12 ott 2018 – Shimano Ultegra e si parla di alta gamma. Se guardate all’acquisto di una bicicletta nuova e considerate un gruppo da montare, e puntate all’alto di gamma, è impossibile non considerare il gruppo Ultegra di casa Shimano.
E in effetti, anche se ce lo avevano presentato come il fratello minore del Dura Ace (e così ne abbiamo parlato nell’approfondimento della descrizione tecnica), ci si rende presto conto che di minore, questo gruppo, ha ben poco. Se poi pensiamo che spesso è il gruppo che vediamo montato sulle biciclette di alcune squadre professionistiche la risposta sulla classificazione è bell’e detta. Anche gli Azzurri all’ultimo mondiale sono partiti in buona parte con un cambio posteriore Shimano Ultegra: esigenze di pignone massimo fuori scala per il Dura Ace, pensato per rapportature più corsaiole. Ma con quello strappo finale al 28 per cento meglio avere qualche dente in più di sicurezza. E allora Shimano Ultegra.
Con lo Shimano Ultegra ci abbiamo pedalato un bel po’. Shimano Italia ci ha messo a disposizione un gruppo nella versione meccanica che abbiamo montato, anzi, fatto montare direttamente in sede Shimano, dal loro meccanico. Un’attenzione a dettagli che a volte possono sfuggire, ma il buon funzionamento di un gruppo parte proprio dal montaggio corretto, rispettando tutte quelle specifiche chiaramente indicate nel libretto allegato ai componenti e a volte un po’ ignorate per velocità e praticità. Un errore che Shimano perdona spesso e volentieri, visto che i propri gruppi hanno anche un discreto margine di tolleranza, ma la precisione vuole precisione, come la lunghezza ben definita della guaina che guida il cavo sul cambio posteriore.
Dettagli che possono fare la differenza su strada e dopo tanti chilometri, magari dopo aver preso la pioggia che riduce la lubrificazione e le tolleranze.
Sfatato il mito del solo gruppo Dura Ace come modello dedicato ai professionisti veniamo alla nostra prova.
Il gruppo provato è in versione classica, meccanica e con freni caliper, serie R8000, una delle possibilità del gruppo Ultegra disponibile anche con freni a disco e pure in versione elettronica Di2 a configurare un mondo di componenti che possono anche interfacciarsi tra loro e immaginare anche possibili upgrade in futuro.
Top di gamma
La componentistica Ultegra ha goduto di un aggiornamento sostanziale a metà dello scorso anno ed ha beneficiato delle caratteristiche già messe in campo dal fratello maggiore Dura Ace giusto un anno prima. Caratteristiche che, possiamo dirlo senza paura di essere smentiti, hanno avvicinato notevolmente i due gruppi più di quanto non fossero nelle versioni precedenti.
L’Ultegra, a veder bene, ha una gamma di rapporti a disposizione ancora più ampia rispetto alla versione 6800 e anche rispetto all’attuale Dura Ace. Si va dalle guarniture disponibili in versione tradizionale e compact, con ingranaggi, nel primo caso, da 53 e 52, ma anche 36 e 39. La compact prevede la possibilità del 50-34 ma anche del 46-36. Ancora più interessante la scelta dei pignoni che al classico 11-25, roba da corridori, permette di affiancare anche un 11-34 che non sarà per tutte le corse ma, ad esempio, lo ha montato più di qualche professionista proprio all’ultimo Mondiale austriaco. Il gruppo Ultegra è chiaramente vocato anche al ciclocross e al gravel tant’è che è disponibile anche una versione di cambio RX con lo stabilizzatore dedicato ai terreni più accidentati (e, pure qui, sfruttato da qualche professionista alla Roubaix).
Usabilità
Alla fine del nostro test il pensiero che passa per la testa è che si tratti di un gruppo decisamente affidabile. Una volta montato e dopo qualche uscita può essere necessario intervenire sui registri del cambio per recuperare il naturale rilassamento dei cavi, poi non ci sarà più da metterci mano finché non si riterrà opportuna la sostituzione dei cavi stessi. Se, al momento del montaggio, il meccanico avrà provveduto a forzare i cavi con l’apposita pinza, provocandone quindi l’assestamento, facilmente non sarà necessaria questa operazione neppure dopo tanti chilometri. La precisione della trasmissione è il fiore all’occhiello di Shimano. Anche maltrattando un po’ la trasmissione non c’è modo di metterla in crisi. Neppure incrociando la catena come il manuale sconsiglia di fare (ma come piace molto ai pro’ abituati a tenere il 53 davanti e lavorare su tutta la scala di rapporti posteriori). Al più si deve agire sul trim del deragliatore anteriore, ossia quegli scatti in più che permettono, senza innescare lo spostamento della catena sulle moltipliche, di evitare che questa possa toccare sul guidacatena del deragliatore.
Precisione di fino anche per quanto riguarda l’ergonomia, ossia il modo in cui l’utente si interfaccia con i componenti. L’appoggio delle mani è migliorato ma i tecnici orientali non hanno solo migliorato la presa quando si afferrano le manopole. Nella parte posteriore della leva è presente una vita che permette di regolare il reach, ovvero la distanza della leva dal manubrio, così da ottimizzare la presa a chi ha le dita lunghe ma anche più corte.
Attenzione, una soluzione di questo tipo non è solo per chi ha dita corte. Conviene perdere qualche minuto di tempo a regolare la distanza della leva che si ritiene più congeniale al proprio modo di impugnare il manubrio. È una personalizzazione in più che conviene sfruttare per sfruttare non solo la potenza frenante ma anche la modulabilità della frenata in maniera ottimale. I rim brake ormai sono sempre più soppiantati a favore dei freni a disco, ma nella versione tradizionale, quelli Ultegra, si confermano freni di altissimo livello nella loro geometria a doppio fulcro che divide il movimento che proviene dal cavo di comando e ne raddoppia la potenza rendendola più modulabile.
Per i fedeli ai freni tradizionali l’opzione è da non sottovalutare: davvero notevoli.
Le ruote
Per l’occasione del test Shimano ci ha fornito anche le ruote, le ottime e specialissime RS500, sono proprio le ruote dedicate al gruppo Ultegra e si contraddistinguono per essere a basso profilo. In un mondo, quello della bicicletta di alto livello, dove il cerchio ad alto profilo sembra cosa irrinunciabile, queste ruote si fanno apprezzare proprio per la maggiore elasticità di cui sono dotate. E risultano anche leggere. Al netto di copertoni e pacco pignoni, non arrivano al chilogrammo di peso. Noi le abbiamo montate con delle coperture Hutchinson Fusion che avevamo in magazzino da un po’ e con camere d’aria tradizionali. Volendo avremmo potuto montarle anche con coperture tubeless per cui sono predisposte. Proprio questa caratteristica rischia di far penare un po’ di più al momento di montare il copertoncino. Occorre fare attenzione a distribuirne bene il posizionamento in fase di “chiusura” per non rischiare di sudare le proverbiali sette camicie. Buona cosa sarebbe optare sempre per coperture di alto livello dotate di maggiore elasticità.
Le ruote a basso profilo le avevamo quasi dimenticate, dopo tanti chilometri su modelli in carbonio super aerodinamici. L’elasticità è quella giusta, ma non sono certo ruote morbide. Shimano ha evoluto le sue ruote tornando a dare una rigidità laterale molto apprezzata (in fuorisella non si muovono), ma senza togliere in comodità. Potreste considerarle da allenamento, ma anche se avete davanti tanti chilometri potrebbero essere le compagne di qualasiasi avventura. Anche col numero sulla schiena.
Come il gruppo Shimano Ultegra dopotutto.
Galleria fotografica
Ulteriori informazioni: https://bike.shimano.com/
Le specifiche tecniche:
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Redazione Cyclinside