15 mag 2016 – Certe cose non cambiano. Come un vecchio telaio che se lo rimetti in sesto trovando i pezzi giusti, torna ad avere l’odore di una volta. Come le sensazioni che in alcuni posti rimangono uguali. Alcune biciclette non cambiano e non sentono la polvere. Al massimo possono raccoglierne un po’ da terra in una giornata che prometteva nubifragio e invece ha regalato un cielo che vorresti portare a casa.
Oggi è il giorno dell’Eroica Japan, hanno tradotto anche quella, si chiama Eiyu ma in Italia e nella Toscana del Giro si sente ancora il passaggio dell’Eroica Primavera, manifestazione che è diventata matura e non è più la sorellina piccola dell’evento di Gaiole.
Certe cose non cambiano ma si rinnovano e crescono. L’Eroica Primavera ha quasi doppiato i partenti della prima edizione (in realtà questa sarebbe la quarta, nata dall’evoluzione dell’Eroica Sud).
Quattro percorsi tutti piuttosto faticosi perché Montalcino è dura da digerire se il vino arrossa le guance più della fatica. C’è da scegliere lungo la pendenza, se proseguire per il lungo oppure sui percorsi corti, quelli dove c’è più tempo per chiacchierare.
Lungo la via c’è chi sorride e intanto ripara la bici. Qualcuno deve scendere che i tubolari di scorta sono finiti.
– Serve aiuto?
– No, tranquillo, vado a piedi
Mentalità eroica che non si scompone, diventa un modo di vivere e a questo punto non importa troppo se ci sia il sole o la pioggia, gli eroici pedalano lo stesso e pazienza se dietro la collina non c’è più nessuno. Ce ne sarà un’altra da scalare e da fermarsi e guardarsi un attimo indietro per andare avanti.
Si muore un po’ per poter vivere, canta Battiato mentre inseguiamo i ciclisti senza sollevare polvere. Il terreno è compatto e ci sono scie di fango e sempre qualcuno che le insegue.
Il Gino si siede a gustare il vino rosso e controlla quella maglia dello stesso colore stesa a prendere il sole ed è quasi ora di ripartire. Viva l’Italia liberata. Sotto le scritte della storia le strade bianche riportano al presente congiungendo il passato.
Riparte il gruppo sotto un cielo di nuvolette gettate tutte al loro posto. L’acciaio tintinna allo sbattere della catena. Niente rumori secchi, solo una vibrazione che si spegne per ricominciare.
Coppie in tandem, coppie di maglia e di fatto che si cercano e si aspettano e si fanno coraggio, per andare su ci vuole concentrazione quando non ce la fai più e l’allenamento un po’ approssimativo. E scendere sullo sterro c’è da fare attenzione. Ma la pioggia aspetterà, stavolta si sono inchinate anche le nuvole nere all’evento e qualcuno si è già pentito di aver girato per il corto. L’anno prossimo si oserà di più e senza paura di essere ultimi. Che poi, all’Eroica Primavera, gli ultimi sono stati pure fortunati. Al ristoro i primi hanno finito il rosso di Montalcino e allora si è dovuto tirare fuori il Brunello. Evviva gli ultimi.
Guido P. Rubino