10 ott 2017 – Le dichiarazioni di Freire (ec campione di ciclismo spagnolo, ndr) sono quelle che solitamente danno fastidio ai corridori in attività: Sagan vince facile, non c’è nessuno in grado di contrastarlo perché il livello è basso. Sempre difficile e brutto valutare queste cose quando non si è più in gruppo. Su strada spesso non ci sono rilevamenti precisi, raffronti diretti come record e tempi a cronometro, che sono sempre influenzati da mille fattori come il meteo o la tattica della gara. Certo è che se invece andiamo a guardare la pista, dove abbiamo sempre rilevamenti precisi, negli ultimi 10 anni i progressi sono stati immensi. E ricordiamo che dalla pista provengono fenomeni come Geraint Thomas e Elia Viviani, o vincitori di passate edizioni del Tour come Bradley Wiggins. Come si fa a dire allora che il livello è basso?
Forse radicalmente cambiato, quello sì. Anzi, in certe occasioni sembra persino un altro sport rispetto a pochi decenni fa. Ora il ciclismo è meno sport di resistenza: la differenza si fa sul finale ma sempre con picchi di potenza altissimi. Il numero di salite e i chilometri non fanno più la differenza come prima. La Milano Sanremo che prima era appannaggio anche di corridori in grado di vincere una grande corsa a tappe ora è una classica quasi di pianura, con un probabile arrivo in volata da evitare solamente con un attacco sul Poggio. Ed è chiaro che con un ciclismo così un corridore potente come Sagan è perfettamente a suo agio.
Freire fu a suo modo un innovatore ed apripista nell’allenamento. Il suo modo di prepararsi con allenamenti corti ed intensi all’inizio erano visti con malignità dagli occhi abituati agli interminabili chilometri degli anni ’90, ma poi hanno fatto scuola, e molti hanno iniziato ad imitarlo. Oggi la preparazione segue sempre questo concetto di intensità e si è sviluppata verso maggiori potenze grazie anche alla parte “a secco” in palestra, che invece una volta veniva snobbata. Risultato? Un livellamento delle prestazioni altissimo, che non permette più attacchi da lontano, ma che obbliga i corridori a giocarsi le gare al centesimo di secondo.
In questo ciclismo il Claudio Chiappucci della situazione non avrebbe più chance: difficile fare il cavallo matto, impensabile sperare nella stanchezza degli avversari, che ora nel finale sono sempre implacabili e precisi nel chiudere le fughe dove e quando vogliono. Invece altri come proprio Freire o Erik Zabel oggi avrebbero probabilmente la strada spianata per ancora più vittorie di quelle che hanno ottenuto a loro tempo. Con una differenza fondamentale che rende Sagan veramente un fenomeno: lui vince da febbraio a ottobre, passando da grandi classiche di apertura, tappe nei tre grandi giri, vittorie anche minori sparse per il mondo e finendo con il Campionato del Mondo. In questo Sagan è veramente unico al momento.
Stefano Boggia