5 ago 2019 – Ci può stare una corsa in un libro? Una intera, duecentosettanta chilometri di fila, come erano quelle di una volta che non badavano tropo ai limiti. 270.
Sono gli ultimi chilometri in bicicletta percorsi da Serse Coppi, il fratello del più famoso Fausto. Sono quelli del Giro del Piemonte del 1951.
Mauro Gorrino lo racconta tutto d’un fiato, come viene da leggere questo libro dal titolo “Serse e la bestia” (Limina, 2005). È il racconto di Serse Coppi e del suo modo di essere ciclista. Forte pure lui, ma col dubbio che dal fratello ci fosse una differenza più di testa che di gambe.
Si parla di Serse e del suo mondo, finito neanche trentenne con tanti sogni in tasca e uno in valigia: il vestito buono da mettere per un appuntamento importante.
È un bel libro che parla di corse e di pensieri: tutti quelli che passano in testa in tante ore di bicicletta. Una ricerca storica che si intreccia col romanzo e di Gorrino, evidentemente, c’è tanto, come di tutti i ciclisti che sanno la fatica. Per scrivere questo libro ci sono voluti sicuramente più chilometri di quelli raccontati nelle 85 pagine di storia e romanzo.
La certificazione di qualità la dà addirittura Gianni Mura, con una bella prefazione. È vero, questo è il primo libro di Gorrino e per ora non ce ne sono altri. La storia di un corridore come tanti, quasi, che racconta la storia di un ciclismo diverso e del quale non si sa mai troppo.
Quando abbiamo riposto il libro, segnando la data di lettura per proseguirne la storia, il pensiero è stato solo uno: peccato.
GR