Vale sia che si tratti di comprare un pacco di pasta al supermercato, sia che si tratti di un gioiello o come nella fattispecie che si tratti da una bicicletta destinata all’utilizzo sportivo o in genere al leisure: qualsiasi decisione d’acquisto è sempre la somma di una componente razionale e di una emotiva, ma la proporzione tra queste due componenti varia molto in funzione della natura del bene che si intende acquistare, ovvero che questo sia un bene di prima necessità piuttosto che un bene voluttuario, o se preferite non necessario.
Riferimenti
Non è nostra intenzione addentrarci in discussioni economiche o in ragionamenti sulle dinamiche psicologiche legate ai consumi, ma quella critica frequente che sentiamo generalmente muovere al mercato della bicicletta è fondamentalmente e principalmente figlia di questo meccanismo: «Le biciclette costano troppo, i prezzi sono folli, solo in pochi se le possono permettere».
Abbiamo sentito le aziende
È questo il tenore più frequente dei commenti che dalle pagine dei nostri canali web (o soprattutto social) ci sentiamo recapitare quando pubblichiamo il test di una bicicletta oppure la recensione di un componente o un accessorio.
Provare a dare una risposta a questa voce è proprio l’obiettivo del video che abbiamo realizzato durante IBF 2024, fiera Italiana della bicicletta, dove abbiamo girato direttamente la domanda “perché le bici cosammo così tanto” soprattutto ai produttori di biciclette, ma anche a quelli della componentistica.

Attenzione, quella che si può ricavare dal video non è certo una risposta definitiva alla domanda, quantomeno perché, per esigenze tempistiche e pratiche, abbiamo dato voce solo ad alcuni attori della bike industry (al netto di alcuni, in realtà pochissimi, che hanno preferito non rispondere). Le voci degli interlocutori interpellati, però, ribadiscono in modo chiaro quella che non può che essere la risposta di aziende oltre che con il circoscritto mercato italiano si confrontano prima di tutto con un pubblico globale.
Componente emotiva e necessità
Ecco, per tornare a tal proposito alle righe iniziali, l’acquisto di una bicicletta per scopo leisure è da sempre stato un processo in cui la componente emotiva è maggiore, oseremmo dire predominante. In questo quadro la percezione che il prezzo imposto sia alto esiste da sempre, perché è ovvio che proprio le dinamiche emozionali portano a prendere come riferimento il meglio che propone il mercato, spesso il top di gamma o addirittura la “fuoriserie” da sogno. Quest’ultima, tra l’altro è non per caso proprio l’articolo preferenziale utilizzato dalle aziende per impostare le strategie di marketing, è quella come il bagaglio tecnologico maggiore, quella usata dal campione, quella che non può non far parlare di sé, che non può non “fare notizia”. E il “gioco è fatto…
Differenza col passato
È sempre stato così. Ciò che è significativo, infatti, è che volendo rimanere in ambito di mercato road, ricordiamo a tutti che una decina di anni fa una bici top di gamma costava circa 9.000 euro; volendo andare più indietro, nel 1998 servivano circa otto milioni di lire per acquistare una top bike prodotta negli USA (ci ricordiamo ad esempio della Cannondale Replica di Cipollini che costava più o meno quella cifra lì). Erano e sono sempre stati prezzi alti in relazione al costo della vita, perché si parlava di top di gamma, di modelli di vertice.
In realtà una differenza tra ieri e oggi c’è eccome: diversamente da che in passato oggi l’offerta di mercato è decisamente più ricca, è segmentata e frazionata rispetto a quella che era una volta: oggi se ci si vuole avvicinare a un modello di bici è possibile scegliere tra allestimenti e versioni che costruiscono una forchetta di prezzo estremamente ampia.
Dinamiche economiche
Per tornare ai prezzi alti e per restare nell’ambito del nostro mercato nazionale, va detto che la percezione che le bici siano più costose di un tempo è anche figlia di dinamiche economiche interne non proprio rosee: ci riferiamo alle, ahinoi, assai note dinamiche economiche inflative, al rincaro dell’energia, all’aumento dei costi delle materie prime e non da ultimo al crollo del potere d’acquisto degli italiani (-4.5% negli ultimi 10 anni in base ai dati ISTAT relativi alle retribuzioni lorde). In questo quadro è importante dire che anche il prezzo medio delle biciclette è cresciuto negli ultimi due/tre anni, ma lo pga fatto certamente meno di ciò che ha riguardato i beni di prima necessità.
Ma se nel caso dei beni di prima necessità l’acquisto è evidentemente necessario, nel caso delle biciclette, oggi ancor più di ieri, la percezione di prezzo alto è immancabile se ci si lascia rapire principalmente dalle emozioni. E da parte sua la frustrazione o la critica possono venire facili se si capisce che non si hanno le possibilità di soddisfare quei desideri.






























Gentile redazione, alcune considerazioni.
1.In primo luogo ho trovato arrogante e commercialmente incomprensibile l’atteggiamento di quasi tutti gli intervistati. In sostanza: se hai i soldi e li vuoi spendere comprati la bici, altrimenti pazienza.
2. Le bici top di gamma a prezzi ragionevoli si trovano. Vedere il listino Cube su tutti.
3. Mi chiedo come debba sentirsi chi avesse acquistato una bici da 15.000 Euro che se la vede ora proporre con sconti anche oltre il 40%. Non parliamo di un acquirente Trek che avendo acquistato una Emonda o una Madone gen. 7 magari un anno fa si sente ora raccontare che era tutto uno scherzo, Emonda e Madone 7 sostituite dalla Madone gen. 8.
Qui non si tratta di avere o non avere i soldi e di volerli o non volerli spendere, si tratta di avere un minimo di accortezza e di non farsi prendere in giro. Forse a quel punto torneremo ad avere un mercato più equilibrato.
Un cordiale saluto
Gentile Carlo, purtroppo sono i contraccolpi del mercato. Le grandi aziende hanno necessità di far muovere il mercato e lo fanno con gli sconti. Che non vuole dire che la bici che quel 30 per cento di sconto fatto ora sia un margine che prima era ingiustificato, semplicemente che ora – pure di far muovere il mercato, appunto, si accetta di vendere con margini insostenibili. Finito questo momento di confusione si tornerà a vendere al prezzo iniziale che non è inventato o per lucrare chissà quanto, ma per essere sostenibile su tutta la filiera.
Poi, come fa giustamente notare, ci sono tanti altri prodotti di quasi tutti i livelli di prezzo e prestazioni, a seconda di quel che serve. Purtroppo il termine di paragone è diventato solo la bici di vertice “come i pro” ma va considerato che lì si parla di modelli da gara, con tutti i pro e i contro che si portano dietro, a iniziare dal costo.
Grazie intanto di seguirci e di dire la sua, tanti spunti e ragionamenti sul tema.
– Guido Rubino
L’unica risposta che risponde parzialmente al quesito che molti si pongono è quella di Guerini di Deda. Nella mia esperienza la bicicletta ha prezzi sproporzionati rispetto ad altri beni (il paragone usato normalmente è quello con le moto e le auto utilitarie) per 2 motivi che sintetizzo:
1) a livello produttivo non è mai stata industrializzata. Più si sale con la gamma meno numeri si producono. In compenso si offrono dalle 2/3 fino alle 7/8 taglie disponibili in un ampio assortimento di colori. A questo si aggiunge una vastissima scelta di componentistica di vari marchi e opzioni/dimensioni. Perciò devi attingere a decine di fornitori diversi ognuno dei quali ha investimenti di progettazione/produzione/distribuzione e marketing che incidono sul costo (come spiega Guerini di Deda). Confrontare quanto sopra con le dinamiche del settore auto/moto aiuta a capire.
2) la catena commerciale del settore bici è “lunga” ed ogni anello della catena ha un costo. Alcune aziende stanno cercando di abbattere queste barriere (es. Decathlon, nata come catena distributiva, ha implementato una sua produzione e grazie alla sua organizzazione cortissima riesce ad offrire prezzi competitivi. Canyon, nato come produttore, si è organizzata per distribuire direttamente evitando i ricarichi necessari per i distributori).
A questo punto sarebbe necessario parlare della messa in strada della bicicletta e delle responsabilità che comporta ma il tema è lungo e complesso.
Scusate ma non c’è solo l’alta gamma… su un sito vendita cinese offrivano una MTB per 20 Dollari americani se il lotto era di almeno 1.000 unità, sei mesi dopo era offerta a 500 Euro in una rete di vendita on line tedesca: è tutto regolare?
Chiedo per un amico, grazie,
Secondo me la risposta più onesta l’ha data il responsabile di Colnago. In sostanza dice: noi non vendiamo biciclette, vendiamo un brand, che risponde al desiderio dell’acquirente di possedere un oggetto unico (?) e prestigioso. Soprattutto da sfoggiare, mi viene da dire, e il paragone con gli orologi non è fatto a caso. Perciò, dice tra le righe Colnago, noi chiediamo tanto quanto il cliente (che se lo può permettere) è disponibile a spendere, e pazienza se qualcuno – che a noi non interessa servire – si scandalizza se una bici costa come un’utilitaria. Chioso: i grandi produttori industriali non ci prendano in giro con gli alti costi di ingegnerizzazione e materiali super hi-tech: semplicemente chiedono il massimo che, in base alle analisi di mercato, un determinato tipo di cliente è disposto a spendere. Poi è vero che la gamma è ampia, e che ci sono disponibili ottime bici a costi abbordabili. Solo che molti , a cui si adatterebbe perfettamente una media o bassa gamma, vorrebbero comunque possedere il top, che non si possono permettere, e allora si lamentano dei prezzi alti.