Bicicletta nuova, che gruppo ci metto?
La scelta dei componenti per alcuni è scontata, si trovano bene con un marchio e proseguono con quello. Per altri è un dubbio: sì, si trovano bene con uno, ma il mercato offre sempre più alternative, perché non provare altro?
Una volta c’era Campagnolo e il top di gamma era lì. Poche alternative. Dagli anni ’80 del ventesimo secolo in poi l’alternanza è stata sempre più con Shimano che ha preso buona parte del mercato, poi è arrivata Sram e sgomitano, per ora timidamente, anche FSA e Rotor che comunque presentano anche componenti singoli già affermati sul mercato.
Marchi diversi e anche sistemi diversi: alla scelta dei gruppi meccanici si è aggiunta quella delle trasmissioni elettroniche sofisticate e precisissime. Inizialmente piuttosto costose, poi con lo scendere della tecnologia nei gruppi di media gamma anche l’abbordabilità economica ha iniziato ad avere senso.
Chi sceglie i gruppi elettronici trova in Sram l’opzione di un sistema senza fili ma con più batterie da ricaricare. La durata è comunque più che sufficiente per un bel po’ di chilometri e il rischio di rimanere a piedi è subordinato alla disattenzione del ciclista nella gestione del proprio sistema (tanto più che ci sono app che dialogano con gli smartphone per avere sempre un check sul sistema). I sistemi a batteria unica sono più elaborati da montare ma poi c’è da caricare un solo elemento.
Oppure si rimane nel classico del sistema meccanico.
A livello di compatibilità ogni sistema viaggia per conto suo. Inutile immaginare di far lavorare assieme e occorre tenerne conto. Chi ha già esperienza ciclistica ormai ha “recepito” quest’obbligo dovuto a esigenze meccaniche, chi si è avvicinato da poco al ciclismo spesso tende a osare un po’ di più, ma la conseguenza è avere una bicicletta con trasmissione imperfetta e rumorosa e, nel peggiore dei casi, anche danneggiare i componenti.
Poi chissà, sul ritorno a compatibilità, che in qualche caso sono già molto vicine, si continua a parlare.
>>> Se un giorno si tornasse a compatibilità tra gruppi diversi?
Quali freni?
Ma il dubbio sui componenti non riguarda solo i marchi e le filosofie meccaniche, da qualche anno, nella bicicletta da corsa, il tema dei freni a disco è presente e dibattuto. I freni a disco hanno affiancato di fatto i freni tradizionali, quelli che insistono sul cerchio. Non c’è solo un funzionamento completamente diverso ma anche un approccio differente. I freni tradizionali sono meccanici, funzionano a cavo metallico (nella maggior parte dei casi), quelli a disco sono idraulici (sempre nella maggior parte dei casi, poiché esistono anche qui dei freni a disco meccanici come delle proposte di freni tradizionali idraulici).
Quali sono migliori? I freni tradizionali vengono considerati più semplici e pratici, quelli a disco più complicati da gestire, ma visto il loro percorso già nella mountain bike è facile immaginare come si tratti più che altro di una questione di approccio e abitudine (fare lo spurgo di un sistema idraulico non è poi più complicato del cambiare il cavo di un freno tradizionale). Sui freni a disco vi suggeriamo anche di dare un’occhiata al nostro dossier, dove ci sono tutte le informazioni e le considerazioni.
Ruote e gomme?
Infine il dubbio è sulle ruote. Qui la scelta, a dire il vero, può essere anche fatta in un secondo momento partendo inizialmente da un componente più economico per riservare lo sforzo maggiore al resto della bicicletta.
Ruote complete “già pronte” o artigianali e magari personalizzate nei componenti. Così come sulle coperture il dubbio può riguardare la larghezza (oggi si tende verso gomme mediamente più larghe di una volta).
Può variare la scorrevolezza e il comfort della bicicletta, oltre ai costi dei diversi modelli e anche l’estetica. La versatilità di una ruota a profilo medio non si discute, ma chi ama andare in salita potrebbe prediligere un cerchio più leggero, a basso profilo. Per chi volesse approfondire il tema ecco le sezioni dedicate a questi argomenti su Cyclinside: