7 feb 2017 – Quella su Wout Van Aert pare stia diventando un’ossessione tra quelli col clic facile sul tasto del complotto. Dopo un primo video – già chiarito – qualche settimana fa, su un movimento che appariva sospetto ad un occhio (molto) superficiale, stavolta ci risiamo.
Lo spunto ora è venuto da un numero quasi da circo fatto dal due volte campione del mondo belga in occasione di una gara di Ciclocross a Lille, nelle Fiandre (non quella francese – grazie al nostro lettore “fiammingo” Lorenzo Arena per la precisazione). La sfida, è con l’eterno rivale (si sfidavano sin da ragazzini) Mathieu Van Der Poel e in un tratto di rettilineo ad alta velocità la bicicletta di Van Aert ha una sbandata violenta, tanto che il belga rischia di cadere e si riprende solo grazie alla propria abilità finendo pure per sbilanciare Van Der Poel, poi si scusa.
Dov’è il sospetto? che nella sbandata violenta si vede la ruota posteriore scivolare e continuare a girare piuttosto forte pure col corridore che ha smesso di pedalare per controllare la bicicletta. Proprio questo moto, all’apparenza innaturale ha scatenato le ipotesi di doping meccanico sul web.
Perché continua a girare così forte quella ruota?
Nell’inquadratura frontale, a ben vedere, lo schiacciamento prospettico inganna e i corridori sembrano andare molto più piano di quanto non sia nella realtà. Quando Van Aert sbanda, la ruota sta girando velocemente e continua nel suo moto, pur scivolando, in maniera compatibile con l’inerzia che ha, pure se il corridore smette di pedalare per quella frazione di secondo in cui controlla la bicicletta.
Per capirci meglio: come quando si guarda una gara di Formula 1 e le macchina, nell’inquadratura frontale, sembrano procedere lentamente pure sul rettilineo da 300 all’ora, salvo capirne l’effettiva velocità una volta che entrano in curva o sbandano.
Il resto sono tutte chiacchiere. E purtroppo assistiamo ancora una volta a una situazione imbarazzante di chi cerca di fare notizia che non c’è. E non vale pubblicare il video con un “voi che ne pensate”, perché pubblicarlo e chiederne un parere ai lettori (!) è già un fomentare la chiacchiera.
Nel video sotto ecco un’analisi più approfondita:
Redazione Cyclinside