di Maurizio Coccia
Specialized le ha presentate a maggio 2022 e ve ne avevamo parlato qui. Ora torniamo ancora sulle S-Works Torch perché queste nuove scarpe della linea “road” del marchio americano abbiamo avuto l’occasione di testarle sul campo: la filiale italiana di “Specy” ce ne ha inviato un paio in quella che probabilmente è la più elegante delle tre colorazioni disponibili: la versione bianca.
Alla colorazione bianca si aggiungono poi la Black e la Oak (quest’ultima è una specie di verde militare che sfuma progressivamente sul nero nella parte posteriore).
Che scarpa è la nuova S-Works Torch? È una scarpa esclusiva. Sì, perché da una calzatura che costa 439 euro non ci si può che aspettare prestazioni al top, che fanno al caso dell’atleta di alto livello.
Dedicate a chi?
Appunto, le S-Works Torch sono dedicate espressamente al corridore professionista o in genere all’agonista di livello. E se guardando ai piedi dei numerosissimi pro rider che oggi utilizzano Specialized gli atleti con le Torch ai piedi sono ancora pochi (perché i più hanno ancora le precedenti S-Works 7) questo è dovuto al fatto che mai e poi mai un professionista penserebbe di cambiare un accessorio così importante e personale come la scarpa nel bel mezzo della stagione.
Non solo: oltre a queste nuove S-Works Torch, nell’offerta di altissima gamma della scarpe “strada” Specialized ci sono anche le S-Works Ares – dedicate a chi cerca una calzata più “bloccata” (qui la nostra recensione) – e ci sono infine le S-Works Vent – dedicate a chi punta alla massima ventilazione.
Cosa c’è di diverso
Ciò che differenzia le nuove S-Works Torch rispetto a tutte le omologhe calzature da strada “race” della Specialized è soprattutto il nuovo design della suola, e di conseguenza della calzata che sviluppa la tomaia che alla suola va a connettersi.
La nuova suola è il risultato di numerosissimi studi e iterazioni che potremmo definire sia ergonomici sia “statistici”, nel senso che hanno preso forma per assecondare al meglio quelle che sono le caratteristiche anatomiche del più ampio spettro di potenziali utilizzatori che cercano una scarpa da competizione.
È Specialized stessa a ricordarci come la scienza dei dati abbia condotto – tra le altre – a modellare la nuova suola, che nei fatti somiglia a una suola con design “classico”, tradizionale, o meglio che appare tale se paragonata con la forma più articolata che contraddistingueva la precedente suola chiamata Powerline.
A livello dimensionale questo si è concretizzato con una suola 4 millimetri più larga della Powerline (rilevati nella zona del metatarso). Non solo: la larghezza ancora maggiore se si sceglie l’opzione Wide, a sua volta 4 millimetri più larga (ma questa è disponibile solo nella colorazione Black).
Ora, senza scendere nel dettagli di considerazioni ergonomiche di cui non saremmo all’altezza, è facile intuire che una suola più larga non può che fornire alla pianta del piede una base di appoggio più ampia, oltre a ridurre le possibilità di compressioni localizzate. Questo è ancor più vero se si ricorda che anche sulle precedenti S-Works effettivamente c’era l’opzione della versione “Wide”, ma in queso caso la differenza era riferita solo alla maggiore larghezza della tomaia, non alla suola che era comunque la medesima.
Maggiore comfort nell’appoggio e maggiore feeling di stabilità è effettivamente quel che abbiamo rilevato in prova.
L’obiezione a questo punto potrebbe essere quella per cui una suola più larga e “comoda” poco si addice alle caratteristiche di contenimento e stabilizzazione estrema che fanno al caso del ciclismo agonistico, soprattutto quello di alto livello.
La struttura della tomaia
Ora, pur non avendo gambe da ciclisti professionisti, siamo sicuri che un’obiezione simile non ha motivo di essere, più che altro perché la nuova suola si accoppia a un’architettura e a materiali anche questi tutti nuovi con cui è costruita la tomaia e con cui prende forma una calzata estremamente contenitiva: il tessuto principale che forma la tomaia è in questo caso una nuova microfibra, una specie di “sandwich” che impiega materiali diversi, che utilizza spessori variabili e che li disloca in modo strategico nelle varie aree della tomaia. I nuovi materiali sono tra l’altro estremamente flessibili e adattabili, fornendo il necessario supporto ma con un maggiore comfort.
In sinergia con la nuova tomaia lavora poi l’architettura inedita che formano i due rotori Boa S3 con i passanti su cui sono veicolati i lacci ad alta resistenza, loro che assieme ai nuovi materiali hanno permesso di realizzare una punta estremamente contenitiva, estremamente ergonomica, ma che non necessita di lacci o fasce in velcro (come sulle S-Works 7) per regolare in modo fine la ritenzione alla punta. Qui no, qui per trovare la ritenzione esatta è sufficiente agire – in modo estremamente facile ed intuitivo – sui due rotori Boa.
Vi rimandiamo al video per le nostre impressioni più puntuali. Qui aggiungiamo solo che la nuova suola è cambiata nel design e nella larghezza, ma rispetto alla precedente presenta la stessa altezza rilevata nella zona di fissaggio tacchette (con sistema a tre fori).
Ulteriori informazioni: Specialized
1 ago 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside