e in altri articoli.
Una cosa, però, su tutte: “adattarsi al mercato cinese” inteso come telai falsi, è illegale.
Il mercato cinese, poi, ha fabbriche pure per marchi conosciuti, ma certificati e assicurati. E legali.
Quindi se ho capito bene, se io compro un telaio in Cina è illegale mentre se lo fanno le aziende è tutto in regola? Saluti
No, se compri un telaio regolarmente importato e certificato per essere venduto in Italia è perfettamente legale. Non sono illegali i telai cinesi, sono illegali i telai contraffatti. Differenza non da poco.