Esprimo la mia assoluta contrarietà ad inserire una corsa del genere (sullo sterrato, ndr) durante il Giro, in quanto può falsare il risultato finale.
La classifica è sufficiente che scaturisca dopo la selezione attraverso gli oltre 3.500 Km e 50.000 mt di dislivello, e non per via di cadute ed accidenti vari come quelli visti nel “polverone“ di ieri. E poi, vorrei vedere chiunque ,dopo la caduta, e non per colpa propria, ma di chi lo precedeva, rialzarsi, e proseguire, inseguire, poi fermarsi ancora per la foratura, su un terreno accidentato, ghiaioso, e continuare a pedalare sciolto, tranquillo, sicuro come prima, ma con la paura di finire ancora a terra per via di un fondo ghiaioso ed infido come lo sterrato.
Ma per favore, diventerà pure un corsa (la Strade Bianche, ndr) che sarà aggiunta alle “5 Monumento” , ma dovrà assolutamente rimanere fuori dal Giro, affinché la classifica dello stesso non venga influenzata e falsificata dopo quanto visto ieri! Roglic, avrà pure iniziato a pedalare tardi ma si esagera quando si insiste nel dire che non è capace, e non sa stare in equilibrio ed altro ancora! Sfido chiunque, a rimanere, sciolto, normale, non affatto terrorizzato, dopo aver “assaggiato” la ghiaia, rialzarsi e continuare a pedalare con assoluta naturalezza come nulla fosse accaduto! No, mi spiace, sto dalla parte di Roglic, onore alla sua difesa e rincorsa, e sono certo che il ritardo di ieri peserà nella classifica finale, per cui corsa falsata! Stesso discorso per la corsa della Roubaix, deve rimanere a sè fuori dal Tour, altrimenti qualcuno potrà beneficiare come accadde nel 2014 e poi non è più rientrato mai più in classifica nelle partecipazioni successive!
Silvio Antonio Nigro
Diversi appassionati e lettori la pensano come il signor Nigro e certamente la strada bianca mette in campo degli imprevisti in più che possono compromettere lo svolgimento di una corsa a tappe.
Una risposta che si può dare riguarda la necessità di “completezza ciclistica” che deve far parte del bagaglio di un pretendente a un Grande Giro. In sostanza i corridori si devono poter sfidare su terreni diversi (tra cui anche discese pericolose) mostrando le loro capacità di guida.
Può bastare come risposta? Sì e no, perché le opinioni sono diverse. Certo è che proprio la tappa che è arrivata a Siena ci ha regalato, fino a ora, la frazione certamente più interessante e spettacolare di questo Giro d’Italia. E non per le cadute e le sfortune varie.
Vero che i tratti in sterrato sono un po’ pericolosi e più soggetti a cadute, forature, ecc. Ma una discesa su asfalto, ripida, tortuosa e magari con la pioggia, è più soggetta a cadute e inconvenienti di vario genere, di quanto lo sia uno sterrato. E, in tutta onestà, io da ciclista amatoriale preferirei cadere a 30 all’ora su uno sterrato che a 80 all’ora in una discesa su asfalto. La caduta di un pretendente alla vittoria finale durante una pericolosa discesa su asfalto, magari per colpa di qualcun altro, non falsa la classifica quanto una caduta su un tratto sterrato ?
Aggiungo che mi sembra molto poco elegante l’allusione alla vittoria di Nibali al Tour 2014, come se si trattasse della sua unica vittoria importante, che per giunta sembrerebbe fortemente agevolata dalla tappa con il pave. E’ un po’ difficile dimostrare che senza quella tappa Nibali non avrebbe vinto il Tour, mentre è certo che oltre al Tour Nibali ha vinto altre corse importantissime: Giro d’Italia, Vuelta, Lombardia, Sanremo. E, probabilmente, si è giocato un oro olimpico (a Rio) a causa di una caduta innescata da qualcun altro (e si correva su asfalto, non su sterrato o su pave).