10 apr 2018 – La risposta di Sagan alle parole di Tom Boonen è stata di quelle che mettono un punto deciso e chiudono il discorso. Non possiamo sapere la frase esatta in fiammingo, ma era palese che in Italiano la traduzione degli aggettivi espressi da Boonen per l’attuale Campione del Mondo fosse “ciuccia ruote”. Personalmente anche solo vedendo la Sanremo dell’anno scorso lo giudicherei un aggettivo improprio, ma se ce ne fosse stato ancora bisogno dopo questa Roubaix possiamo dire che di tutto si può parlare men che di ciuccia ruote.
L’attacco decisivo è stato definito una “fagianata”. Forse sì, forse invece mancavano le gambe negli avversari. Fatto sta che in una settimana siamo passati dalle polemiche di Sagan che accusava il gruppo intero di corrergli contro ad un attacco senza risposta. “Fagianata” però lo lascerei dire solo ai commentatori in televisione. È vero che se n’è andato apparentemente incontrastato e senza inseguitori, ma non dimentichiamoci che in un battibaleno ha ripreso i tre davanti. Vuol dire che è andato via forte, talmente forte che forse solo a vederlo da dietro smontava qualsiasi idea di inseguimento.
Nel dopo gara, alcuni criticano Silvan Dillier accusandolo addirittura di aver venduto la corsa, di aver collaborato troppo con Sagan. In effetti, sapendo di essere perdente in uno sprint contro lo slovacco, avrebbe potuto collaborare meno. Ma con un semplice Tweet Dillier chiarisce: collaborando ha ottenuto il secondo posto, il massimo per quel giorno. D’altronde trovarsi in fuga con uno che vince le volate di gruppo al Tour de France lascia poche prospettive. Se non tiri più non tira nemmeno lui. Se venite ripresi, lui probabilmente vince ugualmente in volata di gruppo, tu no, tu rimani ultimo del gruppo, stanco per la fuga. Se invece tiri fai bella figura, come Dillier ha fatto, prendi il tuo secondo posto, e rimani amico di tutti. Forse al posto suo sarei partito per una volata lunga, così per provare il tutto e per tutto, ma poco cambia, il risultato sarebbe comunque stato quello.
In tutto questo però la corsa sarà ricordata principalmente per la morte di Goolaerts. Per un giovane belga partecipare alla Roubaix è il coronamento di un sogno. È di poca consolazione ma almeno è morto realizzando il suo sogno.
Stefano Boggia