Nella prima tappa del Tour de France Ben O’Connor era finito in ospedale a dopo le cadute clamorose di quell’inizio Tour disastroso non si prospettava niente di buono per lui. Però ha stretto i denti, i dolori hanno iniziato a passare, le radiografie avevano parlato di botte forti ma nessun osso rotto, quindi si prosegue a oltranza. E via a provarci ancora, fino a oggi.
L’australiano non solo ha azzeccato la fuga ma ha pure recuperato dopo un momento di difficoltà di giornata e, ripresi Higuita e Quintana, che sembravano destinati alla tappa, li ha via via staccati per involarsi solitario all’arrivo. E con un vantaggio tale da rischiare quasi di prendere la maglia gialla dopo pure averla indossata virtualmente per un bel po’ di chilometri. Ora è secondo in classifica generale.
Nel finale di tappa Pogacar non si è tenuto più ed è partito, da solo, lasciando ancora una volta sui pedali gli avversari. Altri secondi in cascina per lui.
L’arrivo era di quelli importanti, in salita a Tignes, dopo quattro Gran Premi della Montagna e tantissima pioggia che ha consigliato a molti corridori di cambiarsi quasi completamente lungo la tappa. Un avversario in più che aiuta e aiuterà nella selezione dei migliori (chi si è coperto meno ha speso di più, a prescindere dalle dinamiche di gara). Unica fortuna per i corridori è stata la lunghezza non eccessiva di una frazione che da Cluses a Tignes ha fatto contare 145 chilometri sui contachilometri della corsa.
Via Roglic, intanto, contuso e confuso dopo una caduta banale e dolorosa. Via, però, anche Van der Poel che ieri ha perduto la maglia gialla e allora ha colto l’occasione per fare quanto preventivato sin dall’inizio: prepararsi alle Olimpiadi che devono prevedere anche un adattamento al fuso orario poco compatibile con le date del Tour de France. Ha fatto bene a ritirarsi così, subito dopo aver perduto la maglia gialla? Da un punto di vista puramente funzionale, sì. Da quello sportivo un po’ meno. Non è mai bello vedere un corridore ritirarsi anche se questo Tour è nato zoppo proprio per le date. Tra qualche giorno, probabilmente al secondo giorno di riposo (il primo è domani) farà le valigie per Tokyo anche Vincenzo Nibali.
Ci sentiamo di concedere qualche attenuante per un calendario che non sembra poi tanto migliore di quello schiacciato, causa pandemia, del 2020.
La storia, invece, dice che il Tour è congelato dalla pioggia e da Pogacar, dall’alto dei suoi minuti di vantaggio, intanto vale la lotta per le piazze d’onore e la maglia degli scalatori in salita in cui, oggi, si è esaltato Nairo Quintana.
Fuga che va senza troppa preoccupazione dei vertici della classifica. Al punto che O’Connor si è trovato addosso la maglia gialla virtuale nella fuga con Higuita e Quintana e il vantaggio dilagante sulla maglia gialla più altro sparpaglio di corridori.
Nel finale a 20 km dall’arrivo si è staccato Quintana all’improvviso: crisi e pedalata spenta, lasciando spazio al duo Higuita-O’Connor alla caccia di tappa e maglia rispettivamente.
Dopo il recupero di Quintana è Higuita ad andare in crisi ma si vede anche il nostro bel Mattia Cattaneo, rimasto a lungo in mezzo tra fuggitivi e gruppo e poi secondo sul traguardo. Menzione speciale anche per Colbrelli, rimasto davanti a dispetto delle sue caratteristiche.
Nella salita finale Pogacar ha controllato il distacco ben aiutato dalla squadra (hanno ben recuperato e risposto bene a chi dava Pogacar per troppo isolato). Per lui anche l’aiuto, insperato, della Ineos con Carapaz che ha provato pure l’allungo nel finale lasciando indietro qualche avversario diretto.
4 lug 2021 – Riproduzione riservata – Redazione Cyclinside