10 giu 2021 – Se un giorno vi dovesse capitare di voler seguire una corsa professionistica con chi ne sa dire e trovarvi con un commento pertinente e anche un po’ “sanguigno”, vi consigliamo di andare a trovare Nicola Cannavina. È il titolare del marchio di abbigliamento “Umbrail” con cui ha messo e continua a mettere in pratica tutto quanto ha imparato dalla sua esperienza di corridore che non vuole fermarsi a un unico marchio ma vuole prendere il meglio da ogni produttore. Da qui la realizzazione di una linea, Umbrail appunto, di abbigliamento, ricca di soluzioni pratiche e funzionali.
Ecco perché è stato proprio con lui che ci siamo scambiati alcuni messaggi e poi anche qualche telefonata nei giorni “caldi” del Giro d’Italia: quelli più freddi, a dire il vero, dal punto di vista meteo.
Nicola, ma possibile che ci siano tutte queste difficoltà in corsa con le mantelline?
«No guarda, è davvero incredibile – ci ha risposto subito colpito sul vivo – qui c’è gente che rischia di compromettere la corsa per una mantellina, non va bene»
Ma cosa si potrebbe fare, i capi sono quelli…
«Sì, stando così le cose non c’è speranza, d’altra parte, sai, è colpa pure del mercato che vuole i capi in questa maniera e non se n’esce»
Come il mercato?
«Sì, vogliono tutti l’abbigliamento “slim”, aderente, e non ci stanno dentro. O meglio, ci stanno dentro ma vedi che difficoltà a indossare capi dove si entra a fatica»
Ma che soluzione ci può essere?
«Al momento nessuna: se vogliono capi che siano tanto attillati è normale che siano stretti e le difficoltà sono quelle. Certo una volta non era così e, lo dico un po’ tra i denti, ma ci sono molti corridori che hanno qualche difficoltà di troppo»
Cosa intendi?
«Stanno troppo tempo a cercare di infilare la mantellina per la discesa e rischiano anche di farsi male. In cima a molte salite fa freddo, le dita non rispondono come si vorrebbe, si perde sensibilità. Dovrebbero fare come facevamo una volta: si infilava la mantellina al contrario e si andava giù, ché tanto va protetto lo stomaco, più che la schiena. A quella, nel caso, ci si pensa dopo».
Ma la tecnologia di oggi, per quanto riguarda mantelline e capi antivento è decisamente più avanzata
«Certamente, e ci mancherebbe, ma se poi non riescono a infilarsele si perdere tutto. Una volta c’erano le chiusure col velcro: appoggiavi i lembi della giacchina ed eri già chiuso e non passavano aria né acqua, potevi farlo anche coi guanti da sci. Oggi tutti lì a combattere con queste zip che si prendono con difficoltà perché devono essere belle a vedersi, ma spesso risultano poco pratiche»
Nell’ultimo Giro d’Italia, e non solo, si sono viste difficoltà di tutti i tipi
«Già, non riescono nemmeno a infilarsele perché sono strette e poi hanno queste maniche… hai visto Bernal quando ha vinto la tappa a Cortina d’Ampezzo? Per un attimo abbiamo temuto tutti che non riuscisse a togliersi la mantellina prima del traguardo, per arrivare in Maglia Rosa in bella vista. Per fortuna stava bene ed era lucidissimo e ha fatto tutto alla perfezione. Ma con quelle maniche è tremendo, come di fa?»
Ecco, che soluzioni ci sono?
«Per ora poche. Se vogliono le mantelline così attillate si finisce comunque per far fatica a far passare le mani nella parte finale. L’unica potrebbe essere un sistema che prevede una “chiusura“ una volta indossata la mantellina. Su qualcosa sto pure lavorando, ma il mercato chiede quelle, rischi di proporgli una cosa pratica e funzionale che poi non ti compra nessuno. Certo se poi la indossano i corridori qualcosa potrebbe cambiare».
Parliamo dei corridori e proprio di quella tappa di Cortina, dove hanno tagliato due cime avrebbero potuto fare la differenza e sicuramente tanto spettacolo. Che ne pensi di quella giornata? Da un punto di vista “tecnologico” si sarebbe potuta fare secondo te?
«Il ciclismo ha perso un’occasione certamente, ma occorre anche vedere bene come stavano le cose, e questo, certo, lo sa chi era lì. Però c’è da dire che non esiste sentire che non si potevano fare tre discese anche in quelle condizioni. Se la strada non era innevata si poteva andare e basta. Il freddo in discesa si può affrontare, tanto più da parte di squadre professonistiche».
Ma scusa, il freddo vale per tutti. E il ciclismo ha sempre quell’incubo Gavia 88 a far ragionare verso la prudenza
«Sì, ma proprio perché si tratta di squadre professionistiche, dove i materiali non sono un problema, ci si può organizzare. Cosa vuoi che ci mette una Ineos – ma anche tutte le altre squadre – a organizzare dei massaggiatori e altro personale in cima a ogni salita con gli indumenti di ricambio per tutta la squadra? Pensa che dimostrazione e che spettacolo sarebbe stato…»
Chissà, forse sarebbe stato davvero così, anche se lo avremmo visto in differita viste le difficoltà della trasmissione della tappa. Forse, sarà per un’altra volta.
GPR
Giusto per farlo sapere al titolare il sito suo non funziona
il sito web di Umbrail non funziona
Grazie Marco.. abbiamo appena provato il link e si apre. Forse un problema temporaneo ma grazie della segnalazione :-)