14 mag 2019 – Se qualcuno dovesse chiedervi “chi sta vincendo” mentre guardate una corsa e vede un corridore davanti a tirare il gruppo, potete rispondergli spiegando la volata di ieri, del Giro d’Italia a Orbetello.
Vince il più forte? Non sempre. C’è quella variabile che si chiama tattica, scia, cogliere l’attimo.
No, non c’entra in questo caso quel che è capitato col declassamento di Elia Viviani. Anzi, questo ci ha privato dei suoi dati della volata che sarebbero stati interessanti da analizzare. Ma quando si subisce una punizione c’è anche l’espulsione con disonore dai dati di corsa. Pazienza.
Concentriamoci sugli altri protagonisti.
Ha vinto il più forte?
I dati della potenza dicono di no. Ackermann ha fatto uno sprint di 35 secondi, Gaviria 34, ma per il colombiano la media oraria è stata di 57 chilometri contro i 51,4 del tedesco.
Ackermann, però, ha toccato la velocità di punta maggiore: 59,2 chilometri orari, rispetto ai 58,7 di Gaviria. Anche guardando la potenza i dati sono a vantaggio del corridore della Bora Hansgrohe rispetto a quello della UAE Emirates: 970 Watt di potenza media contro 930, con un picco di 1.410 contro i 1.310 del vincitore di tappa.
Cosa vogliono dire tutti quei numeri? Che sulla carta, ieri la maggiore potenza l’ha espressa Ackermann, ma come visto anche nello sprint col vento contrario, è uscito allo scoperto troppo presto. È stato più accorto Gaviria che ha calibrato meglio lo sforzo e ha vinto. Ackermann ha acceso la miccia troppo presto e sul traguardo l’esplosione era già avvenuta.
In realtà, abbiamo visto, il colpo più forte l’ha dato Viviani, ma resteremo col dubbio, almeno per stavolta, dei suo Watt espressi.
RC