29 mag 2020 – Il lago può dare il ritmo, lento, alla pedalata. Siete mai capitati di fronte a un lago in bicicletta? È come attraversare una porta. Dietro la frenesia, la velocità di una discesa, i battiti del cuore. Dopo, le sue onde calme accarezzate dal vento. Scende il ritmo di pedalata, si alza lo sguardo per indovinare la costa anche se si sa già tutto. Ogni lago è una conquista, come una salita. Poi si pedala più lenti per respirare quell’atmosfera e portarsela dietro, quando il lago sarà alle spalle e avremo lavato via la fatica con una doccia.
Il lago può essere vacanza, perfetto in un’estate italiana invidiata nel mondo. Un centro da cui partono i raggi di escursioni per ogni gamba e per ogni palato.
Se il lago è quello di Lugano, poi, se ne possono scoprire i caratteri diversi che percorrono la costa, dalla città svizzera alle rocce a strapiombo, trovando il fresco delle correnti che vengono dall’alto e il tepore dell’acqua che mitiga la temperatura anche d’inverno.
La fortuna di certi luoghi, pensandoli a pedali, è di avere a portata di ruota il percorso ideale a prescindere dalla condizione e dalle preferenze. Ci sono i sentieri per gravel e mountain bike, le salite (o la pianura) per le biciclette da corsa. Chilometri da percorrere anche in un curioso entrare e uscire dai confini italiani e svizzeri.
La perla, incastonata in questo angolo di lago, è il resort Parco San Marco. Si trova vicino Porlezza in quel punto della provincia di Como dove Svizzera e Italia si incastrano come un gioco di costruzioni e in un balzo si passa da un confine all’altro.
Parco San Marco è uno dei Luxury Bike Hotels che assicura agli appassionati del pedale un’esperienza unica, comprese le guide locali (e che guide! vi diremo più avanti) che possono condurvi in sentieri conosciuti solo a chi abita da queste parti. Piccoli segreti che permetteranno di pedalare lungo strade lontane dal traffico che non è comunque ingombrante.
Tra Svizzera e Italia
Parco San Marco è un resort appoggiato sulle rive del lago e direttamente dalle sue costruzioni si scappa via verso il silenzio dei sentieri che guardano il lago dall’alto. Arrivare a Lugano è un intrecciarsi di sentieri alla portata di tutti.
Oppure si può percorrere il sentiero che percorre la vecchia ferrovia del San Gottardo fino al Lago Piano, quello che una volta era un tutt’uno con il lago di Lugano.
Tra strade e sentieri si può anche scegliere di guardare il lago direttamente dal battello. Il percorso verso il lago di Como è breve e adatto pure alle famiglie e a Cardenabbia ci si può imbarcare verso Bellagio. Un tuffo nello stile liberty che ha ispirato poeti e artisti.
Bellagio fa rima con vacanza, ma a guardare in alto è lì a filo di pensiero il Ghisallo, salita ciclistica che sa di storia, quella del Giro di Lombardia che passa per quel santuario che ha visto ruote impolverate di strade bianche e sudori recenti: chi passa tra i primi, qui in cima, non è certo un ciclsita per caso. La salita, con i suoi tornati che a tratti non lasciano fiato (meglio partire col rapporto giusto sin dalle prime rampe) merita il premio della storia: quella conservata al Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo, che proprio qui di fronte alla cappella storica, conserva i cimeli di una cultura ricercata da ogni parte del mondo. In certi giorni, nel Museo, non sembra neanche di essere in Italia per la molteplicità di lingue che vi si parlano. Una mecca per i ciclisti conquistata come si deve, con la fatica.
In compagnia di un campione
C’è una maglia gialla messa lì vicino alla porta. Non è un giallo qualisasi: è quello del Tour de France. Alberto Elli l’ha messa in mostra così e la racconta quasi a schernirsene, cuore da gregario di lusso che ha pedalato da campione. Un premio alla carriera conquistato mica per caso e che ha mollato facendo faticare quelli che al Tour de France puntavano alla vittoria finale. Era appena iniziato il nuovo millennio e lui festeggio in maniera pirotecnica nel caldo francese.
Alberto Elli da queste parti ci abita e ci lavora. Affitta biciclette e fa da guida mentre continua ad affidare una gamba che è meglio non sfidare.
Soste per un risotto o per uno spuntino veloce, ma meglio pedalare guardandosi intorno che dentro. La fatica qui premia con panorami che si perdono nelle coste del lago che spariscono tra insenature e colori. Ci potete trovare quelli caldi ed estivi, ma se ci pedalate a settembre potreste fare una lista delle sfumature e delle tonalità che portano dal giallo al verde. Meglio fermarsi per una foto, vale anche come scusa per tirare il fiato prima di affrontare un altro monumento.
No, il Muro di Sormano non è per tutti. Farlo a piedi è faticoso, a pedali è da eroi e si capisce perché quando il Lombardia passa di qui i corridori imprecano i santi e implorano spinte dal pubblico. La bicicletta sembra ribellarsi alla sua natura e vuole tornare indietro, che certe salite non sembrano fatte per ruote a pedali.
Elli commenta e sorride. Ed è già pronto a preparare le biciclette per il giorno dopo. Con la sua attività riesce a fornire qualsiasi mezzo, ovviamente anche e-bike per non far perdere a nessuno l’esperienza di questi posti a prescindere che si senta o meno la salita come indigesta.
Meditazione, recupero e cultura
La fatica libera la mente, ma anche un’attività meno impegnativa è una scusa per staccare per qualche giorno. A Parco San Marco si può scegliere un massaggio e predisporsi, all’alba, per la meditazione Tai Chi oppure, più semplicemente, godersi la spiaggia riservata.
L’ultima pedalata potrebbe essere un bagno di cultura e bel vedere come la Villa Fogazzaro Roi fatta di dettagli e stanze da scoprire nello stile unico voluto dallo scrittore e poeta che qui passò molto del suo tempo.
Camminare in questi spazi è un tuffo all’indietro in un epoca fotografata e fissata lì, come una lastra tridimensionale e colorata. Rispetto e voglia di silenzio. Da certi posti si esce sempre un po’ più ricchi.
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Ulteriori informazioni:
Guido P. Rubino