8 lug 2020 – Nella sua storia, il gruppo Chorus di Campagnolo si è ricavato una collocazione precisa che lo distingue dai gruppi di vertice Record e Super Record. È sempre stato considerato un gruppo dedicato alle performance ma pensando a chi percorre tantissimi chilometri. Osservando le possibilità di configurazione presenti sul catalogo della casa Vicentina è probabilmente uno dei gruppi più versatili che Campagnolo abbia mai realizzato.
Potete realizzarlo perfettamente da corsa, oppure farlo diventare un gruppo che strizza l’occhio all’endurance e, in quest’ultima versione, anche al gravel.
Storia
Il Chorus è sempre stato un gruppo vocato all’agilità, sin dalla sua uscita sul mercato, nel 1988. Quel primo modello, rigorosamente silver come andava nel periodo, aveva il cambio pensato per accogliere un pignone fino a 32 denti modificando la geometria del parallelogramma (ne avevamo parlato qui). Misure di dentature moderne cui poi comunque il Chorus arrivò modificando la geometria del bilanciere e abbandonando il sistema a doppia posizione che evidentemente non era risultato troppo efficace al di là dell’ottima idea.
Erano tempi di concezioni diverse anche nel modo di pedalare e nell’approccio alla strada. Oggi si cerca sempre di più di allargare la possibilità anche a chi è meno allenato.
Nuova concezione
Altri tempi, ma non altre gambe: semplicemente altre concezioni di pedalata quando l’agilità aveva un significato diverso. Oggi il Chorus si è spinto fino alla possibilità di montare una guarnitura 48-32 e, nella sua evoluzione a 12 velocità, ha portato il pignone massimo a 34 denti. Praticamente una demoltiplica. Roba da salite estreme. Roba da gravel. E visto che le biciclette di questa tipologia stanno prendendo sempre più spazio, la possibilità di scegliere un gruppo italiano con queste caratteristiche è una scelta verso cui si stanno indirizzando molti. Tanto più nell’ultima versione dedicata ai freni a disco.
Dal punto di vista tecnico avevamo presentato il gruppo Chorus al momento della sua uscita, poco più di un anno fa (trovate qui l’articolo). Ora abbiamo avuto modo di pedalarci per un po’ più di chilometri e testarlo anche nel tempo, dopo averlo utilizzato in condizioni diverse e per parecchio tempo (a parte lo stop forzato del lockdown da coronavirus). Abbastanza per valutarne le sue caratteristiche in una configurazione che ne esalta l’endurance.
È proprio di questa tipologia che siamo andati a testare il Chorus che la casa vicentina ci ha inviato montato su un telaio Wilier Triestina 101Ndr che si sposa perfettamente con la filosofia del nuovo Chorus.
La versione è quella con i freni a disco, rigorosamente meccanica (al momento la casa vicentina ha solo il Super Record come gruppo elettronico a 12 velocità) e di cui si apprezza il pieno carattere Campagnolo.
Il nostro test
Estetica essenziale, nera e sufficientemente “cattiva” da mettere bene questo gruppo su qualsiasi bicicletta da corsa. Sulla nostra Wilier Triestina rosso Ferrari l’impatto estetico è notevole, potete vederlo dalle fotografie. Nel montaggio, in casa Wilier Triestina si sono chiaramente attenuti anche all’aspetto estetico, dotando la bicicletta di manubrio e attacco di casa Deda Elementi con la serie Zero 100 e reggisella di casa Ritchey.
Personalizzazioni
Nella casella dei pregi va sicuramente a collocarsi la voce delle personalizzazioni possibili per il gruppo Chorus. La prima, ne abbiamo accennato, riguarda l’assortimento dei rapporti. Si spazia dai quelli “classici” e corsaioli che partono dal 50-36 (non è previsto il 53-39 delle versioni Record e Super Record) fino, appunto, al 48-32 che potrebbe andare bene anche su una bicicletta gravel (e mantiene la differenza di 16 denti che sono il limite del deragliatore). In assortimento con i pacchi pignoni di serie Campagnolo: 11-29 e 11-32 cui si aggiunge l’11-34 c’è veramente spazio per qualsiasi scelta.
Nella personalizzazione della dotazione che si può scegliere montando il Chorus è possibile regolare il reach della leva freno, ossia la distanza tra la leva stessa e la curva manubrio.
Questo è un punto molto importante perché consente di adattare i comandi a mani di dimensioni anche molto diverse e a prescindere dal tipo di curva manubrio che si possiede (esistono anche curve pensate per favorire la vicinanza delle leve freno proprio per chi ha le dite non molto lunghe).
Una personalizzazione gradita anche a chi ha mani più grandi poiché l’appoggio e il modo di afferrare le leve dipende anche dal gusto personale.
Pedalando per più chilometri, poi, abbiamo avuto modo di apprezzare ancora di più la forma dei poggiamani con la maggiore altezza dovuta alla presenza del serbatoio dell’idraulica del freno. L’appoggio, benché non molto maggiore, per dimensioni, dalla versione per freni tradizionali, dà molta sicurezza in tutte le occasioni in cui si pedala in fuorisella ma è ancora più apprezzabile quando si pedala in presa alta anche volendo tenere una posizione aerodinamica con i gomiti piegati e le mani che afferrano la parte superiore del poggiamani quasi a mo’ di prolunga aerodinamica. Nel Chorus non è disponibile la regolazione dell’ingaggio di frenata, come per il Super Record, ad esempio, ma non è un problema di cui abbiamo risentito.
Prova su strada
Abbiamo percorso diversi chilometri con il Chorus meccanico apprezzandone, sin dal primo approccio, proprio i poggiamani che, essendo piuttosto abbondanti, permettono piccole variazioni di appoggio a tutto vantaggio del comfort e senza cambiare sostanzialmente la posizione della presa sul manubrio.
In quanto a precisione, dopo le regolazioni iniziali, non c’è stato bisogno di alcun intervento successivo se non il recupero del tensionamento del cavo del cambio dopo un po’ di uscite. Cosa normale e, peraltro, nemmeno molto marcata, segno di un buon montaggio iniziale.
Il funzionamento del gruppo lo avevamo sperimentato come ottimale già nel primo test fatto al momento della presentazione. Poteva rimanere il dubbio della precisione di funzionamento dopo diverso tempo e un po’ di usura: nessun problema da segnalare in questo senso.
I freni silenziosi
Soprattutto ci ha sorpresi positivamente il sistema dei freni a disco di Campagnolo. Anche stressandoli volutamente un po’ più del dovuto non si sono mai fatti notare per rumorosità né deformazione dei dischi. Non si tratta di un caso fortunato ma delle conseguenze del progetto di Campagnolo che ha studiato forme e interfaccia tra dischi e mozzo in maniera tale che eventuali surriscaldamenti non si vadano a ripercuotere sulla planarità dei dischi dando quel fastidioso rumore ciclico che spesso lamentano gli utilizzatori di questo sistema frenante.
Potenza di frenata
Poco da aggiungere qui rispetto a quanto già detto nelle prime prove. Con le pastiglie ben rodate, anzi, la forza frenante raggiunge il suo massimo e il consumo delle pastiglie viene automaticamente compensato dal circuito idraulico così da avere sempre una risposta sempre identica alla frenata anche col passare del tempo.
Cambio, deragliatore e catena
Campagnolo ha fatto un ottimo lavoro nella gestione di rapporti dallo sviluppo metrico molto differente. Il 34 sul pacco pignoni non è solo un rapporto in più nella scala a 12 velocità che parte dall’11, ma diventa una complicazione geometrica se si pretende dal cambio la stessa precisione per tutti i rapporti che si possono utilizzare. Quello di Campagnolo è un lavoro partito da lontano, pensando già alle 12 velocità in questa versione e lo studio del sistema “embrace” per far sì che la catena agisca su più denti possibili a prescindere dalla dimensione del pignone.
Su strada questo si traduce in precisione di funzionamento e velocità di cambiata a prescindere dal rapporto di partenza.
La versatilità del Chorus si vede anche nelle differenze di utilizzo. Trovare un “muro” da scalare dietro una curva fa meno paura, gambe a parte, grazie alla possibilità di scalare rapidamente tre pignoni con una sola azione sulla leva di comando del cambio. L’azione sula leva 2 per andare verso i pignoni più piccoli permette di spostare la catena su cinque pignoni per volta.
Velocità e precisione sono anche del nuovo deragliatore Chorus. Geometria e molla precaricata del deragliatore danno una spinta in più che lascia ben poco da invidiare alla rapidità dei gruppi elettronici. Lo sforzo del deragliatore per spostare la catena sulle corone, specialmente in salita, è notevole e il sistema di leve studiato da Campagnolo è efficace nella resa della cambiata che non richiede azioni eccessive delle dita. Quando ci si trova ad incrociare di più la catena ci potrebbe essere necessità di un “fine tuning”. Qui la leva di rilascio può apparire un po’ dura ma è, in effetti, una delle caratteristiche di Campagnolo per cui la casa vicentina è apprezzata da molti ciclisti (ricordate quando, anzi, furono proprio i corridori a chiedere una versione speciale dei comandi con delle molle più dure alcuni anni fa? Erano i comandi con la scritta rossa che comparvero sulle biciclette dei professionisti). In ogni caso la forza richiesta non è eccessiva e non si corre mai il rischio di spingere eccessivamente provocando una deragliata non voluta.
Forme dei denti e catena a 12 velocità ci sembrano anche un bel passo in avanti a favore della silenziosità (e qui un applauso va anche al sistema ruota libera delle ruote Zonda, sempre di Campagnolo, montate sulla nostra bici test: quando si smette di pedalare il fruscio della ruota libera è appena percettibile).
Estetica
Per chi ha progettato il gruppo dal punto di vista ingegneristico forse l’aspetto estetico non è la prima voce da spuntare nella tabella delle priorità, eppure questo Chorus meccanico siamo sicuri che verrà ricordato anche per le pregevolezze estetiche. La guarnitura in fibra di carbonio a quattro bracci appare compatta e decisamente moderna, aerodinamica. Forse ci sarebbe piaciuto uno “spider” più grande rispetto alla dimensione delle corone, ma la logica della versatilità vuole un giro bulloni raccolto. Cambio e deragliatore appaiono quasi contrapporsi alla vista: più massiccio il primo, con geometrie forti e ampie finestre di alleggerimenti, decisamente lineare e minimalista il secondo, composto da una doppia biella alla ricerca della massima efficienza di funzionamento.
Direzione gravel?
Ne abbiamo già detto in effetti: un gruppo così non ci stupiremmo di vederlo montato su una bicicletta di tipologia gravel. Visto il livello della componentistica ci immaginiamo una top di gamma, magari con una doppia coppia di ruote equipaggiate con pacchi pignoni differenti per strada e fuoristrada. Il 34 posteriore può risultare davvero utile per i tratti sterrati anche se, pur con le 12 velocità, paga in qualche salto di sviluppo metrico che può apparire eccessivo in qualche situazione. Questione di abitudine ma anche di palati fini cui Campagnolo risponde con due pacchi pignoni che prevedono 29 o 32 come ingranaggi massimi ma migliore assortimento interno.
Prezzo e qualità
Il gruppo Campagnolo Chorus ha un peso di 2.605 grammi, 151 in più rispetto al Record e 279 in più rispetto al Super Record. In compenso, però, costa circa 1.400 euro in meno rispetto al Super Record e 590 in meno rispetto al Record. In termini di precisione di funzionamento le differenze sono praticamente impercettibili visto che le geometrie sono le medesime. A cambiare sono i rivestimenti superficiali e, ovviamente, i materiali che vedono molta meno fibra di carbonio nel gruppo che abbiamo testato proprio per tenere il prezzo più contenuto.
Chi sceglie il gruppo Chorus?
Del catalogo Campagnolo molti criticano la presenza di componenti molti vicini per qualità nel top di gamma. La spiegazione è nella filosofia Campagnolo che vede il Record come il “vero” top di gamma e considera il Super Record come un gruppo al di sopra del top e, per questo “esoterico” e classificato con soluzioni tecniche (e prezzi) al di fuori delle logiche di mercato. Tant’è che spesso pure ai pro’ viene dato il Record riservando il Super Record solo ad alcuni corridori.
Il Chorus, per contro, è il gruppo considerato tra i top di gamma ma che punta a robustezza e versatilità: l’assortimento delle guarniture disponibili, così come dei pacchi pignoni, è proprio in questa direzione. Noi, a conti fatti, abbiamo pedalato su una bicicletta il cui peso sfiora gli otto chilogrammi. Lavorando sui componenti (a partire dalle ruote) si può anche limare qualcosa. Ma viste le differenze di prezzo, un gruppo come il Chorus Disc Brake, può essere davvero una soluzione ideale per la maggior parte dei ciclisti che non hanno da inseguire i secondi.
Galleria fotografica
Ulteriori informazioni: https://www.campagnolo.com
Redazione Cyclinside