Una curva presa male e, dall’elicottero si vede, una macchia rossa di corridori della Ineos che rovina a terra. È successo durante il Tour de France 2019.
Nel panico dell’agonismo – era caduto anche uno dei leader della formazione britannica: Geraint Thomas – si è intravista un’immagine che ha scatenato le domande sui social e qualcuno anche a noi di Cyclinside: “ma è normale che un telaio top di gamma come quello della Ineos (si tratta, in particolare, del nuovissimo modello F12 di Pinarello) si possa rompere così di netto?”
Qualcuno ha fatto anche la battuta: si è rotto come un comunissimo telaio “cinese”, intendendo in questo modo un telaio falso senza alcuna garanzia.
Ecco, il sospetto che viene leggendo tanti commenti, anche al netto delle battute, è che ci sia, tra gli appassionati, davvero poca conoscenza della fibra di carbonio. E questo porta anche ad apprezzare poco quel che si compra nei negozi.
La fibra di carbonio è un materiale “tecnologico”, ossia il prodotto di una elevata elaborazione tecnica e, anche da qui, deriva che possa avere caratteristiche molto diverse nella produzione finale. Determinate caratteristiche sono difficili da raggiungere, dallo sforzo progettuale (tipologia a forma finale del materiale) alla realizzazione pratica, passando per i test. Tutti passaggi che, inevitabilmente, incidono sul costo finale e che rendono le biciclette molto di più di una semplice bicicletta.
La fibra di carbonio, in quanto tale, ha caratteristiche diverse a seconda dell’angolo con cui viene applicata una forza su di essa.
Ecco allora la domanda: un telaio si può rompere in quel modo?
La risposta è ovvia: sì.
Perché se un telaio è fatto per essere praticamente indistruttibile con il ciclista sopra, quindi resistente alle linee di applicazione della forza previste nel suo utilizzo, nulla può in caso di caduta con un altro corridore, ad esempio, che ci rovina sopra. L’orientamento delle fibre, che fa il telaio perfettamente sicuro per pedalarci su, lo fa anche fragile rispetto a sollecitazioni non previste. Si dice, appunto, che un materiale sia “anisotropo”, proprio perché ha caratteristiche diverse a seconda dell’angolo di applicazione della forza.
Fosse stato acciaio, probabilmente, si sarebbe ammaccato e il corridore avrebbe potuto pedalarci su. Ma è fibra di carbonio, con i suoi vantaggi e le sue “caratteristiche”.
Qualcuno ha buttato lì anche una battuta: “fosse stato falso no si sarebbe rotto”. Be’, chissà e forse probabile pure: un telaio falso viene realizzato con fibra di carbonio di qualità inferiore e anche disposta in quantità maggiore perché le pelli interne non seguono una logica di progetto ma sono messe in maniera più casuale e, inoltre, lavorate diversamente e con maggiore economia. Difatti un telaio falso pesa più di un originale (e non dà garanzie di tenuta, invece, nell’uso normale perché certamente non è un processo lavorativo testato).
Per quello, nel maneggiare un telaio in questo materiale occorre la massima prudenza. Proprio per non innescare rotture inaspettate. Fosse un semplice telaio in altro materiale e molto più pesante, costerebbe anche meno. Ovviamente.
Consigliamo l’approfondimento sull’apposita pagina della nostra parte manualistica:
Redazione Cyclinside
Dire che si è rotto perché è cinese è una cattiveria. Lo sanno tutti che sono prodotti a Taiwan.
Ma soprattutto è superficiale e generalizzante. Se la percezione tecnica di una bicicletta top di gamma è questa, tanto vale acquistare qualcosa di più economico.
È vero quello che dite e che a causa della sua anisotropia il composito si può rompere, siamo in molti a saperlo, ma la domanda da farsi è un’altra: è lecito permettere che i telai in carbonio si rompano o trasformandosi in potenziali lance? E i non professionisti che utilizzano gli stessi telai che diritti alla sicurezza hanno? Che valore ha una vita di una persona? In fin dei conti basterebbe inserire fra le pelli in carbonio una pelle resiliente che resista al taglio affinché i frammenti del telaio non si separi o in caso di crash. Mi viene in mente che una sottile pelle in rete di titanio inglobata nella resinatura risolverebbe il problema dal momento che ormai i pesi dei telai sono sempre al di sotto dei limiti imposto dall’uci…
In realtà qualsiasi aggiunta in più non utile alla portanza strutturale sarebbe peso in più. Non si scappa.
Poi attenzione a non ingigantire il problema: quella è una rottura eccezionale occorsa, evidentemente, in maniera fortuita e sfortunata. La resistenza dei telai è comunque molto elevata. In caso di incidente rimane impossibile prevedere tutte le sollecitazioni.
C’è da dire che i costruttori, in genere, prevedono anche che i telai si rompano in un determinato modo, ma non tutto prevedibile.
Spunto interessante però: di fatto, non ci pare che nei protocolli UCI ci sia niente al riguardo della pericolosità in caso di rottura. Probabilmente sarebbe troppo limitativo (e la statistica, per fortuna, parla a favore).