di Guido P. Rubino
Gli scenari di guerra hanno coinvolto inevitabilmente anche il mondo dello sport e l’industria, in generale, sta soffrendo per conseguenze dirette e indirette causate dalla perdita di equilibrio di un’economia che, già con la pandemia, si è rivelata fragile nella sua globalizzazione fatta di settori interdipendenti tra loro.
Ecco, com’è la situazione attuale?
Assodato l’avvilimento morale per quanto sta accadendo, dalla tragedia della pandemia a quella della guerra tra Russia e Ucraina l’economia globale ne sta risentendo in maniera molto pesante.
Il punto della situazione pandemica è stato fatto anche nella recente fiera di Taipei che, anche per quest’anno, si è svolta in modalità ibrida e soprattutto virtuale vista l’impossibilità di spostamento per molti operatori e le preoccupazioni nella stessa Taiwan per una situazione che non si sta ancora risolvendo.
È anche vero, però, che questi anni sono stati di fortissima spinta per il settore della bicicletta e questo ha fatto andare decisamente contro corrente il mercato ciclo rispetto a tanti altri settori.
Situazione tutt’altro che facile però. Taiwan, ad esempio, ha visto un aumento di richiesta di biciclette del 30 per cento nel 2020, qualcosa in meno nel 2021 ed ha riconosciuto il mercato europeo come più importante a livello globale per la sua economica.
Che tutto non sia andato e non stia andando per il meglio lo abbiamo toccato con mano e raccontato più volte anche su Cyclinside. Il mercato, pure con una spinta fortissima, non sta dietro alla richiesta innescando squilibri e frustrazione tra gli utenti (che vedono le consegne posticiparsi di mesi) ma anche degli operatori del settore che, mancando i materiali, non possono fatturare quel che potrebbero trovandosi, paradossalmente, in una situazione di crisi economica. I magazzini non sono mai stati troppo pieni (e non solo in Italia). Prima del 2020 uno dei temi di discussione a livello globale era proprio la scarsa attitudine a riempire i magazzini a tutti i livelli per il rischio di vedersi invecchiare (e deprezzare) rapidamente l’invenduto.
Crescita economica limitata
Che il settore sia cresciuto da un punto di vista economico è fuori discussione, tuttavia negli incontri virtuali del Salone di Taipei, gli entusiasmi non erano elevati e non solo per la situazine attuale.
La crescita economica, si è notato, non è stata proporzionale all’aumento delle vendite. In sostanza i produttori non hanno guadagnato quanto si sarebbero aspettati perché hanno dovuto far fronte a un aumento dei costi di produzione e alla difficoltà stessa della produzione.
I costi dei trasporti sono arrivati anche a decuplicarsi e alla difficoltà produttiva (molti operai che lavorano a Taiwan sono della Cina contentale e, con la pandemia, non sono sono potuti tornare in fabbrica) si è aggiunta la difficoltà ad aumentare la produzione per seguire le richieste del mercato. C’è anche la difficoltà a reperire personale che deve essere specializzato e richiedete del tempo per essere formato. A questo si sono aggiunte pure nuove leggi taiwanesi che hanno ristretto il ricorso agli straordinari sul lavoro.
L’aumento dei costi di produzione e spedizione ha inciso sui guadagni delle aziende che hanno, nonostante gli aumenti che pure si sono registrati sui prodotti nei negozi, assorbito comunque parte di questi costi.
Materie prime
Già prima del 2020 si parlava di un aumento dei costi delle materie prime che sono andati a impennarsi con la pandemia e rischiando di diventare il problema fondamentale in questa fase con il conflitto Ucraina Russia. Mancando le materie prime per la produzione la ripercussione è su tutta la filiera e in tutti i settori. Il settore bicicletta, in questo senso, è allineato con tutti gli altri e spesso ci si trova nella difficoltà di avviare la produzione proprio perché manca il materiale da lavorare. A soffrire molto è l’industria elettronica che ripercuote le sue difficoltà nei beni tecnologici e anche in altri settori visto che i chip sono praticamente in ogni oggetto che utilizziamo quotidianamente, bicicletta compresa.
L’aumento dei costi di trasporto, conseguente alla crescita indiscriminata dei prezzi dei carburanti, sta complicando ancora di più la situazione e, al momento, non c’è ottimismo all’orizzonte.
E-bike, la spinta che non deve far deragliare
Le preoccupazioni elettroniche riguardano le biciclette tradizionali per la presenza sempre maggiore di dispositivi elettrici ma, soprattutto, l’e-bike.
Le e-bike sono il tema principale di qualsiasi discussione di mercato dedicato alla bicicletta, qualsiasi salone a cominciare, ovviamente, da quello di Taipei che storicamente è un’anticipazione di tendenze.
Un’azienda di biciclette, che ci piaccia o no, ha come obiettivo il fatturato e l’utile si fa dove il mercato offre opportunità. Ragionamento logico e lineare ma con un risultato indiscutibile: è l’e-bike il settore che offre le migliori opportunità, non si scappa. Ne consegue che gli investimenti vadano lì e oggi vediamo marchi storici che rischiano di cambiare il loro stesso core business. Un rischio che avevamo paventato, a dire il vero, già qualche anno fa quando la curva delle e-bike era appena in fase di decollo (ne avevamo parlato qui).
Oggi la situazione è molto più definita e dice pure che chi ha fatto queste scelte per tempo sta avendo ragione (ma era già una strada già tracciata). Proprio la pandemia ha funzionato da acceleratore di cambiamento e l’impressione di aver lasciato da parte le biciclette tradizionali è solo perché i numeri del mercato e-bike puntano a un bacino enorme che, alla lunga inizia a portare giovamento anche alla bicicletta tradizionale. Molti utenti “e” scoprono anche il piacere della bicicletta tradizionale dimostrando che l’aumento di persone che pedalano è cosa sempre positiva.
15 mar 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside