È l’argomento di queste ore: l’incidente accaduto allo spagnolo Ventoso durante la Parigi Roubaix ha riaperto la polemica sui freni a disco. Pare, infatti, che il corridore della Movistar, sia rimasto ferito a causa dell’impatto violento con un freno a disco (ne abbiamo parlato qui).
Sul web, anche a commento della notizia che abbiamo riportato, sono apparse diverse critiche su questo tipo di freni di cui molti non sentono il bisogno e che vengono giudicati solo un’inutile perdita di tempo (in caso di foratura) o di pericolo.
Forse sì, forse no. Forse si può fare ancora qualcosa per salvaguardare la sicurezza dei corridori (si era parlato di smussare gli angoli dei freni a disco per renderli meno taglienti – ma comunque sempre sottili rimarranno) in ogni caso vale pure la pena sottolineare come la bicicletta, freni a disco o meno, non è certo l’oggetto migliore su cui cadere in velocità. Anche una leva del freno può essere pericolosa, così come dolorosi sono i pedali, la guarnitura diventa tagliente e così via.
Poi, scorrendo le foto che circolano sul web, ci è venuta in mente anche un’altra riflessione. Guardate il momento della caduta sciagurata di Fabian Cancellara sul pavé. Dell’incidente abbiamo detto (qui), ma è interessante notare una cosa che ormai si dà per scontata. Lo svizzero cade, lui sulla destra e la bici sulla sinistra (rispetto al senso di marcia dei corridori). Nella foto che Tim De Waele ha pubblicato su Instagram si vede chiaramente il momento in cui chi lo segue cade giù, Sagan è già scappato abilmente via. Per gli altri non c’è via di fuga: la scivolata di un solo corridore ha letteralmente bloccato tutta la strada non lasciando scampo agli altri.
Ecco, seguendo lo stesso ragionamento dei freni a disco e portandolo a un po’ di anni fa, potremmo dire che la causa della caduta di tutti gli altri (qui e in altre occasioni) è dei pedali a sgancio rapido. Quando i piedi rimanevano ben saldi sui pedali, coi cinghietti stretti, ciclista e bicicletta rimanevano attaccati e… insieme. Questo, a ben guardare, era decisamente più pericoloso e doloroso per chi cadeva che, non potendo ruzzolare via, aveva meno modo di proteggersi ed era portato a strusciare per terra dolorosamente (causava spesso distorsioni quando un piede si liberava e l’altro no), ma sicuramente evitava di invadere la strada molto più di come avviene adesso.
E certamente è difficile immaginare che oggi qualcuno possa pensare di tornare ai pedali con la gabbietta per questo motivo. Chiaro, no?
Guido P. Rubino, 12 apr 2016