S’incontrano per strada, arrivando, e si sfiorano nel villaggio eroico, salutandosi con un cenno. Si incroceranno la domenica procedendo ognuno in senso opposto.
Nel weekend del 24 e 25 Maggio in occasione di Eroica Montalcino, sorella minore di quella di Gaiole – 2.247 partecipanti, di cui il 23 per cento stranieri e ancora solo il 13 per cento donne – il borgo, e i verdi colli della Val d’Orcia, anche quest’anno hanno vissuto l’ incontro fortemente simbolico tra due modi di viverle, queste strade bianche: il passato dei ciclostorici sulle bici di acciaio dai freni “a baffo” e i baffi impomatati, le maglie di lana slabbrate, i caschetti di strisce di cuoio, e i partecipanti al Tuscany Trail, su bici gravel in carbonio, l’attrezzatura da bike packing e gli occhi fatalmente attratti dalla mappa incollata al marsupio anteriore.
Due mondi apparentemente opposti, ma entrambi impolverati, entrambi stanchi, appagati e felici.
Polvere e gravel, passato e futuro uniti nel presente dallo stesso modo di vivere il cicloturismo, e a ben vedere il turismo tout-court: lento, rispettoso, immerso nella natura, in totale assenza di competizione. Ognuno con il suo ritmo, scandito dagli incontri e dalle chiacchiere, distratto dai paesaggi, e dal cibo buono, che qui non manca mai e s’incontra in ogni borgo, in ogni locanda, ma oggi di più, e accoglie questi viandanti a pedali in ristori con ogni ben di dio: dagli onnipresenti crostini di “pane e tutto” – olio, zucchero e vino, salame, mortadella, nutella – a piatti più elaborati come la panzanella e la pappa al pomodoro. Tutto ovviamente annaffiato da vino locale a qualsiasi ora.
Dall’Eroica una nuova salvifica idea di turismo
Guardando questi paesaggi nella luce perfetta e morbida di un weekend né troppo caldo né troppo freddo, con le colline a perdita d’occhio di un verde che, ne siamo sicuri, c’è solo qui, e i borghi che le punteggiano adagiati sulla cima come signorotti orgogliosi dei loro possedimenti. I piccoli casali perfetti, i vigneti – e che vigneti! – a perdita d’occhio, non riusciamo a non pensare a cosa sarebbe se 27 anni fa a quel pazzo visionario appassionato di Giancarlo Brocci e i ai suoi amici non fosse venuto quel guizzo, quell’intuizione un po’ matta. Cosa sarebbe successo, se al posto dell’Eroica queste terre fossero state scoperte dal turismo di massa, quello “mordi, fuggi, e distruggi”?
Intanto le strade sarebbero asfaltate, che tutta questa terra dà fastidio e sporca la macchina e i vetri, che manco li puoi aprire, se no entra la polvere. E poi, lo vuoi fare un parcheggio bello grande? Fai pure dieci, che più ce n’è più macchine arrivano. E butta giù quel casale in pietra, che è vecchio e ha poche camere. Mettiamoci anche una bella discoteca, e il centro commerciale, che alla gente piace…
E invece.
Quell’idea è stata la salvezza del Chianti, e della Val d’Orcia, che grazie ad essa sono state risparmiate e protette. Le sue famose strade bianche, intatte, i suoi colli verde smeraldo e l’aria, che resta pulita proprio grazie alla polvere.
E allora, da Gaiole e Montalcino, che questo modo di visitare dilaghi, e tuteli i tantissimi posti belli del mondo. Che si riempiano biciclette lente – non importa se antiche o moderne – che la chiamino polvere o gravel (tanto qui si dice brecciolino).
Che diventi impossibile trasformarli, asfaltarli, costruirli.
Ritrovare è innovare
Perché il ritrovare un modo antico di fare turismo è l’unico vero futuro possibile.
E ce ne andiamo da Montalcino con dei regali preziosi: il ricordo di un weekend perfetto, pedalato, assaporato, spinto, degustato, chiacchierato fino in fondo.
Il volume Percorsi Ritrovati che Eroica ha realizzato in collaborazione col Ministero dell’Ambiente, che mappa i percorsi per passare in bicicletta da un parco nazionale a un parco geominerario, su strade rurali, bianche, zitte. Le strade della viabilità dimenticata.
E la speranza che l’Italia ancora integra e rurale venga invasa da questo popolo delle biciclette a difesa della sua unicità e della sua bellezza.
Polvere o gravel, il brecciolino ci salverà.
Le foto dell’articolo sono Paolo Martelli