È un argomento quanto mai attuale. Fra gli amatori, e anche nel ciclocross, l’uso di sistemi motorizzati nelle bici è stato dimostrato, mentre fra i pro al momento fra tante insinuazioni, illazioni e accuse, ancora nessuno è stato colto in flagrante. Al momento sembra esistano due sistemi per dopare la bicicletta: il motore inserito all’interno del telaio oppure la ruota con un sistema magnetico motorizzato all’interno.
Che esistano non c’è dubbio, voci dicono che siano stati anche utilizzati in qualche gara anche se, al momento, non sono state trovate evidenze. Però continuano le polemiche. L’ultima sul dubbio dell’efficacia dei controlli (ne abbiamo scritto qui). Tanto da far venire il sospetto che in qualche gara il risultato possa essere stato non veritiero.
Al di là di questi argomenti, certamente da approfondire nelle sedi opportune, la domanda è: quanto si guadagna con una bicicletta modificata?
La ruota magnetica è ancora un oggetto alquanto misterioso. L’abbiamo vista per la prima volta la settimana scorsa, in un video-denuncia creato da una troupe Francese. Non abbiamo alcun dato a riguardo di questa super ruota a motore. Ma abbiamo qualche elemento per confrontare la potenza del motore nascosto all’interno del telaio collegato direttamente alla guarnitura della bici, grazie al fatto che è in vendita – per chi lo vuole utilizzare legalmente – presso un’azienda Austriaca, che non è la ditta che ha inventato il sistema, ma che semplicemente ha ricreato un modello molto simile.
La potenza dichiarata da questa ditta per il suo motore è di 200 watt massimi, con una durata della batteria che va dai 45 ai 90 minuti. La durata della batteria lascia già da sola capire che c’è tutta l’autonomia possibile per sferrare un attacco vincente in una grande corsa a tappe: una salita lunga viene affrontata dai professionisti in massimo 60 minuti. Il finale di corsa, quello vero ed incandescente che vede mettersi in gioco i migliori della classifica, solitamente non dura più degli ultimi 45 minuti di gara.
E la potenza sviluppata quanto influisce? In modo devastante. Considerate che alcuni dei professionisti di classifica riescono a sviluppare una potenza di 380 – 400 watt alla soglia. “Alla soglia” significa che si tratta della loro velocità massima in aerobico, quindi ad un passo costante. Questa velocità massima può essere mantenuta tale dai 10 ai 40 minuti, a seconda dello stato di forma del corridore e delle caratteristiche personali. Per farvi un paragone, atleti che pedalano nel gruppetto velocisti nelle retrovie probabilmente pedaleranno a potenze intorno ai 340 – 350 watt.
È chiaro che i più esperti si scandalizzeranno: bisogna valutare il peso, i watt per chilo, le caratteristiche personali. Ma non entriamo nel dettaglio in questo ambito. È altrettanto chiaro che se parliamo di differenze dal primo all’ultimo di circa 40 – 60 watt, regalando a un corridore un bonus di 200 watt, si ha un incremento mostruoso. Non serve nemmeno stare a valutare i watt per chilo, la differenza è schiacciante.
Quindi chiunque può vincere con questo sistema? Probabilmente sì, anche l’ultimo del gruppo. Ma c’è un però grosso come una casa. Se per anni le squadre hanno scaricato sugli atleti le responsabilità del doping, ora la situazione cambia.
L’uso del doping meccanico richiede per forza di cose il coinvolgimento dell’intero staff, dal meccanico al direttore sportivo. Quindi, se si stanno usando questi sistemi, sono le squadre stesse a scegliere su chi montarli e chi far vincere. Un’eventuale “positività” al doping meccanico sarebbe un vero e proprio colpo di cannone sull’intera squadra (e i regolamenti parlano chiaro, ne avevamo accennato qui). Le squadre non possono far finta di non sapere, come hanno sempre fatto.
Stefano Boggia (http://www.daccordicicli.com/)