La Federazione Ciclistica Italiana ha deciso di sospendere la convenzione con l’ACSI, mettendo fine alla collaborazione che negli ultimi anni aveva permesso ai tesserati dei due enti di muoversi con una certa reciprocità. Dietro il comunicato stringato diffuso il 12 ottobre, cui è seguito un approfondimento sulle motivazioni. c’è un nodo complesso che riguarda la gestione delle Granfondo, i rapporti tra federazioni e enti di promozione sportiva, e un equilibrio che in Italia è sempre stato più politico che sportivo.
Federazione e ACSI, la frattura sul ciclismo amatoriale
La sospensione della convenzione tra la Federazione Ciclistica Italiana (FCI) e l’ACSI segna un nuovo capitolo nella lunga e complessa vicenda dei rapporti tra la Federazione Ciclistica e gli enti di promozione sportiva. Dopo anni di equilibrio precario, il nodo è tornato a stringersi intorno alle granfondo e alle regole che definiscono chi può organizzarle e con quali modalità.
La FCI ha chiarito che gli enti di promozione sportiva, come ACSI, non possono organizzare granfondo, ovvero gare ciclistiche di lunga distanza con elementi competitivi, ma solo manifestazioni amatoriali sotto i 120 chilometri. In passato, gli enti avevano potuto farlo grazie a una deroga informale inserita nel vecchio accordo di convenzione con la Federazione. Ora, però, la FCI ha deciso di non tollerare più eccezioni.

La posizione della FCI
La Federazione afferma di aver chiesto agli enti di rispettare le regole in vigore, ma senza successo. La rottura sarebbe arrivata perché l’ACSI ha continuato a promuovere e organizzare granfondo come se la deroga fosse ancora valida. A maggio era stata inviata una PEC di richiamo da parte della FCI, e a giugno, in occasione del rinnovo della convenzione per la stagione 2025, era stata inserita la clausola che prevedeva la doppia affiliazione: le società che intendono organizzare granfondo sotto l’egida ACSI avrebbero dovuto iscriversi anche alla FCI, così da rientrare nel calendario federale.
Questa condizione, secondo la Federazione, avrebbe garantito uniformità normativa e maggiore sicurezza, oltre a evitare sovrapposizioni tra eventi. L’ACSI, tuttavia, non ha accettato la doppia affiliazione e ha lasciato intendere che avrebbe continuato a organizzare autonomamente le proprie manifestazioni. Da qui, la decisione della FCI di sospendere la convenzione.
Dietro la scelta ci sarebbero anche questioni economiche e strutturali. Gli enti di promozione, infatti, operano con costi di tesseramento e assicurazioni più bassi rispetto alla Federazione per una serie di motivi che vanno da condizioni contrattuali migliori (gli enti possono contare su un numero di affiliazioni molto alto in cui i tesserati per sport pericolosi, come il ciclismo, sono una minima parte) a coperture che la FCI giudicherebbe meno solide.
Le origini della contrapposizione
All’origine della diatriba c’è il ruolo differente, sottolineato dalla FCI, che gli enti dovrebbero avere nella promozione dello sport. Caso unico, quello italiano, gli enti sono nati come emanazioni dei partiti politici, spesso legati alle attività dopolavoristiche. Una peculiarità che nel tempo ha generato un sistema sportivo frammentato, con una pluralità di soggetti che si dividono tesserati e risorse.
La Federazione fa notare come il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), già nel 2010, aveva chiarito come le attività agonistiche dovessero essere di competenza delle federazioni, lasciando agli enti un ruolo promozionale e ricreativo. Tuttavia, con la crescita del movimento amatoriale e il successo delle granfondo, gli enti hanno progressivamente occupato spazi sempre più ampi, fino a sovrapporsi all’attività federale.
Le motivazioni della sospensione
Per la FCI, la sospensione della convenzione non è solo un gesto politico, ma una conseguenza della mancata applicazione delle regole concordate. «Il vero motivo è il mancato rispetto dell’accordo» Ma è facile intendere che c’è in gioco il recupero dei tesserati persi negli anni a vantaggio degli enti. Il problema è anche nel controllo delle gare non riconosciute, difficile immaginare che ci possano essere sanzioni, almeno al momento, ma i tesserati FCI che si troveranno a partecipare a eventi ACSI, si esporrebbero a rischi assicurativi. Nel caso, si potrebbe ovviare con una tessera giornaliera ACSI. Tuttavia, l’assenza di un coordinamento comune rischia di lasciare scoperte alcune situazioni, con potenziali ricadute legali in caso di incidenti.
L’aumento dei costi e il nodo sicurezza
La questione dei costi assicurativi è uno dei temi più sentiti. La FCI riconosce che i premi sono aumentati, ma sottolinea che, per quanto riguarda le affiliazioni, si è trattato di un ritorno ai livelli del 2017 dopo un periodo di tariffe ridotte grazie ai cosiddetti “ristori” post covid. Uno sconto di cui la FCI si è fatta carico anche oltre l’accordo. A far lievitare i prezzi delle assicurazioni, invece, sarebbero stati anche i numerosi incidenti — alcuni mortali — avvenuti in manifestazioni amatoriali, in molti casi organizzate dagli enti di promozione.
Per la FCI, il vero nodo resta la sicurezza. Serve un’azione coordinata con le istituzioni, non solo per garantire standard più elevati nelle gare, ma anche per proteggere chi si allena o si sposta quotidianamente in bicicletta.
Il fronte ACSI
L’ACSI ha risposto duramente, definendo la decisione “miope e dannosa per lo sport e per gli sportivi”. Secondo l’ente, la sospensione della convenzione non tutela gli atleti ma aumenta la frammentazione. L’ACSI rivendica il proprio ruolo di promotore dello sport di base e accusa la Federazione di difendere un modello burocratico e costoso, lontano dalle esigenze reali dei ciclisti amatoriali.
Per il 2025, l’ACSI ha annunciato che continuerà a organizzare granfondo e gare amatoriali anche senza la convenzione con la FCI. Una posizione che lascia presagire nuovi scontri, e forse, come avverte la Federazione, anche interventi legali.
Una frattura che rischia di penalizzare i ciclisti
La guerra tra enti, che dura ormai da anni, rischia ancora una volta di ricadere sugli appassionati. Senza una regia comune, le manifestazioni potrebbero trovarsi senza riconoscimento reciproco, con difficoltà per i tesserati nel partecipare alle gare e dubbi sulle coperture assicurative.
































