A seguito degli articoli pubblicati in precedenza in tutto il mondo che mettevano in dubbio l’efficacia dei controlli sulle frodi meccaniche nelle competizioni, l’UCI ha voluto diramare un comunicato in cui spiega un po’ di cose.
In particolare si punta l’attenzione sul lavoro fatto, iniziato dal 2013 in poi (quando Cookson fu eletto, a settembre 2013 non c’era alcuna regolamentazione a riguardo di controlli sulle frodi tecnologiche che non venivano effettuati).
In questi quattro anni, spiegano dall’UCI, sono stati messi a punto diversi protocolli e sono state introdotte le norme specifiche nel regolamento tecnico. In particolare si fa riferimento alle sanzioni pesanti che vengono comminate in caso venga rilevata una frode. Si va da sospensioni da un mese a un anno del corridore ma anche alla sospensione per diversi mesi di tutto il team dalle corse.
La questione, però, è più sui metodi, visto che a essere messa in discussione è proprio l’efficacia dei controlli.
In proposito si parla dei famosi “tablet modificati” in uso ai giudici UCI e al personale autorizzato ai controlli.
Il sistema è costituito da tre parti principali, tutte essenziali, come pure l’utilizzo corretto:
• Tavoletta;
• Adattatore per creare un campo magnetico fisso;
• Software di calibrazoione.
«Nelle prove effettuate ci siamo affidati a Microbac – spiegano dall’UCI – un laboratorio di test industriale che ha rilevato che “lo scanner UCI ha rilevato il motore nascosto nel 100 per cento delle scansioni eseguite da personale addestrato”».
Nella nota inviata dall’UCI si batte molto sul tema dell’utilizzo corretto che è, di fatto, l’appiglio per controbattere ai dubbi mostrati negli articoli precedenti. In caso di sospetto si provvede poi a smontare le biciclette per un controllo fisico approfondito per individuare l’eventuale dispositivo nascosto.
Si parla anche di altri metodi di controllo che vengono via via utilizzati, dai raggi X (ma ci vuole spazio per l’attrezzatura e questo è logisticamente difficile mediamente nelle competizioni) e anche dei rilevatori di calore (che possono individuare il motorino solo in caso di utilizzo o nei momenti immediatamente successivi prima che il calore si disperda).
In ogni caso dalla sede svizzera della federazione internazionale assicurano che la ricerca continua per individuare metodi sempre più efficaci e si dicono aperti anche a proposte esterne per risolvere il problema. D’altra parte in questi ultimi due anni sono stati effettuati più di 40.000 controlli nelle competizioni sotto l’egida dell’UCI e questi certamente funzionano anche come deterrenti.
Anche ammettendo la fallibilità dei controlli chi rischierebbe la fama del proprio team per una truffa del genere? Il danno di immagine ed economico sarebbe disastroso. Anche perché è chiaro che un’azione individuale da parte di un corridore – come può accadere per il doping tradizionale (anche qui con alcune riserve) – è praticamente impossibile visto che la bicicletta è comunque competenza di più di un meccanico e, a cascata, coinvolgerebbe tutta la squadra.
4 set 2017 – Riproduzione riservata – Redazione Cyclinside