I numeri sono impressionanti, da qualsiasi parte si osservino quelli riferiti a Tadej Pogacar. Dallo scatto a mille Watt con cui ha messo in pratica il suo piano micidiale che già tutti conoscevano (il dubbio solo per il “dove”) del Lombardia trafitto inesorabilmente alle statistiche di vittoria. Dai piazzamenti mai oltre i primi cinque nelle classiche che ha terminato da due anni a questa parte alla doppietta Giro-Tour che si riteneva impossibile nel ciclismo moderno e completata pure da un Mondiale incredibile.
Quattro vittorie consecutive al Lombardia, le tappe vinte e, fondamentalmente, l’inesorabilità di un destino vincente assecondato con rispetto degli avversari e sprezzo della fatica. È raro vedere Pogacar sfinito dopo una corsa, ce l’ha concesso al Mondiale con la fuga fiume, il resto sono sorrisi, ammiccamenti alla telecamere e borracce regalate ai bambini come quando un corridore scende dal bus per andare alla partenza. Solo che lui lo fa nel momento di massimo sforzo, in teoria.

La noia del numero 1
Può essere noiosa una vittoria? E tante vittorie?
Ma non raccontavamo delle imprese di Fausto Coppi e Gino Bartali come di quelle di un ciclismo meraviglioso e ormai inavvicinabile?
Tadej Pogacar ci sta riportando indietro a tutto questo con qualcosa in più e qualcosa in meno. Ma certo rischiavano di essere noiose le imprese dei giganti in bianco e nero. Quando, dopo la vittoria della Sanremo di Coppi, sul traguardo fu annunciata musica da ballo, che andò avanti per quattordici minuti in attesa del secondo, si può parlare di noia? Noi ce la raccontiamo come epopea, esaltazione, trionfo.
Perché ora sminuire le imprese di Pogacar allora, esaltiamoci, invece, al cospetto di un fenomeno con cui stiamo vivendo la storia del ciclismo e difficilmente verrà eguagliato o superato. Colnago, marchio italiano, ringrazia.
Più di tutti?
Eddy Merckx lo ha già dichiarato: “questo è più forte di me”, degli altri non potremo sapere, ma probabilmente avrebbero fatto commenti simili. La scalata più importante di Pogacar, oltre che a montagne e cime, è quella che sta facendo nelle statistiche, continua, inesorabile e con una carriera di cui ancora non si conoscono i limiti.

Troppo forte?
Tadej Pogacar è impressionante, oltre ai numeri fuori dal comune che fa, c’è una costanza di rendimento impressionante che copre tutta la stagione ciclistica e non sembra intaccarne le forze anche perché il Campione del Mondo sembra pedalare tranquillo quando gli altri si staccano esausti, una facilità che, a quanto pare, non genera stanchezza nel suo fisico evidentemente superiore.
A cosa stiamo assistendo?
Godiamocelo
Né noia né sospetti: Tadej Pogacar sempre più spesso viene associato a sospetti di chissà quali alchimie. Purtroppo il nostro sport ci ha abituati male con evidenze fin troppo ovvie di superiorità finite clamorosamente nella polvere di un peccato imperdonabile. Risultati clamorosi e sponsor munifico sembrano completare un ragionamento perfetto ma malato. Guai ad andargli dietro, altrimenti ci condanniamo già e non facciamo la parte dei furbi.
Godiamoci un campione probabilmente mai visto e ringraziamo di poterlo applaudire sulle strade del mondo.
Stiamo assistendo a un’epopea che racconteremo con orgoglio e anche il pubblico non abituato al ciclismo se ne sta accorgendo. Non sporchiamo tutto con chiacchiere senza fondamenta, difendiamo il ciclismo.