Ve la ricordate la Selle Italia Turbo? Forse i nostri lettori più giovani non la conoscono, ma tra i ciclisti della generazione “boomer”, siamo certi che questo nome evoca un modello che ha fatto la storia della tecnica ciclistica dei primi anni Ottanta. E che per questo non può non essere rimasto impresso nella memoria.
La Turbo divenne famosa prima di tutto perché ad usarla erano Hinault e Moser, ma più che altro era tecnicamente innovativa: si faceva interprete di un modo nuovo di intendere il componente, un modo rivoluzionario, perché no?
La rivoluzionaria di inizio Ottanta
Per prima, la Turbo, introdusse il concetto di imbottitura a spessore variabile; lo fece in un epoca che solo da pochi anni aveva abbandonato la struttura in pelle, per aderire allo scafo plastico rivestito da un imbottitura e un rivestimento che all’epoca erano semplice sovrapposizione.
Ma non era solo questo: per prima la Turbo accorciò lo sviluppo in lunghezza del telaio (o se preferite quello che oggi tanti chiamano “rail”).
Si otteneva in questo modo un componente più snello e comodo, che sulla punta ammortizzava di più, mentre nella zona posteriore assecondava il movimento oscillatorio che il bacino produce durante la pedalata, grazie ad una posizione più ravvicinata dei due punti di inserimento del telaio nello scafo.
Infine, seppure in maniera semplicistica o empirica, con la Turbo Selle Italia dava corpo a una sella che oltre al comfort badava all’aerodinamica, ovvero a un vocabolo che all’epoca era sconosciuto ai più.

I concetti tecnici che nel 1980 introdusse la Turbo oggi sembrano scontati (e in un certo senso e misura sono anche superati), ma all’epoca erano di assoluta rottura.
Bentornata Turbo!

Ecco spiegati i motivi per cui il produttuore Selle Italia definisce non a torto la Turbo una sella “leggendaria”. Ed ecco perché questo è non a caso uno dei modelli da poco tornato ufficialmente in gamma.
La Turbo 1980 è dunque una delle ultime new entry della famiglia Heritage, dove appunto trovano spazio le riedizioni dei modelli storici e iconici del brand di Rossano Veneto.
Noi la Turbo 1980 in versione Heritage abbiamo avuto l’occasione di provarla, complice anche una bici che ci ha fornito un assist imperdibile per questo test: una Liotto XCR in acciaio inox, di cui abbiamo già parlato ampiamente qui.

Il fascino dell’acciaio si è unito così ad un grande classico della migliore produzione di selle italiana, lei e la sua fascinosa finitura scamosciata e il suo elegante scafo “chiuso” ai lati: dal punto di vista estetico non ha nulla a che vedere con le selle dal design rastremato ai lati che arrivarono qualche anno più tardi e che oggi rappresentano lo standard delle selle da competizione.

Nulla di tutto questo sulla Turbo 1980, che a provarla ci ha fatto fare un salto indietro nel tempo, ma che come vi diremo ha contenuti tecnici che ancora possono essere definiti attuali.
Stessi materiali, stessi stampi
A parte la finitura del telaio (che nella rediviva versione Heritage è verniciata di nero mentre nella versione originale era cromata) non ci sono differenze tecniche tra i materiali impiegati sula Turbo originale e quelli della versione Heritage, Turbo 1980: anche sulla parte interno dello scafo in plastica, pensate, troviamo inciso il marchio con la datazione del mese e dell’anno di fabbrica, mentre un centimetro più in basso c’è il numero seriale progressivo di produzione, esattamente come accadeva 40 anni fa.
Erano particolari che ricordavano a tutti quanto fosse esclusiva e di livello quel modello Selle Italia.
In quanto al rivestimento che copre l’imbottitura, questo è sempre in vera pelle come era 45 anni fa, con la differenza che è oggi è disponibile solo il colore nero.
In realtà, chi sceglie la versione Heritage Turbo Racer, che ha due borchie posteriori, troverà il marrone, mentre la versione Hertiage Turbo Bonnie ha un’elegante finitura a costine romboidali.
Eleganza assoluta
Quello estetico è aspetto sicuramente soggettivo, ci mancherebbe, ma a nostro avviso non c’è confronto tra l’effetto che produce alla vista una bici con sella “tradizionale” come può essere la Turbo, rispetto all’impatto estetico più scarno e “nudo” che ti da una sella di generazione moderna, lei e il suo telaio tuto in vista
L’eleganza, poi, è ribadita dalla finitura scamosciata del rivestimento in pelle, che assegna al componente un nobile valore aggiunto, oseremmo dire una caratteristica che merita attenzione e che richiede anche cura e amore da parte dell’utilizzatore che vi andrà a sedere.
Caratteristiche simili fanno della Turbo 1980 un modello che Selle Italia (e anche noi) considera adatto non solo per allestire le bici da corsa attuali dallo stile classico, ma anche per le bici da città o urban.
Photogallery: il confronto con l’originale
In sella: come ci siamo trovati
Avevamo pochi dubbi che la Turbo esteticamente si sarebbe sposata perfettamente con la livrea e lo stile della Liotto XCR sulla quale l’abbiamo montata: la pelle scamosciata infonde eleganza, lo stile retrò di questo modello si abbina perfettamente con lo stesso spirito che connota la Liotto in questione.
Crediamo, però, che una sella simile non sia esteticamente destinata solo alle bici “neoretro” oppure a quelle da città, ma possa trovare una originale collocazione anche su tante bici full carbon attuali, creando in questo senso una originale combinazione che si farebbe quantomeno notare perché esce dal solito coro.
Il telaio, del resto, è colorato di nero: forse questa è la sola differenza con la Turbo originale e, pur se forse farà un po’ storcere il naso ai puristi del vintage, questo colore meglio si abbina ai reggisella di moderna generazione.
Detto questo, a livello di seduta è impressionante quanto e come veloce sia l’adattamento al profilo dello scafo.
Intendiamo dire: rispetto agli innumerevoli modelli di sella oggi in commercio, rispetto alle mille e più versioni che per trovare la più adatta devi seguire procedure e protocolli specifici, su una sella come la Turbo la forma tondeggiante dello scafo e la presenza delle parti laterali dello stesso, di certo significano possibilità di adattarsi a una platea molto ampia di forme anatomiche degli utilizzatori.
È una sella, questa, che la regoli in altezza e inclinazione, ti ci siedi sopra, e sei già a posto.
È anche una sella da ben oltre 300 grammi, è ovvio, ma è chiaro che chi cerca un prodotto del genere a tutto guarda meno che alla leggerezza.
Antesignana delle selle attuali
Aggiungo infine una piccola considerazione personale: partecipo a l’Eroica da 13 anni ininterrotti, lo faccio sempre con bici anni Settanta ed ottanta, sedendo su selle di generazione appena precedente alla Turbo. Insomma, il feeling con le selle di quegli anni ce l’ho eccome. Proprio per questo posso dire che è incredibile come a sedere sulla Turbo si percepisca subito la sensazione particolare di una sella con scafo dalla forma classica, ma dal comfort e dalla tipologia di seduta moderne, proiettate agli anni nostri: l’appoggio è comodo su tutta la superficie di contatto, gli spostamenti antero-posteriori sono agili e facili: sono aspetti che diamo per scontati sulle selle moderne (e per certi versi anche superati); non lo erano a quell’epoca, o meglio non lo erano rispetto alle vecchie selle che si utilizzavano fino a qualche anno prima. Sì, verissimo, nel piccolo grande mondo delle selle, la Turbo è stata sella leggendaria. E rivoluzionaria.
La Turbo 1980 è in vendita ad un prezzo indicativo di 104,90 euro.
Ulteriori informazioni: Selle Italia