La decisione di vietare le prolunghe aerodinamica per le bici destinate alle competizioni in linea (sono permesse solo sulle bici per le gare a cronometro e per il triathlon) ha scatenato, com’era prevedibile reazioni contrastanti.
La giustificazione ufficiale di questo divieto è stata attribuita alla pericolosità nell’utilizzo in gruppo di queste prese avanzate che, di fatto, allontanano le mani dalle leve dei freni ipotizzando un pericoloso aumento degli spazi di frenata in caso di necessità improvvisa.
Dall’altra parte si sono scherate le aziende produttrici di queste prolunghe, Cinelli (la prima a proporre questa soluzione) in testa.
Sotto questi impulsi contrastanti sono state portate avanti diverse ricerche impostate con rigore scientifico.
Interessante, questo senso, la relazione preliminare presentata dal Dipartimento di Bioingegneria dell’Università di Milano.
Gli studiosi hanno preso in esame il comportamento di tre corridori agonisti di alto livello (un professionista, una donna elite e uno junior) partendo da posizioni predefinite e valutando, con l’ausilio di marcatori posizionati sulle braccia, sulle mani e sulle leve dei freni, gli spazi di frenata partedo da uno stimolo concordato (un segnale luminoso o acustico).
I risultati evidenziati dai 630 test effettuati hanno stabilito che il tempo necessario a portare le mani sulle leve freni partendo da una qualsiasi posizione sul manubrio (prolunghe comprese) è una percentuale minima del tempo necessario alla frenata stessa.
Le differenze di impugnatura hanno avuto un’influenza inferiore al 10% sulla distanza totale di arresto del mezzo.
Concludendo, l’impugnatura sulle prolunghe ha determinato tempi praticamente sovrapponibili a quelli evidenziati da altre impugnature e addirittura inferiori a determinate prese sulla curva manubrio. I dati dettagliati di questo studio sono disponibili in questa pagina.
In definitiva bisogna anche considerare che ogni ciclista impara presto a regolarsi sull’opportunità di ogni impugnatura in base alle esigenze di sicurezza e aerodinamicità. D’altra parte pedalare in mezzo al gruppo con le mani sulle prolunghe non porta alcun vantaggio effettivo nella prestazione poiché l’aerodinamica è già facilitata dallo stare a ruota (e il vantaggio di distendersi sulle prolunghe è praticamente irrisorio. L’unica motivazione di una posizione di questo tipo in gruppo può essere la ricerca di un appoggio differente per far riposare i muscoli delle braccia. È sicuramente meno pericoloso dell’andare senza mani e, comunque, non imputabile al mezzo meccanico se non al buon senso dell’atleta (e un professionista certamente sa guidare la sua bicicletta).
Tanto più che vediamo spesso i professionisti pedalare con gli avambracci appoggiati sul manubrio, come se avessero le prolunghe, ma senza afferrare il manubrio. Situazione non certo favorevole alla sicurezza che verrebbe, anzi, recuperata proprio con le prolunghe.
Discutibile appare pure la motivazione secondo cui alcune prolunghe possano risultare pericolose in caso di incidente poiché si tratta di tubi protesi in avanti verso l’eventuale ostacolo. L’eventualità esiste, ma allora non si giustificherebbe il permesso nell’utilizzo in determinate gare e sarebbe allora da rivedere anche il codice della strada.