Casco leggero, aerato, da dimenticare di averlo addosso, ma da non dimenticare di indossarlo prima di uscire in bicicletta, indispensabile nel disgraziato momento di un incidente. E no, non è come inciampare a piedi, perché dalla bicicletta si cade “da più in alto”, e non si riesce a proteggere la testa e non è nemmeno questione di andare più o meno forte. Ci si può fare male anche andando piano. Soprattutto in città, dove ci sono tanti oggetti e punti su cui sbattere molto più dannosi di una strada dritta e liscia.
Un esempio chiaro lo abbiamo avuto in occasione della Parigi Roubaix 2019. Wout Van Aert scivola su una curva dopo aver cambiato bicicletta e nella fretta di recuperare. Forse l’asfalto polveroso di quel tratto di strada lo ha tradito, forse le gomme troppo gonfie, fatto sta che la ruota anteriore scappa via e lui cade. La botta sul lato destro del corpo è niente rispetto alla testa che rimbalza sull’asfalto dopo aver picchiato con violenza a terra. Ve l’immaginate senza casco?
C’è da aver paura a immaginare cosa sarebbe potuto succedere, senza casco, al corridore delle Total Direct Energie che è caduto al Tour dello Yorkshire. Rimbalza dal gruppo e nella dinamica della caduta, viene proiettato sulla sinistra della strada, in pieno sul marciapiede.
Anche per lui la botta è tremenda e, come il belga di cui abbiamo appena detto, rimane un attimo a terra, per riprendersi dal colpo che comuque la testa ha subito.
Casi diversi ma molto simili nelle conseguenze. Lo stordimento è normale dopo un colpo di quel genere. Tant’è che dopo qualche secondo si può già tornare in bicicletta (se non ci sono altre conseguenze). Ma senza casco la situazione sarebbe ben peggiore.
Qui sotto il video delle due cadute:
Redazione Cyclinside
Nell’articolo dovreste specificare chiaramente che parlate di ciclismo sportivo, amatoriale, professionale e competitivo.
Le dinamiche sono le stesse. Anche andando piano.
Se ne era parlato qui, per esempio, con tanto di evidenza video:
https://cyclinside.it/video-serve-il-casco-in-bicicletta-ecco-la-prova-inconfutabile/