di Maurizio Coccia
Accade agli scalatori o in genere ai corridori minuti: in occasione delle gare a tappe o delle frazioni in salita, i meccanici sono costretti a zavorrare le loro bici Giant, inserendo delle “piattine” in acciaio realizzate artigianalmente tra telaio e portaborraccia, che servono a riportare il peso delle bici entro i limiti imposti dall’UCI.
È esattamente quel che capita nel TeamBikeExchange-Jayco, dove grimpeur come David Peña o anche il capitano Simon Yates sono costretti ad applicare pesi aggiuntivi sulle loro bici. L’operazione è praticamente obbligata quando le bici montano ruote a basso profilo Cadex (è il marchio di Giant), che le portano facilmente al peso al livello piuma di 6,5/6,6 chilogrammi.
Ancora una volta questo ci da lo spunto di parlare di peso sulle bici dei pro. Un argomento che non è certo una novità; non è nuovo discutere sul senso che oggi ha la norma che fissa il limite minimo delle bici dei prof a 6,8 kg.
Cyclinside, ad esempio, in questa occasione ne aveva parlato a fondo con un tecnico esperto del carbonio; la regola appare da più parti e in più sensi obsoleta; ciononostante la situazione non cambia, seimilaottocento grammi continuano ad essere il limite al di sotto del quale le biciclette dei corridori non possono andare. E questo a prescindere dalla taglia che si considera, a prescindere dalla statura del corridore che la utilizza oppure dal set up e l’architettura delle componenti montate.
Evidentemente la regola penalizza di più i corridori di bassa statura, perché sono questi ad utilizzare telai in taglia piccola, che in quanto tali mandano ancora più in basso l’ago della bilancia. Non solo: ad essere penalizzati sono soprattutto tutti quei costruttori che investono soprattutto sulla leggerezza e che per questa adottano soluzioni tecniche che altri marchi hanno accantonato – perché no – anche in considerazione delle normative Uci.
In questo senso il caso delle Giant TCR Advanced SL Disc del Team Bike Exchange-Jayco è emblematico: quello che usano i rider del team australiano è uno dei frame-set più leggeri presenti tra le bici usate in ambito World Tour; così succede soprattutto se si considera che in questo caso il peso di soli 1095 grammi di telaio+forcella (considerati senza accessori e in taglia S) include anche il reggisella, che nella fattispecie è integrato nella struttura del frame.
Il reggisella integrato, sì, proprio quello che fino a qualche anno fa appariva una soluzione frequente su tanti telai, e che poi – diciamocelo chiaramente – è stato accantonato dai più soprattutto per la scarsa commerciabilità che implicava la necessita del suo taglio a misura.
PHOTOGALLERY: le Giant Tcr dei professionisti
Mai senza reggisella integrato
Quelle che seguono sono le foto di alcune delle bici che Giant ha fornito nel tempo ai vari team professionistici equipaggiati. Con la serie TCR Giant ha infatti segnato un’epoca; e questo non solo per via di questo innovativo reggisella integrato apparso all’inizio dei Duemila (e come vediamo da queste foto mai piò abbandonato), ma più che altro per la geometria, la famosa geometria “compact” che ha aperto un’era – appunto quella dei telai con volumi compatti, che ancora oggi rappresenta la scuola cui si ispirano praticamente tutti i costruttori.
In realtà ci sono marchi come Giant che continuano a credere e investire su questa soluzione: non dimentichiamo che il reggisela integrato non serve solo a contenere i pesi complessivi, ma più che altro a funge anche da elemento che media nel modo migliore possibile la rigidità estrema dei telai odierni, assicura quella cosiddetta vertical-compliance molto di più di quel che può fare un reggisella in carbonio a sé stante o peggio di un reggisella in alluminio.
Si tratta di due validissime ragioni per riabilitare questa soluzione forse troppo in fretta accantonata dai costruttori, e magari anche un po’ per spronare per l’ennesima volta l’Uci ad aggiornare le normative. Non trovate?
22 feb 2022 – Riproduzione riservata – Cyclinside