8 apr 2018 – Gli avevano persino detto che parlava troppo. A lui, al Campione del Mondo. Sagan aveva evidenziato come correre sempre addosso a lui, per molti corridori, significasse favorire la Quick Step. Perché non pensavano ognuno alla propria corsa? Il rimbrotto era arrivato da uno che non si sarebbe aspettato. L’amico Tom Boonen.
C’era da dimostrare i suoi numeri sulla strada.
Si è guardato allo specchio e ha visto la sua bella maglia iridata. Era giunto il momento di farla vedere bene quella maglia e ricordare a tutti perché sono tre anni consecutivi che la indossa.
Gli avversari hanno cominciato a scattargli addosso, quattro contro uno, e pure tutti gli altri, compreso quel Van Avermaet che la Roubaix l’ha vinta l’anno scorso. Così si presentava questa Parigi Roubaix edizione 2018. Roba da gatto col topo. Invece Sagan è rimasto lì davanti. Li ha visti andare via e ha lasciato che si scannassero da soli. In certi tratti è sembrato quasi che alla Quick Step, troppo sicuri di fare bella figura, si siano fatti un dispetto da soli perché poi, sul più bello, Sagan è andato via e nessuno gli è andato dietro.
Relive the last kilometer of this amazing edition! 💪🌈
Revivez le dernier kilomètre de cette édition spectaculaire! 💪🌈#ParisRoubaix pic.twitter.com/DPA6X9I7vn— Paris-Roubaix (@parisroubaix) April 8, 2018
Cronaca
La Parigi Roubaix ti fa bruciare gli occhi di fango, se piove, o la gola di polvere, se c’è il sole. Nell’edizione 2018 i corridori hanno affrontato un po’ di tutto. Anche se la giornata assolata non ha proposto pioggia è stato il fango di quella dei giorni scorsi a creare i primi problemi ai corridori.
Sin dal primo settore, un apparentemente tranquillo tratto da tre stelle, a Troisville, si è cominciata a fare selezione e, come l’anno scorso, il primo a farne le spese è stato Greg Van Avermaet, che si è trovato staccato a causa di un ingorgo causato da una caduta. E meno male che alla vigilia i tratti peggiori sono stati ripuliti come possibile, almeno dalle quantità di fango maggiori.
Nelle prime fasi e nei primi tratti di pavé la corsa è andata avanti con una selezione inesorabile per cadute e incidenti dovuti proprio alla strada scivolosa. Ruote che scappano via e falciano via gruppetti di corridori. Chi riparte e chi resta a terra. Tra le immagini di corridori a terra ce n’è una che ha gelato il sangue, quella del belga Goolaerts addirittura in arresto cardiaco. Fiato sospeso.
Nelle cadute rimangono coinvolti anche Moscon, che riparte e Matteo Trentin che cade malamente ed è costretto al ritiro. Intanto la corsa prosegue e si passa attraverso Aremberg, la foresta che fa da primo esame importante della corsa dove inizia a rivelarsi la tattica della Quick Step, la squadra più forte con le sue quattro punte.
È Gilbert il primo a muoversi proprio sulle pietre di Aremberg. Bella la sua azione e appena viene ripreso è il momento di Stybar che scappa via a più di settanta chilometri dall’arrivo.
A un po’ più di cinquanta chilometri dall’arrivo anche Stybar viene raggiunto e agli scatti di Van Avermaet risponde direttamente Peter Sagan, uno scatto e poi due e via, mentre il gruppo aspetta a sorpresa anche del Campione del Mondo che recupera rapidamente sugli attaccanti rimasti mentre dietro esce anche Van Aert.
Parte quasi senza convinzione Sagan e pian piano aumenta, facendo la differenza nel tratto difficile di pavé di Mons-en-Pévèle. Dietro Terpstra e Van Avermaet a cercare di reagire, con i secondi che aumentano e i chilometri al traguardo che diminuiscono.
Va via e prosegue Sagan, portandosi dietro Silvan Dillier che fa acrobazie per restare a ruota al Campione del Mondo. Nel Carrefour de L’Arbre affonda Terpstra, dietro, con Van Avermaet a ruota.
Dietro si guardano e si svegliano con un po’ di ritardo. Difficile recuperare un minuto a Sagan e Dillier a dieci chilometri dall’arrivo.
Dillier e Sagan, cambi regolari verso Roubaix e poi volata scontata all’arrivo. Anche se per un attimo questo Dillier formidabile aveva fatto pure pensare a chissà cosa. Chi se lo sarebbe aspettato così forte?
Onore a lui. Applausi a Sagan, vincitore meritato della Parigi Roubaix 2018.
Galleria fotografica
Guido P. Rubino