23 giu 2020 – Quando venne presentata, la Specialized Epic, era apparsa rivoluzionare e un po’ strana. Quel tubo troncato che compariva nella parte posteriore era certamente insolito e mai visto su una mountain bike, ma apriva la strada a un concetto completamente nuovo: un ammortizzatore in grado di attivarsi solo quando necessario e in maniera tale da non far disperdere energie quando, invece, c’era da pedalare e scaricare tutta la forza dei pedali sulla motricità della ruota posteriore.
In tanti, in quegli anni (parliamo dell’inizio del millennio) cercavano una soluzione che portasse alle stesse funzioni ma giocando sulla geometria, facendo in modo che la catena non entrasse nella linea di trazione che potesse attivare l’ammortizzatore. I risultati erano più o meno efficienti ma il Brain, il sistema adottato dalla Epic, appariva come rivoluzionario. Una massa inerziale, inserita in quella sezione di tubo, si spostava con le vibrazioni lasciando passare il fluido dell’idraulica dell’ammortizzatore, attivandolo. In caso di terreno più liscio la massa inerziale rimaneva al suo posto bloccando l’ammortizzatore.
Oggi la Epic diventa una bicicletta ancora rinnovata e con un sistema Brain ottimizzato più che mai. Nella prima versione il funzionamento non era efficiente al livello di adesso. Spostando il Brain si è lasciato più spazio al freno a disco e si è ottimizzata la geometria della struttura posteriore che, così, risulta più rigida del 15 per cento.
Il telaio FACT 11m della Epic corrisponde al peso della precedente generazione S-Works, mentre la nuova versione del telaio Epic S-Works, grazie al link ammortizzatore in carbonio e al carbonio FACT 12m, toglie altri 100 grammi.
La rivisitazione della geometria è un ragionamento continuo per la Epic. Con un angolo sterzo di 67,5°, la nuova geometria prevede un’altezza del movimento centrale ridotta di 9 millimetri mentre il reach è aumentato per poter utilizzare un attacco manubrio più corto.
L’insieme dell’elevata rigidità, anteriore e posteriore, con un movimento centrale più basso, un reach maggiore, un tubo sterzo più rilassato e i foderi più corti, permette di avere più trazione sulla ruota posteriore e garantisce più stabilità alle alte velocità. Se ci aggiungete l’offset di 44 millimetri e la struttura più rigida della nuova forcella SID Position-Sensitive Brain Ultimate e avrete la ricetta per l’Epic più agile e maneggevole di sempre: ecco quanto dichiarano da Specialized.
Dove rende meglio?
Fedele al nome della famiglia, la Epic EVO si concentra sulla velocità ma allarga anche i suoi orizzonti mostrandosi efficace e con prestazioni aggressive nei trail più aggressivi. Al tempo stesso si mostra ideale per il cross country. L’aumento a 110 millimetri di escursione della ruota posteriore porta la nuova Epic EVO a una maggiore versatilità (e sull’anteriore l’escursione è da 120 millimetri – 100 millimetri, sia sull’anteriore che sul posteriore per la versione Epic).
Epic EVO: maggiore “specializzazione”
Inoltre la Epic EVO consente la regolazione dell’angolo sterzo e dell’altezza del movimento centrale tramite il flip-chip. L’angolo di sterzo può variare da 66,5° a 67° aumentando l’altezza del movimento centrale di sei millimetri e, per favorire ancora di più la velocità, non dispone del sistema Brain che viene sostituito dalla sospensione Rx Tune customizzata per taglia/modello con una cinematica personalizzata così da ottenere un risultato ottimale e “specializzato” per l’utilizzo.
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Ulteriori informazioni: https://www.specialized.com/it/it
Redazione Cyclinside