4 feb 2019 – Presentata lo scorso luglio 2018 la SystemSix è andata a colmare una lacuna presente da più stagioni nella gamma Cannondale, visto che, a dispetto dell’offerta prodotto dei principali competitor, al marchio statunitense mancava un modello aero nella sua fascia di altissima gamma. Nonostante la stretta omonimia con un famoso modello della Cannondale di dodici anni fa, questa new-entry ha poco da spartire con il passato, e a dire il vero ha poco in comune anche con la SuperSix, bici con cui la nuova SystemSix condivide il vertice della collezione Cannondale.
Non per caso quelle che abbiamo citato sono le due biciclette a disposizione della EF Education First, la squadra prof equipaggiata da Cannondale: così, i corridori che amano la leggerezza andranno ad orientarsi verso la SuperSix, mentre chi ricerca la velocità e l’aerodinamica dovrebbe propendere verso questa SystemSix. Quest’ultima è bici totalmente nuova, frutto di un progetto che dedicato lo è non solo dal punto di vista strutturale, ma più che altro per quel che riguarda la modalità integrata di intendere l’insieme “telaio+componenti” (a dire il vero questo intento non è una novità per Cannondale, ma qui l’integrazione raggiunge livelli ancor più esasperati) e non da ultimo per quel che riguarda la geometria. Noi di Cyclinside abbiamo testato una SystemSix nell’allestimento Shimano Ultegra Di2.
Numeri da prima della classe
In un corposo documento tecnico destinato agli addetti ai lavori Cannondale argomenta e illustra gli studi aerodinamici che hanno sostenuto il progetto della SystemSix; negli stessi la nuova bicicletta viene definita migliore da un punto di vista della resistenza aerodinamica rispetto a sette modelli concorrenti, appartenenti alla stessa categoria aero (i modelli citati sono la Scott Foil, la Pinarello Dogma F10, la Canyon Aeroad, La Specialized Venge ViAS, la Cervélo S5 e la Trek Madone). Ma il documento tecnico va oltre: numeri alla mano, Cannondale dimostra che la nuova SystemSix risulta premiante, ovvero produce un risparmio di watt, nella maggior parte delle situazioni tecniche e di percorso nelle quali si imbatte un corridore di una grande corsa a tappe come ad esempio il Tour de France: la SystemSix consente infatti di risparmiare watt negli sprint, nelle fughe, in discesa ed è persino più competitiva in salita rispetto a tante altre bici superlight presenti sul mercato.
Quest’ultimo dato è valido su salite con pendenza fino al 6 per cento, ipotizzando un corridore di 75 chili che esprime una potenza di spinta di 300 watt. In queste condizioni le caratteristiche tecniche della SystemSix assicurano comunque un risparmio di potenza, ad esempio rispetto alla Cannondale SuperSix, nonostante quest’ultima sia bici ben più leggera rispetto alla prima. Condizioni simili sono appunto le più frequenti nelle grandi corse a tappe come il Tour de France, dove la maggior parte delle salite ha una pendenza media inferiore al 6 per cento. Se si va oltre questo limite? Ai corridori equipaggiati Cannondale basta salire in sella alla SuperSix, che è appunto l’altro modello a loro disposizione e che rispetto a questa brilla di più per leggerezza. Fin qui i dati e i numeri, che ovviamente vanno confrontati con i fatti e soprattutto vanno rapportati anche al tipo di utilizzatore che su questa aero bike va a sedere.
Integrazione radicale con i componenti
Nel corso degli anni Cannondale è stato tra i primi costruttori a credere e ad investire sulla integrazione dei componenti con il telaio, ritenendo questa la strada migliore per ottenere il massimo delle prestazioni tecniche dall’economia generale di una bicicletta “intera”. Nelle stagioni successive anche altri costruttori hanno fatto altrettanto, pur se nel corso del tempo questa filosofia progettuale e costruttiva ha avuto più “bassi” che “alti”, legati più che altro alla minore commerciabilità che una modalità integrata di concepire il telaio e i componenti comporta. Tant’è: con la nuova SystemSix la sigla proprietaria SI (“System Integration”) che da anni fa parte del repertorio tecnico di questo marchio si attesta su livelli mai raggiunti dal marchio della Pennsylvania. Telaio, forcella, reggisella, attacco manubrio, manubrio e non da ultime le ruote sono stati progettate olisticamente, appunto per consegnare un prodotto che assicurasse il massimo delle prestazioni nelle condizioni di utilizzo più frequenti nelle corse stradistiche di altissimo livello.
La SystemSix propone sei aspetti tecnici pensati con un denominatore comune, che danno vita a un “sistema” (di qui appunto il nome SystemSix) che brilla per aerodinamica e velocità, ma che come vedremo ha anche ulteriori risvolti tecnici che non è frequente trovare su una aero bike pura come è questa. Così, sono nate ruote in carbonio proprietarie come le HollowGram Knot T64 (HollowGram è il marchio del gruppo Cannondale), sviluppate specificamente per questo frame, ruote che come è facile immaginare hanno un profilo alto che le inquadra nel segmento “aero”, ma che oltre a questo dispongono di un cerchio con sagoma “spanciata” e con gola di tipo tubeless ready e con larghezza maggiorata (ben 32 millimetri da fianco a fianco), ideale per adattarsi alle coperture di grossa sezione che vanno per la maggiore di questi tempi. Non solo, a detta del produttore una gola di questo tipo permette di ottenere da una copertura da 23 millimetri (come quella trovata montata) un’impronta a terra simile a quella che normalmente produce una gomma da 26 millimetri, con tutti i vantaggi che questo comporta a livello di aderenza con il suolo.
Le HollowGram Knot T64 sono disponibili solo in configurazione “disc”, perché anche questa è a detta di Cannondale la strada migliore da un punto di vista aerodinamico e anche funzionale. Ma più che le ruote sono ancor più la zona di guida e tutta la sezione anteriore della bicicletta ad eccellere per integrazione: è un’integrazione che prima di tutto appare nella sua gradevole essenza estetica, ma che poi diventa anche questa funzionale: così, la presenza di freni a disco ha permesso ai progettisti di non sottostare alle specifiche strutturali imposte dai freni caliper e arrivare a soluzioni morfologico strutturali estremamente filanti nell’area dei foderi posteriori obliqui e in quella che connette forcella e telaio.
Proprio qui, un’inedita limitazione al raggio di curvatura dello sterzo (che non può superare i 50 gradi ) asseconda l’esclusiva architettura di passaggio tutto integrato dei cablaggi, indirizzati dentro al telaio prima attraverso un attacco manubrio anche questo dedicato e poi ai lati di una speciale serie sterzo che mantiene tutto quanto celato alla vista (una curvatura maggiore dello sterzo avrebbe appunto schiacciato i cavi). Infine la curva manubrio: a prima vista la Knot SystemBar sembrerebbe essere l’elegante porzione integrata di un “normale” manubrio integrato, di quelli tanto comuni di questi tempi. In realtà, anche qui, l’esclusiva soluzione di Cannondale è una curva a sé stante, che attraverso un’ingegnosa architettura a quattro viti (anche queste a scomparsa, attraverso il tappino di gomma posto sopra il manubrio) consente al componente di basculare sulla slitta apposita realizzata sull’attacco manubrio e assegnare così al gruppo di guida tutti i vantaggi aerodinamici ed estetici dei veri manubri integrati e (quasi) tutti i vantaggi di regolazione della posizione propri dei manubri tradizionali. A proposito di regolazioni, anche l’attacco manubrio si può regolare in altezza ed anche in questo caso l’operazione è possibile senza inficiare o intervenire sulla complessa architettura di cablaggi interni che vi abbiamo spiegato. Questo grazie a semplici ma geniali spessori distanziali provvisti di un varco laterale seminascosto alla vista, che permette di intervenire sulla posizione in altezza indipendentemente dal cablaggio.
Le versioni di carbonio. Una versione anche per le donne
Colorazione a parte, il telaio SystemSix che stanno utilizzando i corridori della EF Education First è identico a quello disponibile sul mercato. In particolare i pro utilizzano la variante di altissima gamma che abbiamo testato, definita “HiMod”, ad indicare l’impiego di composito di altissimo rango, quello che in particolare si avvale della tecnologia di lavorazione proprietaria BallisTec Carbon. La bici è inoltre proposta con la medesima geometria e le medesime caratteristiche tecniche, in versione standard chiamata Carbon, che utilizza sempre lo standard BallisTec, ma partendo da un composito dal modulo leggermente inferiore: il telaio pesa qualche grammo in più, ma costa qualche euro in meno. Questi in particolare gli allestimenti disponibili partendo dal vertice di gamma:
- System Six HiMod Dura-Ace Di2 con ruote HollowGram KnotT64: 10.499 euro
- SystemSix HiMod Ultegra Di2 con ruote HollowGram Knot T64: 7.499 euro
- SystemSix Carbon Dura Ace con ruote HollowGram Knot T64: 5.799 euro
- SystemSix Carbon Shimano Ultegra con ruote Fulcrum Racing 400 DB: 3.999 euro
È inoltre disponibile una variante destinata alle donne, la SystemSix HiMod Women’s, appunto con telaio ad alto modulo e configurazione angolare e dimensionale adatta per il pubblico femminile. Tre le misure disponibili – 47, 51, 54 cm –, allestimento Shimano Dura-Ace Di2 e prezzo di 7.499 euro.
Su tutte le varianti HiMod della SystemSix, la guarnitura Cannondale HollowGram è fornita con il misuratore di potenza Power2max. Il rilevatore deve però essere attivato a parte, con una spesa supplementare di 490 euro.
Una bici estremamente fruibile
Abbiamo testato una SystemSix in taglia 54 delle sette disponibili (dalla 47 alla 62 cm). Ai fedelissimi delle bici Cannondale diciamo che la geometria della SystemSix ha un’impronta racing derivata dalla SuperSix, ma le caratteristiche angolari e dimensionali del nuovo modello sono leggermente diverse, per questo non è possibile individuare esattamente le taglie omologhe tra i due modelli. Vale il dato che chi scrive (173 cm di altezza) ha usato per anni una SuperSix in taglia 52, ma la taglia per me ideale all’interno della piattaforma SystemSix è la 54, non la 51, perché si allinea di più sia rispetto a lunghezza che all’altezza del telaio, o per essere più precisi sia rispetto al reach che allo stack. Inoltre, rispetto alla SuperSix la System Six ha un’inclinazione del tubo verticale meno marcata, e questo senza dubbio si allinea al carattere marcatamente “aero” del nuovo modello.
Qualche nota sulla fruibilità della ricca componentistica integrata, perché sulle bici appartenenti a questo segmento tale aspetto è tuttaltro che secondario. Ci riferiamo al fatto che spesso bici estremamente accattivanti nel loro design aero non sono facili da regolare e da settare. Partiamo dunque dalla regolazione dell’altezza reggisella: si gestisce con un expander alloggiato sotto il “nodo di sella”, a sua volta regolato da una vite a scomparsa con testa esagonale cui si accede attraverso un piccolo foro realizzato nel telaio. Nulla di più facile da maneggiare. Passiamo al set di guida, che sembra a tutti gli effetti un manubrio integrato: è estremamente semplice regolare in altezza l’attacco manubrio utilizzando gli specifici spessori dedicati a questo frame-set. La sola accortezza è badare a non lasciare troppo in tensione i cablaggi dei freni, che in questo caso possono produrre delle tensioni che inficiano sull’equilibrio della sterzata. Ci resta da dire del manubrio basculante: si gestisce attraverso quattro viti che insistono in direzione contrapposta sulla porzione piatta della curva. Anche in questo caso l’operazione è estremamente semplice, quasi come regolare l’inclinazione di una curva manubrio di tipo standard, stretta da un collarino a quattro viti. Certo è che in questo caso l’escursione radiale è limitata (8 gradi), ma di sicuro è molto di più rispetto a quel che accade su tutti i veri manubri integrati, sui quali non è possibile intervenire sulla regolazione. In merito alla fruibilità dei componenti una nota va poi alla estrema praticità del sistema Speedrelease utilizzato per il fissaggio delle ruote con perni passanti: consente di montare e smontare l’anteriore e la posteriore senza sfilare i perni, ma semplicemente ruotando di 90 gradi la speciale leva prevista per questo standard. Comodissimo, quasi come sganciare ruote con il classico quick release. Infine il rilevatore di potenza Power2Max in dotazione con la guarnitura: se non lo si attiva pagando 490 euro, il dispositivo non serve a niente, ma la spesa è sicuramente ben inferiore ad un eventuale acquisto a parte del dispositivo (990 euro).
Le impressioni in sella
Saliamo in sella: l’assetto cui predispone il tubo verticale è di quelli “aggressivi”, ti porta il bacino in posizione piuttosto avanzata, che può essere congeniale anche per le prove contro il tempo o, perché no, per il triathlon. Orientato all’agonismo è anche il tubo di sterzo compatto (12.8 cm per la taglia 54 che abbiamo testato), che invita il cockpit di guida a una posizione bassa, assetto che però si può facilmente “ammorbidire” utilizzando gli spessori distanziali forniti in dotazione, come abbiamo fatto noi.
Ma passiamo al reale feeling di guida: la SystemSix è pronta agli scatti e alle variazioni di ritmo, merito non solo della rigidità di una struttura di cui diremo a breve, ma anche di un carro estremamente compatto nonostante l’essenza disc di questo telaio (solo 40.5 cm). Diciamo che a bassi regimi una bici del genere serve a poco (o a niente… ), perché è solo quando le velocità superano i 35, 40 kilometri orari che emerge prepotente tutto il carattere di questa full-carbon: se facile risulta raggiungere le alte velocità, altrettanto agevole rispetto a tante altre top bike di altissima gamma è mantenere quei regimi nel tempo, ancor più se il fondo su cui si pedala è levigato ed è pianeggiante (e ovviamente se si è in possesso di gambe ben allenate… ). No, sulle salite vere i quasi otto chili di peso che abbiamo rilevato (7850 grammi per l’esattezza, pedali esclusi) sono un fardello che non può competere con bici sempre di altissima gamma ma focalizzate più sulla leggerezza che sull’aerodinamica. Vero è che il produttore parla di un vantaggio valido su percorsi con salite fino al 6 per cento, ma è vero anche che le condizioni di questo dato parlano di un corridore di 75 chili che spinge a una potenza costante di 300 watt. Si tratta di regimi propri di un atleta professionista, oppure di un cicloamatore di altissimo livello e che non sono certo alla portata di tutti i praticanti. Appunto: la SystemSix è di quelle bici per una fascia di utenti relativamente limitata, gente che sappia condurla e sappia padroneggiare il suo spiccato carattere aero. La prima difficoltà in questo senso è data dalle ruote, entrambe con profilo da 64 millimetri, due autentiche “sciabole” che ovviamente richiedono presenza e perizia di guida quando c’è vento laterale. Tra l’altro, l’impiego di serie di penumatici da 23 millimetri sarà sì un ulteriore alleato sulla strada dell’aerodinamica, ma evidentemente diventa un fattore che penalizza un po’ il comfort di una bicicletta dove ad essere granitico non è solo il telaio (e in particolare tutta la sezione dell’avantreno) ma anche le ruote previste di serie.
In conclusione, la SystemSix è bici di alto rango adatta ad un pubblico di pochi eletti, evidentemente agonisti di alto livello in possesso di un elevato livello di allenamento e anche di una certa perizia e sensibilità nel condurre una bicicletta da corsa. È una bici negata al pubblico amatoriale? Tutt’altro: di sicuro una bici del genere non è la soluzione migliore per praticare granfondismo, ma ci viene però in mente tuta quella fetta di amanti delle gare di velocità, dei circuiti o perché no anche di chi si cimenta occasionalmente nelle cronometro, per i quali la SystemSix può essere lo strumento perfetto.
Scheda Tecnica
Telaio: SystemSix, BallisTec Hi-MOD Carbon, Di2 ready, flat mount, asse passante Speed Release
Forcella: SystemSix, BallisTec Carbon, asse passante Speed Release
Set manubrio (attacco, curva): Cannondale Knot System Bar
Serie sterzo: conica, 1.1/8″ ruotismo superiore, 1-1/4″ ruotismo inferiore
Reggisella: Cannondale Knot Carbon, 330 mm
Sella: Prologo Dimension Tirox
Comandi: Shimano Ultegra Di2 Hydro Disc, 11 velocità
Deragliatore: Shimano Ultegra Di2
Cambio: Shimano Ultegra Di2
Freni: Shimano Ultegra Hydro Disc, rotori Shimano RT800 160 mm ant. 140 mm post.
Pacco pignoni: Shimano Ultegra 11-30, 11 velocità
Catena: Shimano Ultegra 11 velocità
Guarnitura: Cannondale HollowGram Si, BB30a, con misuratore di potenza Power2max NG Eco preinstallato (non attivato). 172.5 mm, corone Vision 52/36
Movimento centrale: Cannondale Alloy Press Fit 30
Ruote: HollowGram Knot64 Carbon, raggi DT Swiss Aerolite a testa dritta (20 ant., 24 post), altezza cerchio 64 mm, gola 21 mm tubeless ready, mozzi HollowGram KNØT con ruotismi sigillati, asse passante 12×100 mm ant., 12×142 mm post., attacco rotore centerlock
Coperture: Vittoria Rubino Pro Speed 700x23c
Misure disponibili: 47, 51, 54, 56, 58, 60, 62 cm
Misura testata: 54 cm
Peso rilevato: 7,85 chilogrammi (senza pedali)
Prezzo: 7499,00 euro
Garanzia sul telaio: a norma di legge (2 anni), garanzia a vita estendibile dal primo proprietario dal sito www.cannondale.com
Galleria Fotografica
Maurizio Coccia
Forse troppo mirata a certe tipologie di gare.
Gran bella bici! Mi piacerebbe testarla, per fare un raffronto con la SuperSix che adoro!
vengo da una bici da scalatore top di gamma, non cannondale.
Provata questa systemsix per qualche gg, partendo oltretutto scettico… non ho avuto alcun dubbio, l’ho comprata immediatamente!
Non sono molto d’accordo con l’articolo, perchè, si vero che non è leggerissima, ma vero è che anche in saluta i miei numeri danno ragione alla bici, vado meglio, sono piu veloce, strava alla mano, soprattutto perchè, avendola resa tubeless con gomme da 25, è una poltrona, che oltre ad essere bella aggressiva alla pedalata è diventata morbida e fa metri senza disperdere energia, assecondando l’asfalto.
Non la vedo una bici con soli fini specialistici, ma se si ha una buona gamba la si puo usare per fare tutto, con ottime soddisfazioni di divertimento e/o cronometriche, ma soprattutto senza dolori di schiena, arrivi dopo molte ore ancora fresco e non affaticato. Unica nota il vento laterale, ma la grossa “colpa” risiede nei cerchi alti, si acquista un set di cerchi di medio/basso profilo e quando c’è vento o quando si fanno i passi dolomitici con 3000+ si montano quelli.
saluti
ciao , posso sapere il tuo peso e se sei uno scalatore puro ? io venendo da r5 ho provato s5 ma anche se piu rigida i tempi sulle salite sono maggiori