24 apr 2019 – «L’aerodinamica è un lavoro continuo». A parlare è Steve Smith, brand manager di Castelli che lavora a stretto contatto con il team Sky.
Lo abbiamo incontrato nella sede di Castelli, il maglificio Manifattura Valcismon, incastrato tra le montagne, vicino Feltre, zona di pedalate difficili in salita.
Parlare di body nel ciclismo è già da diversi anni cosa normale. «Non è più quella Lycra che faceva sudare – continua Smith – pensa che con la nostra Aero Race 6 siamo arrivati al punto che i corridori si allenano e corrono con lo stesso modello di maglia. Prima in allenamento utilizzavano altro, per lasciarsi la maglia che desse vantaggio aerodinamico solo per la corsa, ora non sentono più la differenza».
Il body è un tabù che Castelli ha superato lavorando con le squadre di sci alpinismo: loro avevano bisogno di una tuta unica e allora venne l’idea di qualcosa del genere pure per il ciclismo, con apertura anteriore per i bisogni fisiologici.
«All’inizio mi sembrava un’idea irrealizzabile per il ciclismo – racconta oggi Steve Smith – poi ci siamo messi a ragionare pensando a una soluzione, appunto l’apertura davanti, il comfort… sembra facile a dirsi ma ci sono voluti mesi prima di arrivare a un primo risultato accettabile».
L’idea di una body aerodinamico piacque molto e il nome del modello “Sanremo” deriva proprio dalla Classicissima di Primavera, pensando ad Haussler (che correvacon il Team Cervelò, supportato proprio da Castelli) che nel 2009 perse la corsa per pochi centimetri da Cavendish. Un’idea curiosa: come fare per recuperare quei pochi centimetri in 300 chilometri? Ovviamente lì si trattò di volata (e di uno spunto formidabile di Cavendish), ma il progetto aveva un senso, con il body si può risparmiare un bel po’ di fatica lungo la strada.
Da qui l’attenzione maniacale di Sky a ogni dettaglio.
Ma che vuol dire un lavoro a stretto contatto con il Team Sky?
«Abbiamo utilizzato una sorta di scanner per avere il modello perfetto di Michal Kwiatkowski che è uno di quelli che sta di più davanti a tirare o fa chilometri in fuga. Lo abbiamo messo nella posizione perfetta della bicicletta da strada e da lì abbiamo ricavato il modello su cui lavorare realizzato con software CFD».
Partendo dal modello virtuale si sono potuti simulare i flussi aerodinamici prima ancora di andare in galleria del vento. L’analisi dei punti di distacco dell’aria e quelli di maggiore pressione ha permesso di ottimizzare i tessuti in zone specifiche dell’abbigliamento. In base al modello analizzato sono state anche ottimizzate le posizioni delle cuciture.
I dati ottenuti, ovviamente, sono stati messi insieme alle richieste degli atleti. In particolare i corridori hanno posto la loro attenzione sull’elasticità dei tessuti e questo è stato dato in carico allo studio tecnico per abbinare i risultati dinamici a quelli di comfort richiesto dagli atleti.
Per il pantaloncino gli atleti erano già molto contenti del modello che avevano, ma il miglioramento da fare si è concentrato sul taglio al laser con il silicone posizionato verticalmente e la possibilità di migliorare ancora di più le bretelle che devono solo tenere in posizione il pantaloncino ma poi non si devono quasi sentire.
«Vedevamo corridori che facevano i buchi con le forbici per far passare di più l’aria. Con l’attenzione ai tessuti siamo riusciti a rendere perfettamente traspirabili le bretelle dandogli anche un taglio più ergonomico – prosegue Smith – pensa che l’analisi dei prodotti fatta nei test anche con i corridori ci ha portato a un bagaglio di esperienze superiore ai due milioni e mezzo di chilometri percorsi con i nostri modelli».
Il prodotto sviluppato per i professionisti, poi, è lo stesso identico che viene immesso sul mercato (basti guardare la tasca per la radio che i praticanti possono utilizzare comunque come portaoggetti).
D’altra parte il ciclismo è uno sport che permette di avere sul mercato tutto quello che utilizzano gli atleti professionisti.
Lo stesso si può dire dei fondelli. Con l’esperienza di Castelli la progettazione avviene internamente all’azienda (anche per ottimizzarli in base al modello di pantaloncino) e poter avere, così dei prodotti di altissimo livello.
Castelli, di fatto, non prevede prodotti entry level, tanto meno nei fondelli, proprio perché il marchio è posizionato sull’altissima gamma.
«Pensa che facciamo uno studio apposito anche sul posizionamento del fondello. Tra due atleti simili possono esserci esigenze diverse, ma proprio regolandoci sui corridori professionisti siamo riusciti a individuare i posizionamenti ideali. D’altra parte i corridori, essendo magri, hanno esigenze piuttosto simili».
Ovviamente la posizione del fondello cambia anche tra le taglie proprio per adattarsi alle diverse morfologie.
«Non c’entra neanche la posizione in sella – spiega Smith – ma dipende molto da come vengono indossati i pantaloncini e dal volume dei muscoli delle gambe che portano a calzare in maniera differente. Conta anche il volume del busto.
In Castelli si producono anche alcuni indumenti su misura per i corridori del team e poi c’è il personalizzato per i clienti e le squadre.
Un laboratorio grafico che elabora idee e adatta le grafiche da passare alla stampa che poi servirà per la produzione dei tessuti con i colori custom. Una produzione continua, macchine che stampano 60 metri all’ora di carta per soddisfare le tante richieste di chi voglia avere materiali di vertice e testati da una delle squadre più attente alla tecnologia del mondo professionistico di alto livello.
Il resto, ancora da scoprire, si trova in un faldone con su scritto Sky, per ora. Contenuto segreto ovviamente, ma sull’aerodinamica dicono che ci siano ancora parecchi margini. Le percentuali di miglioramento che ci sono state accennate sono quasi difficili da credere, quasi come i body per il ciclismo su strada.
Galleria fotografica
Guido P. Rubino
Ulteriori informazioni: https://www.castelli-cycling.com/it