2 gen 2018 – Se si tornasse alle vecchie regole (sempre valide) dei colori nazionali?
E pensare che tra gli anni ’80 e gli anni ’90 c’era chi si lamentava delle regole troppo strette che limitavano l’immagine dei vari Campioni Nazionali. C’era chi inneggiava alla libertà della scelta della grafica, chi diceva che tutto era basato su di un regolamento ante-guerra, e forse era vero, un po’ di innovazione ci voleva, ma ora sembra di essere caduti dalla padella alla brace.
Tutto è iniziato con il “personaggio Cipollini”, che ha scatenato una moda. Dapprima semplicemente usando pantaloncini dello stesso colore della maglia, che fino ad allora invece erano stati del colore della squadra. Al Giro d’Italia e al Tour il nostro Cipollini ha collezionato una fila di multe incredibili per le sue trasgressioni nell’abbigliamento. Ma ha vinto lui: la sua moda è stata poi adottata da tutti.
Negli anni 2000 è arrivato il segno distintivo di Campione Nazionale nella manica. Praticamente il gruppo era pieno di Campioni Nazionali: chi lo era stato 10 anni prima, chi lo era stato in pista o in mountain bike, chi in un’altra categoria. E allora è intervenuta la Federazione: bandiere nazionali o iridate andavano portate solamente nella propria specialità. E mi sembra giusto.
Ma la Federazione imporrebbe anche delle precise misure per la maglia del tricolore e per la disposizione dei colori. Oggi però questo regolamento è bellamente calpestato dai Team WorldTour, che sembra abbiano più potere di parola della stessa Federazione Italiana – forse perché i Team hanno budget considerevoli mentre la Federazione ha 2 milioni di euro di buco, e quindi altro a cui pensare? – io credo che le varie Federazioni Nazionali si dovrebbero sedere a un tavolino con l’UCI e decidere finalmente quali devono essere le maglie nazionali.
Quando ho iniziato ad andare in bici, il mio primo tecnico non voleva farmi partire a una gara perché non avevo i calzini bianchi. Quando era giovane lui i calzini bianchi erano di regolamento, ed il mio nero a lui non andava proprio giù. Il mondo va avanti, e rimanere ancorati a regole da Eroica è sbagliato. Ma vedendo la maglia di Aru non può che sorgere nostalgia delle maglie di campione nazionale di una volta, con pantaloncino della squadra (spesso nero, che sarebbe anche tornato di moda al giorno d’oggi), con le scritte degli sponsor sul tricolore, non viceversa.
Comunque al di là del gusto personale o di piccole nostalgie, da tutta questa storia la vera sconfitta è la nostra Federazione, quella Italiana. Per l’ennesima volta viene trattata come un organo di serie B che non è in grado di imporre rigore e rispetto delle proprie normative. E meno male che la UAE è la squadra che nasce dalle ceneri della vecchia Lampre, ultimo baluardo dei Team di prima fascia Italiani.
Stefano Boggia